Renato Cecchetto ci ha lasciato da diverse ore, all’età di 70 anni. Durante la sua carriera, l’attore e doppiatore ha dato voce a molti personaggi della nostra infanzia che non possiamo dimenticare.
Parliamo di Hamm di Toy Story, Mack di Cars e soprattutto di Shrek, l’orco verde che ha avuto diverse trasposizioni cinematografiche.
Abbiamo deciso quindi di dedicare questo articolo a Renato Cecchetto, ripercorrendo le origini del personaggio che ha inciso di più nella sua carriera di doppiatore.
Shrek! il bizzarro libro illustrato
Sicuramente qualcuno di voi lo saprà, ma per sicurezza ripetiamolo: Shrek non è un personaggio inventato dalla DreamWorks. Sebbene lo studio di animazione abbia dato al personaggio un carattere e contesto tutto suo, le origini dell’orco verde risalgono all’inizio degli anni novanta.
Lo scrittore statunitense di origini polacche William Steig pubblica nel 1990 un libro illustrato per bambini, chiamato Shrek! riprendendo la parola yiddish “shreck” utilizzata per descrivere la paura o il terrore.
William Steig all’arrivo di Shrek! nelle librerie (disponibile ora anche su Amazon per i più appassionati) era già uno scrittore con un certo trascorso, che aveva pubblicato già diversi libri per bambini che richiamavano al mondo delle fiabe.
I libri di Steig sono però… particolari.
Ma facciamo un esempio.
Silvestro e il Sassolino Magico è la storia di un asinello che trova un sassolino magico in grado di esaudire i desideri. Spaventato dall’arrivo di un leone, Silvestro si fa trasformare in una roccia. Per pura sfortuna, l’asinello perde il sassolino magico e non riesce a tornare alla sua forma originale.
Già, non è il tipo di fiaba che ci hanno letto prima di rimboccarci le coperte.
Shrek! non fa eccezione. La prima avventura di Shrek si presenta poco movimentata, con un viaggio non ben articolato, anzi a tratti sconclusionato. DreamWorks ha dovuto rimodellare il personaggio e dargli una storia nuova, lasciando gli elementi originali importanti, come la compagnia di Ciuchino, la principessa da salvare e il messaggio di fondo del non fermarsi alle apparenze.
E lo studio d’animazione ha ristrutturato anche la fisionomia dell’orco.
Certo, non avrà un aspetto simpatico ma il primo Shrek può cucinare il cibo con la vista laser. Lo Shrek del cinema può vantare di questo superpotere?
Ed ecco una chicca: nel libro di Steig appaiono anche i genitori di Shrek, che cacciano il loro amato figlio di casa con un bel sorriso stampato in faccia.
Per qualche motivo anche Shrek sorride.
Maurice Tillet, il wrestler che ha ispirato Shrek
Da quasi dieci anni, su Internet il nome di Shrek viene associato a quello del wrestler francese nato all’inizio dello scorso secolo: Maurice Tillet.
Il wrestler, che si è prestato anche occasionalmente al cinema negli anni trenta, soffriva di una malattia chiamata acromegalia, che causava un’eccessiva crescita delle ossa, il che spiega il suo aspetto.
Nonostante la DreamWorks non abbia mai confermato questa teoria, possiamo dire che le somiglianze sono troppo evidenti per considerarle delle coincidenze.
Shrek, un personaggio tutto nuovo
Quel che possiamo riconoscere a Shrek e a chi ci ha lavorato dietro è quello di aver portato una storia memorabile, divertente e che va a prendersi gioco degli stereotipi in un panorama dominato da una Disney in splendida forma.
Fra film come Alla Ricerca di Nemo e Le Follie dell’Imperatore, si è fatto spazio un orco verde ben lontano dall’essere un principe azzurro, nato in un mondo che prende continuamente in giro i pilastri delle fiabe.
Noi non possiamo fare altro che ringraziare Renato Cecchetto per il suo contributo a questo personaggio, che senza la sua voce perde parte di sé.