Nel 1974, per mano di Leiji Matsumoto andò in onda sulle TV giapponesi la serie anime La Corazzata Spaziale Yamato (Uchū senkan Yamato), una serie storica, pietra miliare dell’animazione nipponica. Tanto da essere l’anime preferito di Hideaki Anno, che non manca mai di citare nei suoi prodotti (basti pensare alle navi viste negli ultimi Rebuild of Evangelion o al “Nautilus” di Nadia e il Mistero della Pietra Azzurra).
La serie dunque riscosse un notevole successo, tanto da aver portato alla produzione di diversi sequel: due film (Yamato – Un Nuovo Viaggio e Yamato Per Sempre), e due altre stagioni; finché la saga si chiuse nel 1983, con Final Yamato.
Arriviamo al 2012, quando ha preso avvio Star Blazers 2199, remake della serie originale del 1974: l’opera venne inizialmente distribuita come una serie di 7 film nei cinema giapponesi; finché nel 2014 questi sono stati raccolti e suddivisi nei 26 episodi di quella che è la seria vera e propria di Star Blazers 2199, portata nel nostro paese da Dynit, che si è occupata anche del suo doppiaggio.
“Nell’anno 2199 la Terra è bombarda da diversi anni dagli asteroidi scagliati dal pianeta Garmillas, e la sua superficie è completamente distrutta. I terrestri sono costretti a vivere sotto terra e hanno ormai perso tutte le speranze. Finché, una messaggera dal lontano pianeta Iskandar porta con sé un messaggio di speranza e un componente fondamentale per completare la grandiosa Corazzata Yamato: riconvertita come astronave, la Yamato condurrà un equipaggio sul pianeta Iskandar per recuperare una macchina che potrebbe purificare la superficie terrestre. Ovviamente, Garmillas ostacolerà il viaggio della corazzata.“
L’opera non ha caso è considerato in parte lo “Star Trek giapponese“: non sono molti gli anime sci-fi che sono diventati così famosi, ma che soprattutto hanno la qualità di Star Blazers 2199. Infatti, la serie è forse uno dei prodotti animati con i migliori disegni e animazioni degli ultimi anni: i combattimenti tra la Yamato e le navi di Garmillas sono uno spettacolo per gli occhi, così come il character design dei personaggi e dei “garmillassiani”. Anche le musiche di Akira Miyagawa sono uno dei punti di forza della serie, un sapiente remake delle tracce dell’anime del 1974.