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Per la Cassazione “bimbominkia” è diffamazione aggravata

I social media, ma in generale un po’ tutto il web, sono quel luogo in cui le ideologie e gli ideali di persone diverse si incontrano. Molto spesso, però, questi si trasformano in veri e propri scontri a colpi di commento per decidere chi abbia ragione e chi abbia torto su un dato argomento.

In tale dinamica sociale, l’utente deve fare molta attenzione a non commettere dei reati. Uno degli illeciti penali più commessi sulle piattaforme social è sicuramente la diffamazione; non a caso la Suprema Corte di Cassazione è riuscita a costruire, nel tempo, una stabile giurisprudenza di questo reato, specie per quanto riguarda tutti quei neologismi utilizzati in rete.

In una delle ultime sentenza infatti, la Suprema Corte ha stabilito che l’utilizzo del termine “bimbominkiapuò integrare il reato di diffamazione aggravata.

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“Bimbominkia” da oggi per la Cassazione è diffamazione

La diffamazione è un reato punito dall’articolo 595 del codice penale: la condotta sanzionata è quella di offendere, in assenza del diffamato, l’altrui reputazione davanti a più persone. L’illecito è inoltre aggravato se l’offesa avviene “col mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità” (ad esempio i social networks).

Secondo l’autorevole parere della Suprema Corte, l’epiteto “bimbominkiaindicherebbe una persona con un quoziente intellettivo sotto la media, di conseguenza questo sarebbe idoneo a offendere l’altrui reputazione e quindi integrerebbe appieno il reato di diffamazione. Per questo motivo, l’imputato non può utilizzare come scusante il diritto di critica.

Il caso che ha portato a questa importante decisione riguarda l’ambientalista trapanese Enrico Rizzi, già condannato in via definitiva nel 2019 per aver offeso la memoria di Diego Moltrer (ex presidente del Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige N.d.r.) definendolo “vigliacco”, “infame” e “assassino” per via della sua passione per la caccia. Infatti proprio l’ambientalista era stato apostrofato come bimbominkia” su un gruppo Facebook da un’amica di Moltrer, oggi condannata.

In definitiva, l’ultimo intervento della Suprema Corte di Cassazione cerca di rendere i social networks un ambiente più sicuro e più rispettoso dell’onore e del decoro di tutti, anche se la strada è ancora lunga.

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Fonti: TGCOM 24

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Francesco Lanciano

Francesco Lanciano

Classe 1998, videogiocatore incallito e da sempre appassionato alla tecnologia

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