Diciamocelo quando è arrivata la conferma che il nuovo capitolo di Matrix avrebbe effettivamente raggiunto le sale cinematografiche la prima reazione a caldo di tutti è stata di euforia che con il passare dei secondi diveniva sempre più controllata fino alla paura che potesse rivelarsi una delusione. Anche perché al netto delle critiche che Reloaded e Revolutions hanno raccolto all’uscita e negli anni è innegabile il posto d’onore della saga nel cuore di chi l’ha vissuta come un evento cult.
La separazione delle sorelle Wachowski per la regia del film, dettata da altri impegni di regia per Lilly Wachowski, ha quindi lasciato nelle mani di Lana Wachowski la pesante eredità di Matrix. Un’eredità che ha dovuto svilupparsi sostenendo il peso delle aspettative del pubblico ma anche e soprattutto delle ambizioni di Lana.
Ho deciso, cambiando idea più volte, di non inserire spoiler all’interno della recensione perché sono convinto che questo nuovo capitolo di Matrix vada visto e metabolizzato con calma. Io stesso ho deciso di rivederlo in sala alla sua uscita per schiarirmi le idee ulteriormente.
Il metacinema, le citazioni e la lore
Matrix: Resurrections riesce a svincolarsi da un problema non indifferente, far ripartire Matrix (perdonate la battuta) in epoca moderna rispetto alla sua prima uscita nel 1999 restando coerente con la sua anima futuristica. Lo fa in modo brillante nei primi minuti del film, avviando la pellicola e la nuova build di Matrix frutto della pace siglata da Neo in Matrix: Revolutions. La pellicola, ma questo già dal suo annuncio, risolve ogni dubbio sul destino toccato a Thomas Anderson e le motivazioni per le quali abbiamo avuto il piacere di rivedere Keanu Reeves nei panni dell’eletto.
Il tutto condito da un costante, ma piacevole e ben orchestrato, rimando alle precedenti pellicole nella sua fase di avvio con un attenzione ai dettagli che i più affezionati sapranno sicuramente apprezzare. Gli elementi di metacinema presenti e l’ottima performance di Neil Patrick Harris ci avviano quindi al meglio.
Ed è qui amici miei che iniziano i problemi, entrati in sala con basse aspettative – forse, inconsciamente, per non rimanere delusi – le si vede capovolgersi rapidamente alimentando una fame nostalgica che poche altre saghe potrebbero stuzzicare.
Il banchetto di Matrix: Resurrections quindi continua giocando con la propria lore, aggiungendo nuovi elementi e coerentemente innovandone alcuni sostenendo il peso delle ambizioni di Lana Wachowski che non ha paura nel continuare a plasmare il suo mondo.
Con il passare del minutaggio però la pellicola, ahimè, perde di mordente e risulta sicuramente poco ispirata motivando gli sviluppi della trama e la ricostruzione dell’Eletto in un verso difficile da digerire. Non mancano dei passi falsi, marcati profondamente anche da un cast non all’altezza di quello originale.
Matrix: Resurrections è ben lontano dalla scintillante opera che ha appassionato milioni di persone ed è una pellicola che probabilmente raccoglierà il favore di quelli più distanti all’opera. Se però quando vedete un lungo cappotto nero non potete fare a meno di associarlo a Matrix preparatevi a lasciare la sala con un palato dal retrogusto amaro.
Per voi, per me, però ho un monito alla luce di questo precedente annuncio: il cucchiaio non esiste.