Quando si parla di Syberia, la mente richiama quel periodo in cui le avventure grafiche erano un genere prevalente all’interno del panorama videoludico. Anni segnati da titoli come Broken Sword, Monkey Island, Grim Fandango e Day of the Tentacle, per citarne alcuni. All’interno di questo panorama si introduceva Syberia, un avventura grafica ambientata in un universo alternativo creato dal fumettista e sviluppatore di videogiochi Benoît Sokal e pubblicato dalla compagnia francese Microids. Benché Syberia non abbia avuto la stessa esposizione al grande pubblico come i titoli citati in precedenza, è riuscito, comunque, a crearsi un suo seguito e diventando un importante esponente del genere.
Gli inizi del franchise risalgono al 1999 quando fu pubblicato per PC il gioco Amerzone, un’avventura grafica che metteva il giocatore nei panni di un giornalista intento a intervistare Alexandre Valembois, un ex-esploratore francese. Tramite una serie di flashback veniva raccontata la storia del vecchio avventuriero e della sua spedizione, avvenuta nel 1932, nella fittizia nazione sudamericana di Amerzone. Il titolo ebbe un notevole successo commerciale e della critica. Benché avesse poco in comune con Syberia, ne condivideva l’universo narrativo e fu il seme che diede vita al franchise.
Il primo gioco della serie vide la luce nel 2002, pubblicato per Windows. La storia seguiva le avventure di Kate Walker, un’avvocatessa americana che aveva il compito di supervisionare l’acquisizione di una fabbrica di automi appartenente alla famiglia Voralberg e situata nella cittadina europea di Valadilene. Due anni dopo, venne sviluppato il secondo capitolo, rilasciato per PC e Playstation 2 e Xbox, che continuava la storia di Kate, intenta ad aiutare la famiglia Voralberg a trovare la mitica isola di Syberia.
I primi due capitoli ebbero un grande successo. Il primo capitolo riuscì a vendere 225.000 copie nel primo anno dal rilascio e il secondo arrivò a 600.000 tra le varie versioni. Dopo 13 anni, venne concepito Syberia 3, che non riuscì a raggiungere gli standard qualitativi settati dai capitoli precedenti con recensioni che si attestavano su voti mediocri e poche unità vendute.
Un nuovo inizio per Syberia
Syberia: The World Before, ultima istanza del franchise, fu annunciato il 19 agosto 2019 e aveva il difficile compito di riportare la serie ai suoi fasti dopo il deludente terzo capitolo e, soprattutto, il farsi strada nel grande mercato videoludico che sembra non aver più interesse per il genere. Il team di sviluppo, oltre a dover combattere con il peso delle aspettative, ha subito la perdita del papà della serie, Benoît Sokal, morto il 28 maggio 2021 a 66 anni dopo una lunga malattia. Nonostante tutto, Syberia: The World Before ha visto la luce e ci è stata data la possibilità di recensire la nuova fatica di Microids.
Dove eravamo rimasti?
Il gioco continua la storia dei precedenti capitoli, ambientato sempre nell’universo alternativo creato da Sokal. La storia si svolge nel 1937 con l’ombra della seconda guerra mondiale che si avvicina all’Europa. Il giocatore verrà messo nei panni di due protagoniste. La ben nota Kate Walker, imprigionata nelle miniere di sale nel capitolo precedente e costretta a lavorare come schiava, e Dana Roze, un’aspirante pianista di 17 anni che vive nella città di Vaghen. I destini delle due donne cominceranno ad intrecciarsi dopo la fuga di Kate dalle miniere, grazie al ritrovamento di un misterioso ritratto di Dana (che ha un incredibile somiglia con Kate) che porta la protagonista dei capitoli precedenti in una ricerca del legame con questa misteriosa ragazza.
La storia di Syberia: The World Before è uno dei grandi punti di forza del gioco. Purtroppo, per capirne appieno la qualità narrativa e la messa in scena si dovrebbe scendere in territorio di spoiler. Senza rovinare l’esperienza e rivelare troppo della trama, possiamo dire che il tutto è confezionato in maniera ottima; i vari colpi di scena sono ben congeniati e mai banali e il tutto è reso in maniera cinematografica con una forte spinta sul mistero che lega le due protagoniste. Il tono della storia è molto più cupo rispetto ai capitoli precedenti, dato anche il periodo in cui sono ambientate le vicende. I personaggi secondari sono ben scritti e il ritorno di Oscar, il simpatico androide ormai cardine della serie, è un piacevole aggiunta al pacchetto.
Punta e Clicca
Dal lato del gameplay abbiamo un classico stile da avventura grafica, già visto nei capitoli precedenti, con qualche piccola modifica. Il personaggio si muoverà all’interno degli ambienti, tutti a telecamera fissa, e potrà interagire con oggetti e personaggi presenti. Il punto di forza del gameplay è la risoluzione dei vari puzzle che verranno messi davanti al giocatore. I rompicapi presentati hanno tutti un ottimo livello di realizzazione e, soprattutto nelle parti finali del gioco, possono rivelarsi piuttosto impegnativi. Niente paura se dovessero rivelarsi eccessivamente ostici, il gioco presenta un sistema di suggerimenti, un piacevole aggiunta per chi preferisce concentrarsi sulla storia.
Durante il proseguimento della storia saranno presenti diversi compiti opzionali che, se portati a termine, arricchiranno la trama e forniranno informazioni interessanti sul mondo di gioco e sui suoi personaggi. Queste missioni secondarie non avranno nessun impatto sulla trama generale, che ha uno sviluppo piuttosto lineare, e l’ignorarle non avrà nessuna conseguenza sugli eventi di gioco.
Comparto tecnico e Direzione artistica
Il comparto tecnico del gioco fa il suo lavoro. Non sarà ai livelli delle grandi produzioni, ma è di tutto rispetto. Gli ambienti sono ben realizzati, così come i personaggi e le animazioni. Abbiamo riscontrato qualche problema di frame-rate con diversi cali durante il nostro play-through ma niente che possa aver rovinato l’esperienza di gioco. Presenti, anche, piccoli glitch grafici che riguardano le ombre e qualche piccola compenetrazione.
Per quanto riguarda la direzione artistica, invece, siamo su degli ottimi livelli. Il gioco è ricco di atmosfera e si distingue dai capitoli precedenti per toni più cupi e gravi e il tutto viene reso in maniera ottimale da un sapiente uso dell’illuminazione. Plauso anche alla realizzazione dei personaggi e degli ambienti che trasudano quell’anima steampunk che li rende unici.
In conclusione
Syberia: The World Before è il migliore titolo della saga. La trama è ben realizzata e crea un universo narrativo coerente con personaggi interessanti. Il gameplay è solido e presenta puzzle impegnativi ma mai ingiusti. La direzione artistica vanta ottime atmosfere se pur con qualche singhiozzo del comparto tecnico. Tuttavia il gioco viaggia sempre su un sentiero sicuro e collaudato, non portando nessuna novità e non arricchendo in nessun modo la formula della seria. Rimane un ottima avventura grafica che farà la felicità degli appassionati.
Syberia: The World Before
Storia - 8.5
Gameplay - 7.5
Comparto tecnico - 7
7.7
Syberia: The World Before è un'ottima avventura grafica che rifinisce il gameplay dei capitoli precedenti ma non porta nulla di nuovo nel genere