Se si parla di studi anime giapponesi, quelli che oramai affiorano sin da subito alla mente grazie alla popolarità delle loro opere sono in genere Ufotable, Mappa, Madhouse e Kyoto Animation. Tuttavia, nonostante l’innegabile qualità che molte creazioni di queste compagnie presentano, altri studi riescono comunque a rivaleggiare in fatto di show esplosi nella visione mainstream; tra questi, vi è certamente lo studio White Fox.
Tra Steins;Gate, Re:Zero, Arifureta e Goblin Slayer, il portfolio di White Fox mostra un elenco alquanto invidiabile di anime ben accolti dagli appassionati del genere, e per questo lo studio viene ritenuto in elevato riguardo dai fan. Eppure, ciò non esclude come anche in esso vi si nascondando alcune ombre.
Al termine di febbraio di quest’anno, lo Studio White Fox ha infatti rilasciato delle scuse ufficiali presso i propri social media. Il motivo dietro ciò si collegherebbe alle politiche attuate nella ricerca di nuovo personale per la compagnia; infatti, è da poco che lo studio di anime ha iniziato a cercare delle figure per occupare alcuni ruoli interni, con delle regole poste nei confronti delle donne che hanno creato non poche polemiche: apparentemente, sarebbero ammesse solo donne fino ai 26 anni per la posizione di assistente alla produzione.
Le scuse di White Fox, studio di Re:Zero e Goblin Slayer
In Giappone, nella notte del 28 febbraio, due tweet pubblicati dal representive director Gaku Owata sull’account ufficiale dello studio, nei quali vengono effettuate alcune dichiarazioni circa questa faccenda:
«Ci scusiamo profondamente per aver causato sentimenti infelici e spiacevoli preoccupazioni. Andando oltre al fatto di non aver effettuato le dovute ricerche, sin dalla sua fondazione la compagnia ha mantenuto la stessa forma di reclutamento, e probabilmente anche in passato vi erano persone che la pensavano in questo stesso modo.»
In pratica, nel primo tweet il celebre studio di anime si scusa per aver mantenuto questo tipo di politica, impostata sin dalla creazione dello studio; a seguire, tuttavia, nel secondo tweet sorgono delle affermazioni che suscitano ulteriori critiche da parte del pubblico. Questo poiché essi ammettono di «aver appena saputo della legge per le pari opportunità d’impiego presente in Giappone». Eppure, questa legge sarebbe in vigore già dal 1972.
Le critiche principali si basano dunque sia sul sessismo applicato sinora, che su questa “mancanza di consapevolezza” della legge giapponese, poiché ormai dovrebbe essere uno standard in ogni industria nel Paese, vedendo come siano passati ormai quarant’anni dalla sua emanazione. In ogni caso, adesso la pagina ufficiale per il reclutamento non mostra più “donne sotto l’età di 26 anni”, ma un generico “persona sotto l’età di 30 anni”.
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