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Anime Sorprendenti 2021

Le 5 migliori sorprese anime del 2021, secondo noi

Se avete cliccato su questo articolo è probabile che abbiate letto il nostro resoconto sugli anime più deludenti del 2021. In caso non lo abbiate fatto, vi esortiamo a dargli un’occhiata anche solo per prendere nota delle premesse fatte all’interno di esso per giustificare la nostra analisi e le nostre argomentazioni, così da non risultare necessario ripeterle in questa istanza.

Detto questo, con la scorsa lista abbiamo voluto offrire il nostro punto di vista su quegli anime che nel 2021 hanno disatteso le aspettative che portavano sulle spalle o ai quali è mancato quel mordente, quel quid. Questa, ovviamente, non vuole essere una sentenza che definisce gli show al suo interno come i 5 peggiori anime del 2021 in assoluto.
Ora, in contrapposizione, è arrivato il momento di elencare i 5 anime per noi più sorprendenti del 2021, ovvero quelli che sono stati in grado di rispettare le attese e, possibilmente, addirittura superarle, lasciando un’impronta indelebile nel nostro cuore.

Scegliere 5 serie, in un’annata così prospera, è stata un’impresa parecchio complessa. Ci prendiamo, difatti, la libertà di fare rapidamente un paio di menzioni onorevoli a show come L’Attacco dei Giganti, Re:Zero, To Your Eternity, Nomad: Megalo Box 2, Sonny Boy e Yuru Camp; tutti questi anime, e molti altri, sono stati in grado di farci emozionare, rimanendo fuori da questa lista veramente per pochissimo.

Anime 2021

AVVERTENZA: Questo articolo contiene Spoiler

5. Vivy: Fluorite Eye’s Song

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Come nella lista degli anime deludenti, la 5′ posizione che abbiamo deciso di proporre potrebbe risultare controversa. Questo show, infatti, sin dalla sua uscita è risultato molto divisivo, con molta gente che lo ha amato e altrettanta che lo scredita.

Vivy: Fluorite Eye’s Song è un anime di 12 episodi prodotto da Wit Studio uscito durante la stagione primaverile, diretto da Shinpei Ezaki, rinomato per il ruolo di episode director in show come L’attacco dei Giganti, Erased e Banana Fish, e scritto da Tappei Nagatsuki, creatore di Re:Zero.

Abbiamo scelto Vivy per questa posizione per alcuni semplici motivi: il primo è che dimostra come gli anime fantascientifici cyberpunk possono avere ancora molto da dire al pubblico dell’animazione nipponica, dopo un intero decennio in cui si contano sulle dita di una mano le opere di tal genere di una certa risma; il secondo è che si possono anche scrivere sceneggiature basate sui viaggi nel tempo senza che questi ultimi scadano in paradossi temporali e imprecisioni logiche. Avere una trama e una struttura narrativa “semplice” può anche essere un pregio.

Vivy Flourite Eye's Song

Vivy, in fin dei conti, è tutt’altro che un prodotto perfetta. Ha la sua discreta dose di problemi e sequenze esplorate non adeguatamente, ma il suo scheletro narrativo riesce, a nostro giudizio, a sorreggere queste manchevolezze.
L’opera, infatti, sfrutta la meccanica dei viaggi nel tempo e l’ambientazione cyberpunk come puri e semplici setting — senza complicarsi la vita nella pretesa di renderli il fulcro centrale e senza cercare di fornire regole astruse dal funzionamento complicato e distorto — per narrare una storia di crescita emotiva e personale che ha più in comune con un Violet Evergarden piuttosto che con un Ghost in the Shell.

Molto probabilmente, però, il punto di forza di Vivy è il suo comparto tecnico. Con Key Animator della stoffa di Masahiro Tukumaru non poteva che essere altrimenti.
Quest’ultimo, nello specifico, si è reso protagonista assoluto di ogni episodio ricco di scene d’azione mozzafiato, coadiuvate da coreografie ispiratissime e una regia molto frenetica a sposarsi col dinamismo delle vicende. L’animazione effettiva è costantemente di pregevole fattura se non addirittura sorprendente in alcuni tratti e molto del merito va al leggendario direttore dell’animazione Takuma Ebisu (L’Attacco dei Giganti, Kabaneri, Guilty Crown e molti altri ancora).

All’interno di ogni episodio, inoltre, vengono proposti dei primi piani estremamente dettagliati di Vivy e del resto del cast in make-up animation di una qualità ancora maggiore rispetto a quanto sperimentato in precedenza. Potrebbe sembrare strano lodarli, ma sono indubbiamente dei still frame che sorprendono grazie alla maniacale cura dei dettagli.
Per non parlare, naturalmente, della magnificenza del comparto sonoro e delle soundtrack. Da un anime che pone la musica come una delle tematiche principali era lecito aspettarsi grandi in tal senso, ma non è mai una cosa scontata.

Ciononostante, Vivy: Fluorite Eye’s Song è un anime più profondo della semplice animazione e della tecnica. È uno show che ci porta nel viaggio di Vivy all’interno di sé stessa. L’IA assimila a poco a poco ragione, sentimenti, passione e forse cuore. Il suo percorso rende partecipi e curiosi di sapere come gestirà tutte le informazioni contrastanti che potrebbero interferire con la sua missione. Può un’intelligenza artificiale evolversi e cambiare durante questo viaggio?
Quanta differenza c’è a livello esistenziale tra un essere umano ed una macchina programmata alla perfezione? Può un’intelligenza artificiale sviluppare qualcosa di simile a uno spirito o un’anima?

Vivy

Vivy: Fluorite Eye’s Song è, insomma, un anime di cui vi consigliamo caldamente la visione, in caso non l’aveste ancora guardato. Se vi piacciono le opere tecnicamente meritevoli e con ottimi spunti di riflessione allora si tratta decisamente del prodotto che fa per voi.
Ad onor del vero, forse un paio di episodi in più avrebbero permesso di approfondire leggermente di più alcune manchevolezze di trama e sceneggiatura che, tuttavia, non vanno a inficiare di un’esperienza audiovisiva che ci sentiamo di ritenere ampiamente meritevole.

4. Mushoku Tensei: Jobless Reincarnation

Mushoku Tensei

Mushoku Tensei: Jobless Reincarnation non è solo una delle gemme più luccicanti del 2021, ma è anche uno dei migliori fantasy degli ultimi anni, nonché uno dei migliori isekai mai creati all’interno del mondo dell’animazione nipponica.

Mushoku Tensei è un anime composto da 23 episodi (suddivisi in due split cour andati in onda nella stagione invernale e in quella autunnale) tratto dall’omonima Light Novel di Rifujin na Magonote e prodotto dal neonato studio Bind, il quale è stato fondato dall’unione di forze di White Fox ed Egg Firm.

La Light Novel di Mushoku Tensei (nonostante sia iniziata il 23 Gennaio 2014, lo stesso identico giorno di Re:Zero) aveva la fama di essere “l’opera dalla quale tutti gli isekai moderni hanno preso spunto”, indi per cui molti spettatori hanno iniziato la visione dell’anime con emozioni polarizzanti: da un lato l’eccitazione nel guardare un prodotto dal valore storico consolidato, dall’altro la titubanza dovuta ai pregiudizi nutriti nei confronti del genere. Perciò, la paura che potesse rivelarsi la causa scatenante in negativo di questo trend era, per molti, più che legittima.

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Come spesso capita, quando un prodotto diventa famoso diventa automaticamente bersaglio di critiche e sentenze, tra cui ricordiamo quelle, giuste o meno, riguardanti la perversione del protagonista, Rudeus. Gli atteggiamenti del nostro trentaquattrenne reincarnato, infatti, spesso risultano essere gli unici sterili argomenti di critica che vengono intavolati da buona parte dei detrattori di Mushoku Tensei che però trascura il ruolo che questo elemento ricopre all’interno della narrazione.

Il percorso di Rudeus è, infatti, uno dei punti più interessanti di tutto l’anime. A differenza della stragrande maggioranza dei protagonisti isekai, che si reincarnano in eroi senza macchia, il nostro personaggio principale non porta con sé nel nuovo mondo unicamente i suoi lati positivi. Il suo è un viaggio sia all’interno del nuovo mondo che lo ospita che all’interno di sé stesso, cercando di limare tutti gli aspetti negativi della propria personalità che lo hanno portato a patire la depressione nella scorsa esistenza.
Questo tipo di tragitto, con lo scopo di diventare una persona migliore, non è qualcosa che si completa facilmente e celermente. Come si suol dire: “I cambiamenti richiedono sofferenza” ed è esattamente di questo che tratta Mushoku Tensei.

L’anime dello studio Bind riesce in maniera sublime a comprimere una Light Novel particolarmente esaustiva nella descrizione degli avvenimenti senza che si abbia il sentore che sia stata tagliata eccessivamente. Il pacing difatti è altalenante, ma nell’accezione positiva del termine. La parte iniziale con Rudeus bambino risulta più lenta perché si prende il suo tempo nell’introdurre i personaggi e le regole di base per il world building, e ciò rappresenta sicuramente un elemento positivo. A seguire abbiamo la porzione di storia che vede l’incontro tra Rudeus e Eris e la permanenza del primo nella dimora della seconda; anche questo spezzone era necessario che fosse più lento in quanto va a complementare le parti introduttive con un infarinatura generale della fanta-politica dell’universo narrativo.
Poi, successivamente alla calamità, inizia la parte di avventura di Mushoku Tensei e, coerentemente, anche la velocità della narrativa subisce una brusca accellìerata fino a portarci al climax degli ultimi 2-3 episodi ove avviene lo scontro tra il team Dead End e Orsted.

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Per quanto riguarda il lato tecnico, Mushoku Tensei è impressionante, non tanto nelle animazioni in sé (pregevolissime anch’esse) ma soprattutto per quanto riguarda la regia, la fotografia e il comparto sonoro.
Il lavoro fatto “alla cinepresa” dallo staff è sublime; l’anime giova parecchio dalla sua regia dinamica sia durante le fasi di dialogo che durante le parti d’azione e, inoltre, i campi larghi che ci fornisce esaltano in maniera superlativa le ambientazioni, la scenografia e l’atmosfera tipica del fantasy nudo e crudo.

I fondali ed i paesaggi, inoltre, vengono messi ancor di più in risalto da un insieme di OST particolarmente immersive e da degli effetti sonori incalzanti che sono in grado di trasmettere, soprattutto nelle tante scene mute, in maniera ancor più incisiva l’atmosfera; si può sentire chiaramente il fruscio del vento tra le foglie, il crepitio della legna a fuoco, il respiro dei personaggi, gli sfregamenti tra le mani e gli indumenti.

Per quanto riguarda l’animazione, come abbiamo sostenuto poc’anzi, c’è poco da dire; Mushoku Tensei è un prodotto solido nelle parti più tranquille, con delle impennate vertiginose di qualità nelle scene più movimentate.
Il secondo cour, ad onor del vero, è evidentemente meno ambizioso; vi sono sempre dei picchi di qualità eccelsi, però viene un po’ a mancare la costanza che si era vista nella prima parte della messa in onda.

Mushoku Tensei

Siete stanchi dei soliti isekai da quattro soldi basati su gimmick poco ispirate? Siete stufi dei soliti power fantasy dove il protagonista è un buco nero di personalità all’interno di un mondo generico fatto con lo stampino? O semplicemente volete godervi una bella storia con creature magiche e abilità in puro stile RPG? Mushoku Tensei è l’anime che fa per voi.

3. Ousama Ranking

Ousama Ranking

Ousama Ranking, conosciuto in inglese come Ranking of Kings, è un anime veramente particolare. Nonostante il suo art-style giudicato da alcuni (in maniera molto superficiale) troppo fiabesco e bambinesco, è una produzione che si sposa in maniera eccelsa con le vicende che propone a schermo e che riesce a trasmettere emozioni forti allo spettatore.
Ousama Ranking è un anime iniziato durante la stagione autunnale e tutt’ora in corso, prodotto da Wit Studio, che adatta l’omonimo manga di Sousuke Tooka.

Nonostante il definirlo infantile da parte di alcuni individui risulti in una critica molto sterile, l’effettivo contrasto tra la favola coloratissima che ci viene proposta e le vicende cupe che la riguardano è uno dei lati più interessanti di questo lavoro.

Ousama Ranking

Come si suol dire: “L’importante non è ciò di cui parli, ma come ne parli” e Ousama Ranking fa di questo il suo punto forte. Difatti, già dalle prime battute si può notare come le premesse non siano nulla di originale o innovativo, ma non sempre è necessario proporre qualcosa di nuovo per creare qualcosa di entusiasmante.

La storia di Bojji l’abbiamo vista e rivista molte volte in tutti quei manga shonen, e trasposizioni anime, in cui il protagonista si ritrova ad essere preso in giro da tutti ma che, con la fatica e la costanza, riesce a ottenere il rispetto di chi prima lo denigrava, diventando sempre più forte. Ciononostante, le vicende del principe e dell’ombra che lo segue sono proposte con un’atmosfera singolare, diversa e immersiva; il percorso di crescita di Bojji lo si riesce realmente a percepire ed è automatico empatizzare con le sue difficoltà ed i suoi sentimenti.

Questo genere di racconto tipicamente giapponese è, solitamente, condito da tanti luoghi comuni e una scrittura parecchio semplicistica che fa ruotare tutto il mondo narrativo attorno al protagonista e ai personaggi che gli orbitano attorno. Ousama Ranking, invece, nonostante un art-style molto fiabesco che suggerirebbe il contrario (esattamente come fece Made in Abyss nel 2017), risulta essere molto maturo nel suo contenuto.
All’interno del regno di Re Bosse, infatti, non è tutto rose e fiori, con la sola minaccia di qualche cattivone all’orizzonte come spesso capita; sin da subito sono evidenti intrighi di potere, gerarchie sociali e nobiliari, sotterfugi sinistri, rapporti col sovrannaturale e strategie doppiogiochiste.

In soli, a oggi, 12 episodi Ousama Ranking è già riuscito a fornire un’ottima introduzione al world building, sposandola con un’altrettanto egregia caratterizzazione dei personaggi. La stragrande maggioranza del cast dello show risulta molto variopinta e per nulla monodimensionale.
Tutti forniscono in maniera alternata il meglio e il peggio delle proprie personalità: Re Bosse è il più grande sostenitore di suo figlio Bojji ma al contempo sta stringendo accordi sinistri con lo specchio magico; Lord Bebin è un personaggio fumoso, il quale sembra sapere dei segreti che ancora non conosciamo e agisce in maniera imprevedibile; Il Principe Daida prova uno spirito di competizione tossica nei confronti di suo fratello Bojji ma, al contempo, è molto ligio ai suoi principi morali e all’onore; La Regina Hiling viene presentata come madre despota (con evidenti ispirazioni alla matrigna di Cenerentola della Disney) con chiare preferenze nei confronti di un figlio rispetto che all’altro, ma al contempo è una donna dallo spirito molto gentile ed è il personaggio che, più di tutti, si preoccupa per il benessere di Bojji.

Ousama Ranking

Ousama Ranking non è solo atmosfera, scrittura e sceneggiatura, badate bene.
L’anime di Wit Studio ha un sorprendente comparto tecnico, il quale può risultare difficile da cogliere o percepire se non vi si presta la dovuta attenzione. Con un art-style così volutamente minimalista risulterebbe particolarmente difficile fare delle sequenze animate pessimamente; la cura per i dettagli dei fondali, dei primi piani e delle proporzioni rimane sempre costante.

Quando le vicende si fanno movimentate si può notare come vi sia un team di animatori ben oliato dietro ad Ousama Ranking. I duelli di scherma e gli scontri corpo a corpo sono particolarmente dettagliati e presentano una conoscenza, o almeno uno studio metodico, da parte del team creativo sul come rendere realistiche e ben coreografate le tecniche di combattimento ad arma bianca.

D’altronde, con nomi quali Atsuko Nozaki e Masaru Ooshiro e Arifumi Imai come key animator, la solidità a livello qualitativo è praticamente scontata.

Siamo al corrente che l’anime ha da poco raggiunto metà della sua programmazione e che basta poco per mandare tutto a monte, tuttavia, visti i nomi alle spalle e le solide basi narrative viste nei primi 7-8 episodi, ci sentiamo giustificati nel porre Ousama Ranking sul gradino più basso del podio nella lista degli anime più soddisfacenti del 2021.

Ousama Ranking

A nostro parere, insomma, possiamo ritenerci fortunati che Wit Studio sia stato in grado di fornirci due opere così apprezzabili come Vivy: Fluorite Eye’s Song e Ousama Ranking nella stessa annata e, al contempo, di aver potuto esperire due fantasy sublimi come quest’ultimo e Mushoku Tensei in questo 2021.

2. Odd Taxi

Odd Taxi

La medaglia d’argento se l’aggiudica Odd Taxi, probabilmente la sorpresa più sconcertante di tutto il palinsesto del 2021. Odd Taxi, andato in onda durante la stagione primaverile, è un anime original prodotto dalla collaborazione tra Studio OLM e Studio P.I.C.S che ha quasi unanimemente stregato il pubblico.
Decidere se porlo sul gradino più alto del podio o meno è stata una scelta non semplice.

Quest’anime è passato molto sotto ai radar, un po’ per le sue tematiche non affini al pubblico mainstream dell’animazione giapponese, e un po’ per un team di sviluppo non esattamente tra i più spiccanti che si siano mai visti.
Il regista e character designer Baku Kinoshita, infatti, era al suo primissimo lavoro all’interno di una produzione anime televisiva e pure Kazuya Konomoto, lo sceneggiatore, non possedeva all’attivo alcun lavoro in questo medium.
Approcciandosi a quest’opera di primo acchito, insomma, non sembrava presagire nulla di troppo esaltante.

Odd Taxi

Odd Taxi, ciononostante, riesce a spazzare via ogni riluttanza soprattutto grazie alla sua scrittura intelligente e ben curata. La chiave dell’eccentricità di Odd Taxi è stata la decisione di rendere antropomorfi gli animali invece che narrare le vicende con personaggi umanoidi.
Se una storia matura e cupa viene coadiuvata da un aspetto più infantile, viene esaltato il contrasto tra le due parti e nel caso di questo prodotto, ci sono riusciti alla perfezione. Entrando completamente alla cieca nel mondo di Odd Taxi non si può che rimanere stupiti dai continui e bruschi cambi di atmosfera che avvengono in concomitanza ai metodici colpi di scena.
Inoltre vi è un alone di mistero che pervade la trama fino alle sue ultime battute, facendo crescere la tensione allo spettatore e rendendolo partecipe delle vicende del cast. Nel momento in cui i misteri vengono risolti è possibile vedere la spina dorsale dei personaggi e quindi percepirne il dramma che li affligge, il quale è una costante per tutti e 13 gli episodi.

Odd Taxi, infatti, non è solo un thriller poliziesco interessante e scritto bene; l’anime propone anche delle velate critiche alla società capitalista all’interno della quale ogni creatura si sente più come un numero che come un’individualità.
Ogni personaggio, dal più estroverso a quello più silenzioso, è caratterizzato da una costante e palpabile vena di depressione; ognuno, chi più chi meno, è scontento della propria vita e vorrebbe poterne essere più soddisfatto, ma è tramite l’interazione con il prossimo che questa sensazione di manchevolezza può essere sia arginata che, al contrario amplificata.
Il tutto, infine, è pervaso da una venatura comica molto cinica. Buona parte dei dialoghi tra i personaggi contengono dell’umorismo velato, come a voler ridicolizzare certe sovrastrutture sociali che hanno luogo all’interno della società giapponese.

Quest’opera è un’enorme metafora sul fare soldi mentre guidi il tuo taxi sulla strada della vita. Se non guadagni, non puoi continuare a guidare e andare avanti. Ogni deviazione o pitstop è indicata da temi di debito, assunzione di prestiti, concorrenza sul mercato nero, corsa al potere, condizioni di lavoro disumane, disparità di lavoro e truffe. Non mostra solo i problemi, ma mostra quanto in profondità in questo ciclo di “capitalismo” si trovino i personaggi, il quale li ha resi tutti apatici. Sono particolarmente soli in questo mondo.

Odd Taxi

Ad onor del vero, l’unico lato negativo che si può constatare in Odd Taxi è che il comparto tecnico, in particolar modo l’animazione, non è propriamente eccellente. L’art-style è, si, coerente con la storia che si vuole narrare e i disegni dei personaggi degli animali sono ingegnosi, ma a volte l’animazione effettiva può risultare abbastanza sottotono. Un bel pugno negli occhi, ad esempio sono le auto in CG che spesso hanno il demerito di rompere in maniera molto brusca la sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore.

D’altro canto, però, la regia riesce molto bene a mascherare alcuni di questi problemi tecnici; non vi sono movimenti di camera particolarmente eclatanti, ma tramite degli stacchi molto frequenti su tipi d’inquadratura differenti si riesce comunque ad ottenere un effetto di parvente dinamismo.

Il nocciolo della questione, riassumendo, è che Odd Taxi risulta essere leggermente frenato dal suo comparto tecnico, ma quest’ultimo non è comunque così problematico da rovinare l’esperienza visiva dello spettatore. L’anime ha tanti spunti di riflessione da offrire a chi ne usufruisce e declinare il tutto ad una mera ricerca del pelo nell’uovo sarebbe scorretto nei suoi confronti.

Odd Taxi

In conclusione, se vi piacciono le opere dense, intense e che offrono molteplici spunti di ragionamento sulla società moderna (senza lasciarsi mancare una trama concreta e avvincente), Odd Taxi è sicuramente uno degli anime del 2021 che maggiormente fa per voi.

1. Fruits Basket: The Final

Fruits Basket: The Final

Ed eccoci finalmente arrivati sul gradino più alto del podio, l’anime che a nostro avviso è riuscito più di tutti a superare le già alte aspettative che portava sulle spalle. Fruits Basket: The Final è un prodotto incredibile che è riuscito in maniera eccelsa a concludere uno dei remake di maggior successo della storia dell’animazione nipponica, tanto da rendere ormai “obsoleta” la lettura del manga, superandolo su parecchi fronti.

TMS Entertainment è uno degli studi più consolidati del medium e con Fruits Basket sono stati in grado di dimostrare ancora una volta che le storie datate, se supportate da un comparto tecnico rinnovato, possono ancora avere molto da dire senza avere alcun ché da invidiare ad opere più recenti.

Che dire di Fruits Basket: The Final? L’atto conclusivo di questo remake ha ottenuto una (indesiderata) attenzione mediatica quando, arrivato al suo climax, superò FullMetal Alchemist: Brotherhood come anime con valutazione più alta su MyAnimeList.
Data questa cassa di risonanza, anche gli spettatori non interessati a Fruits Basket gli diedero un’occhiata per constatare se meritasse dei ratings così alti; ciò, ovviamente, ha creato divisione all’interno della community, tra chi lo difendeva a spada tratta e detrattori che, spesso in maniera molto infantile, sostenevano che un anime romantico per ragazze non meritasse di stare in cima. Ma è qui che si sbagliano.

Fruits Basket 2

Fruits Basket non è solo un anime tratto da un manga per ragazze fatto e finito. L’opera di Natsuki Takaya può parlare a chiunque abbia una minima dose di empatia per immergersi all’interno di storie che narrano di drammi emotivi.
I temi centrali e le questioni affrontate in Furuba sono così applicabili alla vita quotidiana che fa quasi male. L’amore, il dolore, il passato, l’identità, la fiducia, l’affidarsi gli altri; le vicende che vedono i vari membri della famiglia Souma rapportarsi con Tohru e, ancor più importante, con Akito in questa stagione conclusiva, sono la sublimazione del concetto di percorso di crescita e sviluppo dei personaggi.

Essendo un anime che si sviluppa lentamente è comprensibile che molti spettatori lo abbandonino prematuramente ma, una volta superato lo scoglio, Fruits Basket ha la capacità di diventare un’opera spaventosamente emozionante.
La storia, infine, si conclude in maniera magnifica con il superamento da parte di Kyou dei suoi drammi col passato per poter stare con Tohru, la redenzione e l’accettazione della propria sessualità da parte di Akito che si rivela da carnefice a vittima, la forza d’animo di Yuki di aprire nuovamente il cuore al prossimo e molto altro ancora.
Per noi Fruits Basket è un anime imprescindibili per chiunque voglia provare emozioni forti.

Fruits Basket 1

In questo show non c’è da aspettarsi animazioni sorprendenti, tranne che per le scene davvero importanti in cui la qualità e la cura per i dettagli aumentano in maniera spropositata. Dove Fruits Basket brilla davvero, invece, sono la fotografia, la regia e gli effetti speciali. Ci sono così tante scene dalle quali trarre uno screenshot da usare come sfondo senza aggiungere filtri, grazie alla fantastica colorazione e attenzione per le sfumature delle ombre che ogni singola scena importante presenta.

Ancora una volta ci sentiamo di lodare il comparto sonoro, che risulta perfetto sotto ogni aspetto. I doppiaggi esaltano in maniera incredibile il pathos delle vicende e lo stato d’animo dei personaggi e le colonne sonore sono molteplici e particolarmente variegate. Fruits Basket ha avuto l’incredibile fortuna di avere il veterano Aketagawa Jin come sound director e la sua presenza la si percepisce in ogni scena.
Ogni OST presente all’interno dello show è in grado di lasciare segni indelebili allo spettatore e di evocare sentimenti potentissimi.

Insomma, per noi il remake di Fruits Basket è un’opera maestosa che verrà ricordata per parecchio tempo e, nel caso dovesse accadere come ci auspichiamo, molto sarà dovuto a questa terza e ultima stagione che è stata in grado, in quanto conclusione, di raggiungere picchi narrativi altissimi.

Fruits Basket

Eccoci arrivati alla conclusione di questa lista di anime che ci hanno più sorpreso nello scorso 2021, siete d’accordo con il nostro giudizio? Avreste messo altro? Qualcuno di questi anime avrebbe fatto parte della vostra top? Fatecelo sapere!

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Matteo Comin

Matteo Comin

Sono Matteo, scrivo da Desenzano (BS), Studio Scienze della comunicazione e lavoro in un cinema multisala. Sono appassionato, come tutti voi, di tutto ciò che riguarda la cultura nerd, in particolar modo di anime e manga.

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