L’episodio 20 della quarta stagione de L’Attacco dei Giganti ci trascina in un viaggio all’interno dei ricordi di Grisha Yeager, padre di Eren e Zeke che al termine dello scorso episodio sono entrati in contatto. Colui che ha voluto questo viaggio è stato il maggiore dei fratelli che spera tramite esso di mostrare ad Eren quanto il padre abbia plagiato entrambi.
La puntata scorre silenziosa e siamo trasportati assieme ai fratelli Yeager lungo una serie di familiari ricordi: vediamo un Eren ancora neonato giocare con Grisha e Carla e tra una scena familiare e l’altra vediamo come il padre dei due, sfruttando la sua posizione di medico, è riuscito a trovare il nascondiglio del Re delle Mura. Oltre ad essere un viaggio nei ricordi di Grisha questo episodio è anche un viaggio nella mente di Zeke: la puntata inizia con una sua considerazione rispetto al padre e diverse ne seguiranno. Quando lo vede giocare col piccolo Eren si lascia sfuggire un rancoroso “buon per te, Grisha: qui nessuno potrà incolparti per esserti lasciato alle spalle la tua prima famiglia e star vivendo una vita felice”.
Che Zeke provasse una certa dose di rancore nei confronti del genitore era già noto a tutti, ora però diventa ancora più evidente una cosa: il maggiore dei fratelli Yeager non è solo arrabbiato col genitore per ciò che lo ha costretto a fare e a diventare, ma è soprattutto ferito perché in tutta la sua infanzia non ha mai ricevuto affetto sincero da parte sua, solo imposizioni e aspettative. Zeke, ed Eren lo dice nel corso della puntata, non è altro che uno schiavo della figura paterna che non è mai riuscito ad andare oltre e superare quell’odio che ora lo guida in tutto ciò che fa: è a causa di Grisha se Zeke è ciò che è, se persegue i propri obiettivi, e questa è una cosa che lo Yeager non potrà mai cambiare né negare.
“Almeno il secondo figlio è stato amato”, dice Zeke guardando Grisha che abbraccia il piccolo Eren con uno sguardo sconvolto che così tanto stona con la compostezza tipica di questo personaggio ma che rispecchia solo il disperato desiderio di amore di un figlio nei confronti di un padre assente e distante.
A questo punto ad entrambi è chiaro che Eren non ha subito alcun lavaggio del cervello da parte di Grisha, ma allora, Zeke si chiede, per quale motivo rifiuta il piano per l’estinzione indolore? Che cosa vuole fare Eren col potere del Fondatore?
A queste domande del fratello maggiore Eren non risponde e sussurra un enigmatico: “Io, fin da quando sono nato… sono sempre stato me stesso”. Le parole iniziano ad assumere un significato quando passiamo al prossimo ricordo: l’omicidio da parte di Eren dei banditi che avevano rapito Mikasa.
«Sembra tu pensassi che io fossi come te, ma ti sbagli. Se qualcuno provasse a portare via la mia libertà… io non esiterei a prendere la sua. Non perché mio padre mi ha detto di farlo, ma perché fin da quando sono nato… io sono sempre stato così.»
La scena cambia nuovamente e stavolta vediamo una sequenza più familiare di tutte le altre: il momento in cui Grisha lascia la chiave ad Eren e va via, poco prima che le mura fossero sfondate e che la loro vita fosse per sempre distrutta. Stavolta però c’è una differenza che nel manga Isayama aveva reso palese e che MAPPA in maniera magistrale rende ancora più evidente: Grisha aveva visto l’Eren adulto che viaggiava fra i suoi ricordi e lo stava guardando in faccia mentre dava la chiave alla sua versione più piccola. L’espressione terrorizzata di Grisha in quel momento non è altro che un presagio ancora più oscuro, perché se Grisha ha visto Eren nei Sentieri adesso… potrebbe aver visto anche cosa realizzerà in futuro?
La scena cambia di nuovo e ci ritroviamo a vivere il momento in cui Grisha stermina la famiglia del Re delle Mura, divorando il Fondatore. Anche in questo caso le cose vanno in maniera leggermente diversa rispetto a come lo ricordavamo e c’è un lungo dialogo fra Grisha e Frieda. Scopriamo finalmente il vero potere del Gigante che Avanza e il motivo per cui Grisha era riuscito a vedere Eren in una delle scene della puntata: il Gigante che Avanza è in grado di vedere i ricordi dei suoi futuri possessori, perciò Grisha ha visto Eren e tutti in passato sono stati guidati dal ricordo di Eren nei Sentieri.
E infine… Grisha non si fionda spietatamente addosso alla famiglia né si trasforma senza ripensamenti: piuttosto cade in ginocchio, abbandonando il bisturi col quale avrebbe dovuto ferirsi per terra.
Io sono un dottore, dice, io salvo la vita delle persone, non posso uccidere dei bambini. Personalmente ho sempre trovato questa una delle scene più emozionanti de L’Attacco dei Giganti e il lavoro incredibile del doppiatore di Grisha l’ha resa ancora più sentita ed emozionante, così come tutte le inquadrature e le espressioni realizzate da MAPPA sia per Grisha sia per Eren, che osserva la scena con un’espressione carica di rabbia e odio. Rabbia e odio nei confronti dell’ideologia del sovrano delle Mura, che accetterebbe lo sterminio degli Eldiani senza battere ciglio. Rabbia e odio verso tutto e tutti i nemici al di là del mare.
La stessa rabbia e lo stesso odio con cui si piega in ginocchio accanto al padre e gli sussurra di trasformarsi, di divorare la famiglia reale. Dopotutto… questa è la storia che lui stesso ha cominciato, ecco perché non può fermarsi e deve continuare ad avanzare.
Grisha si trasforma e subito dopo lo ritroviamo fuori dal suo gigante che piange e si dispera per ciò che ha fatto. Urla il nome del figlio e gli chiede se va bene così, se sia felice così, se ciò che ha fatto porterà davvero alla salvezza di Eldia… E, in lacrime, si trova di fronte il viso del figlio che tanti anni prima ha sfruttato e abbandonato.
Zeke e Grisha sono l’uno di fronte all’altro in una delle scene più emozionanti di tutto L’Attacco dei Giganti e a mani basse la più emozionante dell’episodio. Grisha gli dice che a realizzarsi non sarà il suo desiderio, bensì quello di Eren, che ha visto ciò che accadrà ma che non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così terribile. Poi alza lo sguardo e si getta fra le braccia del figlio piangendo:
«Zeke… Sei cresciuto… Mi dispiace, sono stato un padre terribile, ti ho solo fatto soffrire… Ti voglio bene. Avrei dovuto passare più tempo con te…»
I ricordi terminano con gli occhi di Zeke colmi di lacrime mentre lui sussurra per la prima volta “papà”, a cui Grisha risponde con una preghiera: ferma Eren. E a questo punto non ci resta che da chiederci di nuovo… Che cosa ha visto Grisha? Che cosa sono quelle terribili cose che compirà Eren utilizzando i poteri del Fondatore?
La pazzia come filo conduttore
Matteo: È letteralmente impossibile concludere la visione di Ricordi del Futuro senza aver stampata in volto la più pura materializzazione del concetto di “sconvolgimento”: Hajime Isayama l’ha fatto di nuovo, ha ancora una volta stravolto completamente le carte in tavola in un modo che è soltanto suo. Gli eventi della narrazione che si sviluppano durante il capitolo 121 del manga pongono al cospetto del pubblico delle rivelazioni di cruciale importanza per l’intero racconto, e tutto il contesto di crudeltà ed epicità che le circonda non può che contribuire a rendere questi frangenti quanto di più alto questa storia possa offrire, insieme a tanti altri momenti ormai indelebili. L’Attacco dei Giganti continua imperterrito sulla strada dell’eccellenza, mano nella mano con i membri dello staff riunitosi tra le fila di MAPPA.
Occhio, perché quella d’inizio sezione era più che una battuta. “Sconvolgimento” è davvero la parola che racchiude perfettamente al suo interno questa nuova puntata, ma ancor di più che con la reazione del pubblico essa calza a pennello con lo stato d’animo di due dei personaggi chiave di questa settimana: Zeke e Grisha. Il primo credeva con tutto se stesso di dover salvare il suo povero e amato fratellino dal lavaggio del cervello del padre… salvo poi scoprire che era proprio quest’ultimo ad esser stato manipolato dal figlio. Il secondo, invece, è spinto da un odio che non gli appartiene a portare a termine un compito malvagio… tutto per liberarsi dal fardello di un passato ormai già scritto e per un futuro su cui è incerto e che, a prescindere, non vedrà mai realizzato, se non in parte.
Tutte le conseguenze mentali che un tale livello di sconvolgimento emotivo generano nella fragile psiche di un uomo già abbastanza martoriato dalla vita vengono trasposte dalla regia della serie in maniera semplicemente eccelsa, con l’unica pecca a risiedere nell’incapacità dei design della serie di cogliere a pieno la delicatezza con cui il tratto di Isayama descrive invece la vacuità dello sguardo di Eren. Gli storyboard ideati dal regista generale della serie Yuichiro Hayashi e la regia specifica dell’episodio a cura di Kouki Aoshima (ep. 3-9) restituiscono perfettamente la sensazione di sgradevolezza e assurdità dell’intervento di Eren, cogliendo alla perfezione la deriva mentale del padre. Il trucco? Le espressioni facciali e le distorsioni, i cambi repentini e netti di inquadratura e, come al solito, le OST.
La menzione d’onore non può che andare al leggendario animatore Shinya Takahashi, che ci ha regalato un momento di pura pazzia, nonché una delle migliori scene di character acting che l’intero adattamento animato abbia mai proposto ai suoi spettatori sin dalla primissima stagione.
I nostri commenti ai precedenti episodi della Final Season de L’Attacco dei Giganti
Vi ricordiamo che gli episodi della Final Season de L’Attacco dei Giganti sono disponibili su Crunchyroll ogni Domenica alle 21:45 per gli utenti Premium.