È sempre più chiaro che il conflitto tra l’Ucraina e la Federazione Russa, scoppiato lo scorso 24 febbraio, non si svolga soltanto negli ambienti bellici tradizionali, ma si estenda anche nelle realtà digitali utilizzate dai cittadini di entrambe le nazioni quotidianamente.
La parte che al momento sembra subire più perdite sul fronte ‘informatico è senza alcun dubbio la Russia: dall’inizio della guerra infatti, le principali piattaforme digitali di Internet come Facebook, Microsoft, Twitter, Netflix e tante altre hanno deciso di sospendere (o sono state costrette a farlo dal Governo russo) le loro attività nel Paese.
Per far fronte alla carenza dei servizi offerti normalmente da queste compagnie, la Russia è arrivata perfino a legalizzare la pirateria informatica, incentivando inoltre i propri cittadini (tramite un ex parlamentare) a utilizzare il noto portale di diffusione dei torrent RuTracker.
Anche l’Ucraina e i Paesi che la supportano hanno ricevuto vari attacchi digitali dalla Russia. L’ex Repubblica sovietica ha infatti minacciato il Regno Unito di non lanciare in orbita i satelliti OneWeb, dispositivi realizzati dalla società omonima che si occupa di costruire una rete di oltre 650 piattaforme orbitanti intorno alla Terra, con l’obiettivo di abilitare l’accesso a Internet in tutte quelle zone non coperte da ADSL o fibra.
Inoltre, degli hacker russi hanno anche realizzato un video deepfake (un filmato digitale falso costruito mediante l’uso dell’intelligenza artificiale) che ritrae il Presidente dell’Ucraina Zelensky intento ad annunciare la resa dell’Ucraina. Come contromisura alle offensive digitali compiute dalla Russia, il Governo ucraino ha richiesto all’ente internazionale ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) la disconnessione dei siti web russi dalla rete Internet.
LEGGI ANCHE: Google fa chiudere Youtube Vanced: la causa sarebbero gli NFT
L’Ucraina fa appello all’ICANN: “Scollegate la Russia”
Lo scorso 28 febbraio Mykhailo Federov, il Ministro della Trasformazione Digitale e Vice Primo Ministro dell’Ucraina, ha formalmente inviato all’ICANN un documento nel quale viene richiesta la revoca dei domini russi ‘.ru’, ‘.рф’ e ‘.su’.
La lettera, indirizzata al Presidente e CEO dell’ICANN in persona (ovvero Goran Marby), se accettata espanderebbe le sanzioni imposte globalmente alla Russia anche sul piano di Internet, rendendo impossibile ai cittadini russi e di tutto il mondo l’accesso ai siti web statali russi.
Federov richiede anche la revoca dei certificati SSL riguardanti i domini citati in precedenza. Ciò provocherebbe un vuoto di sicurezza non indifferente, dato che la tecnologia SSL permette un collegamento crittografato – e quindi sicuro – tra un browser e un server. Ad esempio, tramite i certificati SSL vengono protette le informazioni bancarie durante le transazioni online.
Infine, l’Ucraina domanda all’ICANN anche lo spegnimento completo dei DNS root server presenti in territorio russo, in particolar modo quelli di San Pietroburgo e di Mosca. Disattivando quest’ultimi, gli utenti russi non potrebbero più raggiungere la maggior parte dei siti Internet tramite gli URL, ma dovrebbero collegarsi manualmente alle pagine web mediante il rispettivo indirizzo IP.
I DNS root server sono infatti quei dispositivi che, rispondendo alle richieste degli utenti del web, traducono gli URL (es. www.google.it) nei corrispettivi IP (es. 64.233.167.99). Secondo il Ministero ucraino, le richieste presentate all’ICANN rientrerebbero anche negli interessi dei cittadini russi. Federov ha infatti dichiarato:
“Le misure richieste aiuteranno gli utenti a cercare informazioni affidabili in zone di dominio alternative, prevenendo la propaganda e la disinformazione”.
Perché ICANN ha deciso di non bloccare Internet in Russia
La risposta dell’ICANN non si è fatta attendere. Lo scorso 2 marzo infatti, a distanza di soli tre giorni dall’invio della lettera da parte dell’Ucraina, l’organizzazione no profit ha replicato diffondendo un documento ufficiale, a firma del Presidente dell’ente Goran Marby.
In quest’ultimo atto, viene esplicitamente espresso il supporto dell’ICANN all’Ucraina nel conflitto contro la Russia, ma tuttavia vengono rigettate le richieste di Kiev. Marby, richiamando nella lettera la filosofia con cui è nata ICANN, sostiene che non è compito dell’organizzazione eseguire sanzioni verso un Paese specifico, anche per motivi bellici.
A tal proposito, Goran ha affermato:
“ICANN e la sua comunità globale sono consapevoli e preoccupati per il terribile tributo che viene richiesto al tuo paese [l’Ucraina].
[ICANN] non ha tuttavia l’autorità per l’imposizione di sanzioni. Essenzialmente, ICANN è stato creato per garantire che Internet funzioni, non per utilizzare il suo ruolo di coordinatore per impedirne il funzionamento”.
Inoltre Marby ha specificato che, anche volendo, ICANN non potrebbe soddisfare le richieste mosse dall’Ucraina, in particolar modo la disattivazione dei certificati SSL e dei DNS root server. Questo perché queste tecnologie non dipendono soltanto dall’ICANN per funzionare, ma anche da enti terzi.
Goran ha infatti dichiarato:
“Il sistema di DNS root server è composto da molti nodi geograficamente distribuiti gestiti da operatori indipendenti.
[ICANN] non ha inoltre la possibilità di revocare i certificati SSL specifici per i domini che [il Ministro ucraino] ha menzionato. Questi certificati sono prodotti da operatori di terze parti e ICANN non è coinvolta nella loro emissione”.
Fonte: wired.