Nuvole a Nord-Ovest | Le nostre prime impressioni sul manga di Aki Irie targato J-Pop

Di Matteo Mellino - 3 Febbraio 2022

Questo 26 gennaio l’editore J-Pop ha portato in Italia Nuvole a Nord-Ovest di Aki Irie, mangaka sfortunatamente non molto nota a cui abbiamo dato il benvenuto nel nostro paese con Il Mondo di Ran, sempre grazie a J-Pop. Il manga, che conta per adesso 5 volumi, ha debuttato nel marzo del 2016 ed è tutt’ora in corso.

Com’è d’altronde normale, Nuvole a Nord-Ovest è in un certo senso una continuazione di tutto ciò che la sua autrice ha partorito prima di esso. Questo non perché vi sia un qualche tipo di legame concreto tra i vari universi narrativi ideati dalla mangaka, ma piuttosto in quanto la sua nuova opera contiene le tracce indelebili di tutto il percorso da lei compiuto sin dal suo debutto nel 2006.

Allo stesso tempo, però, Nuvole a Nord-Ovest rappresenta anche un importante spartiacque per la sua carriera da artista: quel momento in cui, come lei stessa racconta nella postfazione del volume, dopo la conclusione de Il Mondo di Ran Aki si è presa un periodo di pausa; periodo che ha sfruttato per mettersi in viaggio ed entrare a contatto con nuove realtà. È stato proprio durante quest’esperienza che la mangaka si è imbattuta nel luogo che l’ha maggiormente ispirata per la realizzazione del fumetto: l’Islanda.

Quest’isola dell’Europa del Nord, con il suo clima gelido, con i suoi paesaggi mozzafiato e col suo stile di vita particolare, ha completamente stravolto le intenzioni dell’autrice riguardo il suo prossimo lavoro. Aki ha esplorato l’Islanda tramite delle gite in macchina, e questo luogo «meraviglioso» che ha avuto modo di scoprire l’ha portata a riflettere «sul ruolo che i vari oggetti hanno nella nostra vita». Non sorprende dunque notare come entrambi questi elementi, tanto la macchina quanto gli oggetti in generale, ricoprano un ruolo considerevole all’interno della narrazione di Nuvole a Nord-Ovest.

Kei Miyama è un diciassettenne giapponese che vive ormai da diverso tempo in Islanda insieme al nonno. Per occupare le giornate e guadagnare qualcosa presta i suoi servizi come detective — lavoro che lo porta spesso e volentieri in giro per l’isola. Fortunatamente ad accompagnarlo c’è la sua fidatissima Suzuki Jimny, con la quale… riesce a comunicare. Kei, infatti, è nato con una peculiare abilità che gli permette di parlare con gli oggetti; abilità grazie alla quale può svolgere il suo lavoro con maggiore tranquillità. Gli incarichi che gli capitano sotto mano sono tutto sommato abbastanza tranquilli, ma le cose cambieranno non appena dovrà occuparsi di uno che lo riguarda personalmente: la scomparsa dei suoi zii e di suo fratello minore.

Dalla lettura di questo breve incipit emerge il ritratto di fumetto che potrebbe sicuramente destare l’attenzione degli appassionati del noir scandinavo. Curiosa è, però, la scelta dell’autrice di far diramare la tematica investigativa attraverso un elemento che rischia di sminuirne il valore: il soprannaturale. Parte integrante dell’appeal di questo tipo di storie, d’altronde, risiede proprio nel valore ricoperto dalle informazioni, e nel cruciale ruolo che esse giocano nel percorso che conduce alla risoluzione del mistero. Laddove un normale investigatore deve dedurre una certa dinamica di avvenimenti analizzando la scena del crimine, Kei Miyama può semplicemente interagire con gli oggetti circostanti e scoprire la verità.

Questo singolo ma cruciale aspetto, unito anche a ciò che avviene nella parte conclusiva del primo volume, potrebbe indurre a pensare che in realtà la nota investigativa non sia altro che un espediente con la specifica funzione di introdurre il lettore ad una storia che però ha intenzione di virare altrove — o quanto meno che venga relegata ad un ruolo di minore importanza. D’altro canto, però, il range di possibili scenari e contesti capaci di eludere questo potere che l’autrice avrebbe la possibilità di creare è senza dubbio molto ampio. In fin dei conti queste storie coinvolgono sempre persone, e le persone spesso e volentieri non diranno la verità incondizionatamente.

Ma forse l’elemento con cui il soprannaturale crea il contrasto più piacevole del fumetto è sicuramente la meticolosa riproduzione della realtà islandese trapiantata su carta. Kei Miyama, e con lui il piccolo gruppo di personaggi che vedremo introdotti all’interno di questo primo volume, si fanno spazio in un mondo reale e percettibile che ben dimostra la volontà dell’autrice di riprodurre la sua fantastica esperienza sul posto. Piccoli dettagli, come la presenza dei nomi in islandese dei vari utensili con cui i personaggi interagiranno, o elementi più vistosi come l’imponente presenza dell’ambientazione circostante in tutte le sue forme, danno vita ad una Islanda veritiera in cui però ci sono persone con dei poteri. Si tratta forse quasi di una squisita forma di “realismo magico” che non può fare altro che incuriosire.

Mediante l’artificio della risoluzione di alcuni brevi misteri minori (e non) questo primo volume introduce in maniera talvolta anche magistrale alcuni dei personaggi comprimari, tessendo al contempo un’intricata tela di piccoli interrogativi minori che contribuiscono a tenere salda l’attenzione durante la lettura. Tra i personaggi introdotti non può che spiccare in assoluto il nonno del protagonista: un uomo con una certa età ma indubbiamente affascinante che fa dell’interesse per il gentil sesso il suo tratto caratteristico di maggior rilievo.

Anche il nostro protagonista, Kei, è un personaggio molto interessante. Pur essendo ancora un diciassettenne è sicuro di sé, e oltre a questo ha ben pochi peli sulla lingua. Complice del fascino generale che coinvolge ognuno di loro è sicuramente anche il sontuoso tratto della mangaka. I suoi corpi sono lunghi e affascinanti, i paesaggi ricchi di elementi e armoniosi. Questi ultimi nello specifico rivelano con chiarezza la passione con cui Aki deve aver collezionato materiale di riferimento, nonché lo studio di fondo delle ambientazioni.

Nel complesso, questo primo volume di Nuvole a Nord-Ovest è stato certamente un’introduzione più che piacevole ad una storia coinvolgente e dalle solide basi narrative. Non ci resta che restare a vedere cos’altro ha in serbo per noi lettori.