Horizon Zero Dawn, esordio di Guerrilla Games nel tortuoso mondo degli open world, fu considerato sin da subito come un ottimo titolo, che tuttavia soffriva della poca esperienza del team di sviluppo su meccaniche che, al tempo, non padroneggiava ancora a dovere. Un’opera che metteva in campo una narrativa poco ritmata ma allo stesso tempo fulgida e brillante, capace di raccontare una storia i cui presupposti sono inquietantemente vicini a quelli che stiamo vivendo negli ultimi anni; il titolo contrapponeva l’uomo alla natura in una “guerra” senza tempo, che ha visto gli umani soccombere per poi rialzarsi in un mondo nuovo, incontaminato, ma estremamente pericoloso. Un mondo abitato da macchine mortali le cui fattezze animalesche rappresentano una sorta di monito alla “nuova” razza umana: la natura vince, sempre.
Nonostante il ritmo fosse piuttosto annacquato, le vicende di Aloy e delle tribù stanziate in degli Stati Uniti selvaggi e brutali riuscirono a conquistare gran parte dell’utenza; il world building era di alto livello, così come lo era la costruzione dell’antefatto che ha portato il mondo alla rovina. Tuttavia, nonostante gli evidenti pregi, era impossibile non notare numerosi difetti: molti dei personaggi secondari presenti, fatta eccezione per Sylens ed il compianto Rost, mancavano di caratterizzazione per larghissimi tratti, ed il mondo di gioco, nonostante fosse pregno di storie da raccontare, non riusciva ad essere “vivo”. Quest’ultimo risultava essere più un enorme contenitore in cui ambientare il lungo viaggio di Aloy che una parte integrante dell’epopea dell’eroina utile a porre una fine, quantomeno momentanea, alla minaccia di ADE.
Anche dal punto di vista del gameplay il prodotto di Guerrilla Games mostrava numerosi punti di forza, frenati tuttavia da un’esplorazione per certi versi limitata e da un combat system corpo a corpo che necessitava di un massiccio intervento di ricostruzione, essendo lo stesso gravato da problemi che rendevano ogni scontro contro gli umani ostili tutto fuorché un piacere.
Ecco la nostra recensione di Horizon Forbidden West!
Dato il clamoroso cliffhanger con cui terminava Zero Dawn, l’annuncio di un sequel appariva scontato; ciò avvenne nel maggio del 2021, quando durante la conferenza di presentazione di PS5 Guerrilla annunciava l’arrivo di Horizon Forbidden West con un meraviglioso trailer che metteva subito in chiaro che la volontà del team di sviluppo fosse quella di alzare l’asticella, facendo tesoro dell’esperienza pregressa per confezionare un prodotto sì ancorato al primo capitolo, ma che offrisse al giocatore una serie di correttivi capaci di ovviare agli elementi negativi emersi nella prima iterazione di un brand che potrebbe rappresentare il presente ed il futuro di PlayStation.
Dopo un primo rinvio, utile a Guerrilla a perfezionare alcuni aspetti giudicati carenti dagli stessi sviluppatori, Horizon Forbidden West è finalmente pronto a raggiungere gli scaffali il 18 febbraio. Noi abbiamo avuto la possibilità di provare il titolo in anteprima, e, dopo aver affrontato tutte le insidie presenti nell’Ovest Proibito, siamo finalmente pronti a dirvi cosa ne pensiamo, ovviamente senza spoiler.
Narrativa sfavillante, con una piccola sofferenza
Horizon Forbidden West racconta una storia di diversità, di crescita, di riscoperta e soprattutto di amore; l’amore di Aloy per un mondo che, liberatosi almeno apparentemente dalla minaccia di ADE, è stato flagellato da una misteriosa piaga che uccide o fa appassire qualunque cosa trovi sul suo cammino. Una piaga che sta distruggendo, a poco a poco, quanto di più caro ha Aloy: il lascito di Elisabeth Sobek, una delle scienziate a capo del progetto Zero Dawn che, con il suo sacrificio, ha regalato speranza al mondo dopo l’Apocalisse determinata dall’operato di Ted Faro, nonché “madre” della nostra protagonista.
Dopo la meravigliosa “riunione” avvenuta alla fine di Zero Dawn, Aloy sente ancor di più il peso della responsabilità che la dottoressa Sobek, suo malgrado, ha affidato alla giovane Nora; un peso dettato non tanto dal codice genetico della protagonista, ma dalla voglia della stessa di onorare la memoria di Rost, l’emarginato che l’ha cresciuta, di salvare i suoi amici, e, soprattutto, di non deludere l’unica figura materna che ella abbia mai avuto.
L’unica cura alla piaga è rappresentata da GAIA, l’IA creata dalla dottoressa Sobek per la “creazione” del nuovo mondo, che diversi anni prima si è autodistrutta dopo che un segnale non meglio identificato ha risvegliato ADE, donando allo stesso ed a tutte le altre subroutine della suddetta una volontà ed una conoscenza che non dovrebbero essere loro proprie. Tuttavia, sparse per gli apocalittici Stati Uniti ove il titolo si ambienta, vi sono delle copie di GAIA, che possono essere attivate solo dalla dottoressa Sobek, e quindi, di conseguenza, dal suo clone Aloy.
Durante la ricerca di una delle copie di GAIA presso i laboratori di Far Zenith, un “consorzio futuristico” che provò senza successo ad inviare presso un nuovo pianeta una serie di uomini e donne per ricreare in tutto e per tutto la Terra, prossima all’estinzione, Aloy ed il suo amico Varl scoprono ciò che il giocatore ha già visto nel finale di Zero Dawn: Sylens, colui che ha aiutato la protagonista a sconfiggere ADE, l’ha in realtà ingannata e con un abile stratagemma, ha rubato l’IA per scopi non meglio identificati, recandosi poi nell’Ovest Proibito insieme alla stessa.
Aloy, determinatasi a vendicare il torto subito, viene a sapere dallo stesso Sylens che nell’Ovest Proibito è presente una copia di GAIA; venuta a conoscenza di ciò, la giovane Nora si imbarca in un viaggio che la vedrà affrontare vecchie e nuove minacce, ed in cui avrà un solo obiettivo: recuperare tutte le sottofunzioni di GAIA per poter permettere alla stessa di curare, una volta per tutte, il mondo morente. Ma non è tutto: secondo Sylens infatti, nel “Forbidden West” ci sono indizi anche sul segnale che ha misteriosamente riattivato ADE, e vuole spingere Aloy a comprendere quale sia, o quale potrebbe essere, la vera minaccia che la Terra dovrà affrontare.
L’Ovest Proibito tuttavia nasconde più insidie del previsto, rappresentate sia da nuove macchine, come il temibile Tremortusk o il meraviglioso Aspidente, già visti in alcuni trailer, sia dalle tribù dei Tenakth, i selvaggi abitanti dell’Ovest Proibito che si ritrovano improvvisamente minacciati da Regalla, una ribelle Tenakth, e dalla sua tribù che, grazie a Sylens, ha imparato ad utilizzare l’Override ed a controllare le macchine.
Le motivazioni che hanno spinto il misterioso e controverso personaggio ad unirsi a Regalla verranno spiegate solo al termine dell’avventura, ma vi assicuriamo che dietro alle premesse che vi abbiamo indicato fino ad ora si nasconde una narrativa estremamente profonda, nettamente più ritmata rispetto a Zero Dawn e priva di momenti morti; non possiamo inoltrarci in troppi spoiler, ma con Forbidden West avrete quasi tutte le risposte alle domande che il primo capitolo del brand lasciava in sospeso.
Il comparto narrativo di Horizon Forbidden West infatti è un vero e proprio gioiello, che soffre forse solo l’essere il “capitolo di mezzo”; le vicende raccontate da Guerrilla sono infatti intriganti, ricche di pathos, e capaci di far appassionare anche coloro i quali mal digerivano le eccessive lungaggini proposte in Zero Dawn. La caratterizzazione di alcuni dei personaggi secondari, appena abbozzata nel primo capitolo, si è rivelata essere uno dei punti di forza di questa nuova iterazione della saga, che riesce nell’intento di fornire al giocatore dei personaggi ben scritti, tra cui spiccano alcune new entry come la giovane Tenakth Zoe, dei nuovi villain e soprattutto un personaggio di cui non possiamo fare il nome, che risulterà essere uno dei fulcri dell’intera trama e che metterà Aloy di fronte a scelte particolarmente complicate, che potrebbero segnarla in maniera indelebile.
All’ottima narrazione, finalmente pregna di contenuti e ritmo, si affianca un world building di pregevole fattura; rispetto al primo capitolo, che soffriva parecchio il dovere di caratterizzare il mondo di gioco, Horizon Forbidden West riesce a rendere quello che per alcuni risultava essere un enorme e vuoto contenitore in qualcosa di più; la sola modellazione di alcuni degli ambienti presenti, tra cui spicca una splendida San Francisco ed una Las Vegas semplicemente da urlo, riesce a raccontare più di quanto possano fare log audio e pagine e pagine di documenti scannerizzati col Focus. Anche i tanti stanziamenti delle tribù Tenakth presenti, ognuna col proprio stile e con il proprio credo, riescono a far immergere il giocatore in un immaginario capace di restare a lungo nella mente di tutti quelli che, arco alla mano, decideranno di imbarcarsi in questo lungo e bellissimo viaggio.
Ad aumentare la qualità del world building ci pensano delle missioni secondarie estremamente ben costruite, che, se portate a termine, porteranno a dei cambiamenti effettivi all’interno del mondo di gioco; ma non è tutto, in quanto in alcuni casi una volta superata una secondaria, lo stesso NPC che ve l’ha affidata potrà affidarvene un’altra che nasce proprio dalle conseguenze della prima. Tale feature rappresenta un netto passo in avanti rispetto alle anonime missioni viste in Zero Dawn, utili più a livellare che a costruire un mondo vivo e vibrante, che in Forbidden West risplende in tutta la sua decadente ed apocalittica bellezza.
Nonostante dunque qualche piccola mancanza, relativa come già anticipato soprattutto al fatto che, a meno di cataclismi, Horizon Forbidden West sarà il noto “capitolo di mezzo”, non possiamo non promuovere a pieni voti l’egregio lavoro compiuto da Guerrilla Games dal punto di vista narrativo; gli sviluppatori, facendo tesoro delle critiche ricevute dopo la pubblicazione di Zero Dawn, hanno infatti dato lustro ad un mondo e a dei personaggi che avevano un potenziale inespresso enorme, trasformando l’Ovest Proibito in un luogo da cui sarà difficilissimo voler andare via.
Un gameplay classico, ma estremamente rinnovato e migliorato
I miglioramenti apportati alla narrativa, ovviamente, non sono gli unici presenti in Horizon Forbidden West. Gli sviluppatori infatti, nonostante tutte le difficoltà relative alla pandemia, sono riusciti a rendere l’intero comparto ludico molto più fluente e piacevole, mantenendo la struttura del primo capitolo ed eliminando del tutto o quasi i difetti che attanagliavano Zero Dawn e che pesavano enormemente nell’economia del prodotto.
Forbidden West è dunque, essenzialmente, una versione 2.0 di Zero Dawn, quantomeno dal punto di vista del gameplay; pad alla mano tuttavia il titolo vi sembrerà totalmente diverso. I combattimenti contro le macchine, già ottimi nel primo capitolo, risultano essere molto più vari grazie ad un ampliamento delle possibilità di approccio, che non si riducono più al semplice utilizzo dell’arco ma che talvolta arriveranno ad obbligarvi a sfruttare tutto l’arsenale in possesso di Aloy. La gran varietà di armi presenti, unita ad una serie infinita di munizioni elementali tra cui spiccano alcune novità, come ad esempio le frecce acide, non risulta essere fine a se stessa ma bensì utile ad avere vita più o meno facili nei tanti combattimenti contro le feroci macchine create da EFESTO.
Sfruttando determinati punti deboli infatti, potrete innescare delle reazioni elementali a catena che vi permetteranno di infliggere ingenti danni e volgere i combattimenti più difficili a vostro favore. Inoltre l’ampliata dotazione di Aloy unita al gameplay parzialmente rinnovato riesce ad inserire una buona dose di strategia all’interno di ogni scontro; sfruttare le tante debolezze delle macchine, studiare il terreno circostante, utilizzare a dovere armi e trappole e cercare di scappare mediante l’utilizzo delle nuove bombe fumogene sarà infatti fondamentale per uscire vivi dagli attacchi delle infuriate creature di EFESTO. In aggiunta a ciò, segnaliamo la presenza di numerose varianti della carica valorosa legate ad un albero delle abilità rinnovato ed estremamente approfondito, che doneranno alla protagonista un boost a determinate caratteristiche, siano esse relative al recupero di HP, allo stealth, o alla potenza bruta. Un’ulteriore novità è rappresentata dalla presenza di un sistema simile a quello delle weapon art viste in alcuni recenti RPG, che vi permetterà ad esempio di scagliare una pioggia di frecce per infliggere quanti più danni possibili ai malcapitati di turno; tale meccanica, per quanto ben implementata, non risulta tuttavia fondamentale nell’economia dei combattimenti rispetto alle altre innovazioni.
Rispetto al passato dunque, gli scontri risultano essere molto più fluidi e piacevoli, grazie a nuove animazioni e a delle hitbox ancora leggermente imprecise, ma sicuramente migliorate in confronto a Zero Dawn. La vera rivoluzione di Forbidden West però sta sia nell’esplorazione, sia nel combattimento corpo a corpo, totalmente riscritto per essere qualitativamente in linea col resto della produzione. Gli sviluppatori ci hanno particolarmente tenuto a sottolineare questi miglioramenti, offrendo non solo scontri con boss umani, ma anche delle arene in cui sarà possibile superare delle prove scontrandosi con dei fortissimi membri delle tribù Tenakth per poter vincere delle particolari ricompense.
Le nuove animazioni corpo a corpo mettono finalmente in mostra un combat system estremamente ben costruito, fatto di attacchi altamente coreografici e molto spettacolari, che rispetto al passato risultano finalmente essere molto divertenti oltre che utili alla buona riuscita di una missione. Inoltre, caricando a dovere la vostra lancia con il tasto R2, potrete utilizzare una nuovissima meccanica capace di cambiare le sorti dello scontro: l’Esplosione Risonante. Utilizzando tale nuova feature, lascerete sul nemico una sorta di globo luminescente, che, se colpito con una freccia, causerà un esplosione cui conseguiranno danni enormi.
In ogni caso, restituire sotto forma di testo le sensazioni lasciateci dal gameplay è particolarmente complicato in quanto per poter comprendere ed apprezzare al meglio il lavoro svolto dai ragazzi di Guerrilla è necessario toccare il gioco con mano; vi ritroverete davanti ad un qualcosa di estremamente simile al primo capitolo, ma allo stesso tempo completamente diverso ed, ovviamente, migliorato.
Un altro dei punti claudicanti di Zero Dawn era sicuramente l’esplorazione, che risultava essere troppo “rigida” e poco stimolante; anche sotto questo punto di vista, Horizon Forbidden West offre al giocatore qualcosa di completamente nuovo, migliorando in tutto e per tutto i lunghi viaggi di Aloy nell’Ovest Proibito. Se in Zero Dawn infatti l’esplorazione era leggermente fine a se stessa, la gran varietà di ambientazioni, segreti e missioni secondarie presenti in Forbidden West, come ad esempio la conquista dei Calderoni di EFESTO, stimola il giocatore a visitare ogni singolo anfratto alla ricerca di quanto il gioco offre.
Inoltre la meccanica della scalata è stata finalmente resa a dovere, grazie sia a nuove animazioni sia al Focus che segnalerà i punti ove è possibile aggrapparsi per raggiungere alture apparentemente inaccessibili. Ad aiutare Aloy a fronteggiare le asperità dei terreni dell’Ovest Proibito inoltre ci saranno un Rampino, che vi permetterà sia di aprire passaggi all’interno di ambientazioni chiuse sia di raggiungere altezze vertiginose, e l’ormai noto Alascudo, che permetterà alla Nora di planare per lunghi tratti di mappa; il senso di libertà offerto da queste due graditissime aggiunte è enorme, e riesce a rendere estremamente piacevole la scoperta della ormai derelitta West Coast statunitense. È stata inoltre aggiunta, oltre che splendidamente implementata, la possibilità di immergersi sott’acqua; i controlli di queste fasi, solitamente viste come un incubo da una gran parte dei videogiocatori, sono invece semplicemente perfetti anche forse grazie al fatto che in tali frangenti non sarà possibile combattere le macchine, ma solo nascondersi. Vi è un’altra meccanica legata all’esplorazione, ma preferiamo non parlarvene per lasciare a voi la meraviglia della scoperta.
Come già anticipato, a corredo del gameplay “base” vi sono una serie di attività secondarie capaci di tenere impegnato il giocatore per molto più delle 25 ore circa necessarie al completamento della campagna principale; tra queste, oltre alle già citate secondarie “generiche”, Calderoni ed arene di lotta corpo a corpo, troveremo delle gare da correre in groppa a determinate macchine, delle sfide di caccia e un minigioco “da tavolo” chiamato Batosta Meccanica, capace di farvi dimenticare le minacce rappresentate da Scavazanna, Foraterra e compagni.
Insomma, se Zero Dawn non vi aveva soddisfatto a causa del gameplay, siamo sicuri che con Forbidden West ogni vostra perplessità verrà spazzata via, in quanto il lavoro svolto da Guerrilla Games sotto questo punto di vista è davvero enorme; il mondo “vuoto” e poco vivo del primo capitolo ha infatti lasciato spazio ad un Ovest Proibito estremamente coinvolgente, ricco di cose da fare e capace di rendere ogni scontro una gioia per gli occhi e per la testa. Sia ben chiaro, sono ancora presenti alcune lacune, ma sono davvero poca roba rispetto a quanto offerto da questo titolo.
Tecnicamente ed artisticamente vicino alla perfezione!
Dal punto di vista tecnico, risulta impossibile non premiare il lavoro compiuto da Guerrilla Games. Horizon Forbidden West è ancora mosso dall’ottimo motore proprietario, il Guerrilla Engine, modificato per adattarsi ancora meglio alle console di nuova generazione; il risultato è semplicemente sbalorditivo. Le ambientazioni, i modelli poligonali di personaggi e macchine, le animazioni ed il comparto di effettistica restituiscono al giocatore un quadro visivo impressionate, privo di sbavature di sorta. Il titolo ha due modalità diverse, come da tradizione: con la modalità Fedeltà, il gioco girerà a 4K nativi e 30 FPS fissi, mentre con la modalità Prestazioni, che si lascia sicuramente preferire rispetto all’altra, la risoluzione calerà leggermente senza pregiudicare la pulizia visiva, mentre il frame rate sarà praticamente ancorato a 60 FPS anche nelle situazioni più concitate. Ottima anche l’implementazione del feedback aptico e dei grilletti adattivi del DualSense di PS5, che riesce a riprodurre in maniera più o meno fedele gran parte di ciò che accade a schermo.
Anche l’art direction, che risultava essere uno dei punti di forza di Zero Dawn, è enormemente migliorata rispetto al passato; la varietà di ambienti ed “ecosistemi” presenti nell’Ovest Proibito è incredibile, ed ogni zona riesce in qualche modo a discostarsi dalle altre in maniera anche piuttosto netta, risultando immediatamente riconoscibile e dotata di una vera e propria personalità. Vi anticipiamo da subito che vi ritroverete a fare uno spasmodico uso dell’ottima modalità foto, che sarà utile ad immortalare momenti scenici di alto spessore. Nulla da segnalare riguardo al doppiaggio, che ci è risultato davvero ottimo, ed alla colonna sonora, composta da brani talvolta parecchio evocativi.
In conclusione…
Horizon Forbidden West è dunque uno dei migliori open world attualmente disponibili su console. Grazie ad una narrativa ritmata e vibrante fatta di momenti epici e drammatici, e ad un gameplay finalmente privo di tutti i problemi che affliggevano la precedente iterazione della saga, il titolo Guerrilla Games entra di diritto nel novero delle migliori esclusive PlayStation, rappresentando un virtuoso esempio di coesione tra pubblico e team di sviluppo; le critiche ricevute sono state infatti recepite, ed il lavoro profuso dai ragazzi autori di Killzone per migliorare la loro creatura è encomiabile sotto tanti punti di vista. Al netto di qualche imperfezione dunque, Forbidden West è un titolo in cui tutti i possessori di PlayStation dovrebbero immergersi. Le lande dell’Ovest Proibito vi aspettano, e sono semplicemente incredibili.
La nostra valutazione
Grafica - 9.3
Narrativa - 9.1
Gameplay - 9.2
9.2
Horizon Forbidden West, nuova esclusiva Sony targata Guerrilla Games, è uno dei migliori open world attualmente sul mercato, e corregge tutti gli errori commessi in Zero Dawn!