Nato a San Francisco (California) nel lontano 24 febbraio 1955, Steve Jobs avrebbe oggi compiuto il suo 67° compleanno. Era figlio di Joanne Schieble e Abdulfattah “John” Jandali, ma la coppia decise di darlo in adozione subito dopo la nascita e Steve (il cui nome originale, ovvero quello dato dai genitori naturali, è Abdul Latif Jandali) venne quindi cresciuto da Paul Jobs e Clara Hagopian.
Trascorsa l’adolescenza in California, precisamente nella città di Cupertino dove si diplomò, Steve si iscrisse in seguito al Reed College di Portland, ma abbandonò gli studi dopo soltanto un semestre. Jobs capì che l’istruzione superiore non faceva per lui e che preferiva lavorare piuttosto che studiare.
E così fece. Due anni dopo il diploma, all’inizio del 1974, Steve trovò lavoro presso la storica compagnia videoludica Atari, che però abbandonò presto per compiere un viaggio spirituale in India. Tornato negli USA, Jobs decise di dedicarsi totalmente a un progetto che ha rappresentato il punto di partenza per una delle più grandi aziende del mondo: Apple I.
I primi progetti di Steve Jobs e l’abbandono di Apple
Dopo il rientro in patria dal pellegrinaggio indiano, durante la quale il fondatore di Apple si avvicinò agli ideali del buddismo, nel 1976 Steve iniziò a lavorare nel garage della sua famiglia adottiva al computer Apple I.
Entrando in affari con il suo ex compagno del liceo Steve Wozniak, Jobs fondò così il 1° aprile del 1976 la Apple Computer, con cui lancerà sul mercato lo storico Apple I che riscuoterà notevole successo tra i membri dell’Homebrew Computer Club, una delle prime associazioni interessate ai personal computer e al mondo dell’informatica.
In seguito alla diffusione di Apple I, la carriera imprenditoriale di Jobs e di Apple migliorò sempre di più, riuscendo a raggiungere il milione di vendite con il successo commerciale di Apple II, il successore dell’Apple I.
Nel 1980, inoltre, Apple viene quotata in borsa, dove raggiunge l’enorme valutazione di 1,79 miliardi di dollari. È proprio in questo periodo che Jobs, grazie all’aiuto di alcuni suoi colleghi, riuscì a comprendere le potenzialità di un’interfaccia grafica per i personal computer.
Tale tecnologia era già stata realizzata all’epoca dagli ingegneri di Xerox, ma Steve e il suo team riuscirono a replicarla e a introdurre significativi miglioramenti, realizzando così un’interfaccia grafica più user-friendly, anche grazie all’introduzione a livello hardware del mouse.
Queste novità vennero implementante per la prima volta da Apple per la produzione dell’Apple Lisa, chiamato così in onore della figlia di Jobs, Lisa Brennan-Jobs. Malgrado le elevate capacità tecniche, Lisa non riuscì a raggiungere i risultati commerciali previsti, vendendo solo 10.000 unità in più di 2 anni.
Congiuntamente al Lisa, Apple iniziò lo sviluppo di un secondo personal computer – questa volta destinato ad una fascia di mercato più bassa – sempre dotato di interfaccia grafica, il Macintosh.
Definito da Steve Jobs stesso come “follemente eccezionale”, il Mac tuttavia non ebbe il successo commerciale sperato, malgrado l’impegno da parte del team di Jobs nel migliorare la macchina, rilasciando sul mercato nel corso del tempo delle versioni più prestanti a livello hardware.
E fu proprio l’insuccesso commerciale di Mac e del Lisa a spingere l’allora amministratore delegato di Apple John Sculley, assunto dallo stesso Steve anni prima, nel puntare il dito contro Jobs, dichiarando davanti l’intero consiglio d’amministrazione di Apple che le basse vendite dei due personal computer erano dovute al comportamento intransigente e dittatoriale di Steve all’interno della compagnia.
L’acquisto di Pixar e la fondazione di NeXT da parte di Steve
Il consiglio di amministrazione di Apple fu quindi costretto a compiere una scelta: salvare Steve Jobs o John Sculley. Sfortunatamente per il genio di San Francisco, il CdA decise di rimuovere Jobs da ogni carica di Apple, tagliandolo così fuori dalla società da lui stesso fondata.
A discapito di ciò che si potrebbe pensare, come raccontato da Steve Jobs stesso nel suo famoso discorso a Stanford nel 2005, il venir cacciato via da Apple rappresentò per Steve una vera e propria occasione di rinascita. Subito dopo il divorzio da Apple infatti, Jobs fondò NeXT, un’azienda tecnologica dedicata alla produzione di computer particolarmente potenti destinati all’istruzione.
In contemporanea con il percorso aziendale intrapreso con NeXT, Steve decise di dedicarsi anche al mondo dell’animazione acquistando la Pixar dalla Lucasfilm, trasformandola in un decennio in uno dei più importanti studi di animazione del mondo (basti pensare a Toy Story).
La fortuna di Jobs raggiunta con Pixar non toccò tuttavia anche NeXT. La compagnia informatica infatti, per via dello scarso successo commerciale dei computer prodotti si ritrovò quasi sull’orlo del fallimento, venendo salvata da quest’ultimo da un attore inaspettato, Apple.
Il rientro in Apple e la morte
Apple, dopo il licenziamento di Steve, finì infatti in una profonda crisi finanziaria per via della pessima gestione della compagnia da parte di Sculley, che infine venne sostituito con un nuovo CEO: Gilbert Amelio.
E fu proprio Amelio, alla fine del 1996, il fautore del ritorno di Steve Jobs in Apple, dato che riuscì a comprendere che un dei principali problemi dell’azienda in quel periodo era la mancanza di un sistema operativo targato Apple al passo con i tempi. Per questo Amelio acquisì per 400 milioni di dollari NeXT che all’epoca, con il suo NEXTSTEP, forniva uno dei sistemi operativi per computer più avanzati, in grado di supportare le nuove tecnologie come la programmazione OOP.
Dopo essere rientrato in Apple, Steve ritornò in breve tempo ai vertici dell’azienda, assumendo per la seconda volta il titolo di CEO nel 1997. Con il suo ritorno, Jobs applicò una nuova strategia aziendale che salvò Apple. Tra le sue scelte più importanti ricordiamo l’alleanza con Microsoft per portare la suite Office su Mac, la semplificazione della linea di prodotti Apple, l’introduzione dell’iMac, dell’iBook, di iTunes e di tanti altri prodotti che riuscirono, in un breve periodo, a risollevare le sorti dell’azienda.
Attraverso la sua visione di Apple, Jobs riuscì infine a riportare la compagnia di nuovo ai vertici del mercato tecnologico mondiale, lanciando tra l’altro due importanti rivoluzioni nel mondo della musica e della telefonia mobile con due storici prodotti, iPod e iPhone.
Malgrado il grande successo sul lato imprenditoriale, la vita di Steve stava per essere stravolta dal punto di vista personale. Nel 2003 infatti, a Jobs venne diagnosticata una rara forma di tumore al pancreas, a cui il fondatore di Apple dopo molte difficoltà sopravvisse, grazie a un intervento chiamato operazione Whipple.
Anche se Steve si riprese e ritornò in breve tempo in salute, dopo soli 4 anni i problemi di salute si ripresentarono, per essere temporaneamente risolti con un trapianto di fegato. Alla fine il 5 ottobre 2011, all’età di 56 anni, Steve Jobs si spense a causa di un arresto respiratorio nella sua casa a Palo Alto, in California.
Fonte: Britannica.