Ancora prima del suo debutto ufficiale nel nostro paese Kaiju no. 8 era già un caso editoriale sulla bocca di tutti, vuoi per l’immensa pubblicità fattagli dal suo editore o per l’altissimo numero di edizioni ad esso legate, vuoi per il leak che suggerirebbe l’imminente annuncio di un adattamento animato o per tutti coloro che lo elogiavano sui social. Perciò, quando ho iniziato a leggere il primo volume dell’opera di Naoya Matsumoto, le aspettative erano piuttosto alte, così come la curiosità di scoprire se fosse un prodotto effettivamente degno della fama che lo accompagna o se fosse, come si è soliti dire, tutto fumo e niente arrosto.
Dopo la lettura del primo volume posso tranquillamente e senza neanche pensarci rispondere che… sì, Kaiju no. 8 per quel che mi riguarda ha soddisfatto tutte le aspettative che mi ero fatta nei suoi confronti. Ma procediamo con ordine.
Ci troviamo in un Giappone contemporaneo alternativo in cui i Kaiju, mostri deformi famosissimi nella cultura del paese del Sol Levante, sono tra le principali minacce alla quiete pubblica. Per combatterli sono state istituite delle Forze di Difesa specializzate nella loro eliminazione e nella protezione dei civili.
Il nostro protagonista, Kafka Hibino, è un giovane volenteroso e talentuoso che ha deciso di dare il massimo per… no, non è vero. Kafka è un trentaduenne che ha provato e fallito più volte l’esame per diventare un membro delle Forze di Difesa e che per questo ha deciso di “accontentarsi” di entrare in un’Impresa di Pulizie specializzata nell’eliminazione dei corpi dei Kaiju, che i membri della Difesa lasciano dietro di loro dopo gli scontri.
Già la premessa, dunque, è piuttosto particolare per uno shonen. Il protagonista non è un adolescente che guarda al futuro pieno di speranze e cerca di realizzare i suoi sogni: Kafka è un uomo che all’inizio dell’opera sembra aver già rinunciato al proprio sogno e vive fingendo di essere felice della propria mediocrità, mentre ammira dall’altra parte dello schermo le imprese delle Forze di Difesa e di Mina Ashiro, l’amica d’infanzia con la quale aveva stretto la promessa di combattere i Kaiju fianco a fianco.
Insieme a lui troveremo anche Ichikawa, un giovane di diciotto anni che vuole usare la imprese di pulizia come trampolino di lancio per far pratica e provare l’esame per entrare nelle Forze di Difesa. Sarà proprio il giovane a spronare Kafka a tentare ancora una volta di realizzare il suo sogno.
Tuttavia, proprio quando Kafka dichiara che tenterà un’ultima volta l’esame per le Forze di Difesa, verrà attaccato da un misterioso essere che entrerà nel suo corpo e lo trasformerà… proprio in un kaiju! C’è anche da precisare il fatto che, quando lo vede, la creatura esordisce con un “trovato!”, segno che forse c’è uno schema dietro e che la trasformazione non sia solo frutto del caso.
Inizieranno così le peripezie di Kafka che affronterà l’esame e tenterà al tempo stesso di controllare la propria trasformazione in Kaiju. Già intorno a metà volume troviamo una scena molto bella in cui salva una bambina e questa, nonostante fosse spaventata dalla creatura, lo ringrazia per aver salvato lei e la madre.
Al gruppetto si unirà anche una terza persona, una sedicenne di nome Shinomiya considerata da tutti un genio e protagonista della fantastica parte finale del volume.
Kaiju no. 8 non è sicuramente una serie originale e certi risvolti di trama sono sicuramente prevedibili per chiunque abbia letto più di una manciata di manga nella propria vita. A fare la forza di questa serie al momento sono i suoi personaggi sopra le righe ma già tutti molto interessanti sin dal primo volume, un protagonista decisamente molto esuberante e il fatto che riesca a creare un perfetto mix tra umorismo, epicità e introspezione. Stessa cosa per i disegni, molto comprensibili durante tutte le scene d’azione.
Come ho già detto all’inizio, Kaiju no. 8 è stata una piacevolissima scoperta che mi sento di consigliare a tutti, sia a chi si sta approcciando adesso al panorama manga, sia a chi vuole divertirsi una mezz’ora leggendo un volumetto e anche ai lettori shonen di “vecchia data” che pensano che nulla possa più sorprenderli o divertirli. A questi ultimi in particolare consiglio la lettura perché la serie potrebbe riuscire a sorprendervi come è riuscita a fare con me. A differenza di altre letture, inoltre, il primo volume non è solo un preambolo: le vicende iniziano subito spedite e ci danno nel giro di pochi capitoli un’idea precisa di cosa la serie offrirà andando avanti, perciò potrete farvi un’idea precisa abbastanza presto senza dover necessariamente leggere molti volumi prima di capire se la serie vi interessa o meno.