Pungente, creativo, attuale: sono queste le tre parole d’ordine di Cyclopedia Exotica, opera che contrassegna il ritorno nel campo del fumetto dell’animatrice, regista e sceneggiatrice canadese Aminder Dhaliwal dopo il grande successo del suo Woman World. Fiutandone il talento, l’editore nostrano Edizioni BD non si è fatto scappare l’occasione di portare in Italia la sua arte.
Nato inizialmente su Instagram, Cyclopedia Exotica è un coinvolgente e lucido ritratto di una delle sfide più importanti che la società contemporanea occidentale si ritrova ad affrontare: quella dell’inclusività e della tolleranza nei confronti del diverso. Un racconto che in poco più di 250 pagine catapulta il lettore nella prospettiva degli “sfortunati”, di coloro che hanno l’unica e imperdonabile colpa di essere nati in un certo modo piuttosto che in un altro.
La storia è quella della convivenza tra gli esseri umani e una delle sue «sottospecie esotiche», come descritto nelle utilissime pagine introduttive del fumetto: i ciclopi. Questi ultimi, inizialmente di indole isolazionista, hanno iniziato pian pian ad avvicinarsi ai «due-occhi» e poi ad amalgamarsi nella loro società. A causa delle loro peculiari caratteristiche fisiche, i ciclopi sono stati inizialmente oggetto di una forte discriminazione razziale; discriminazione che però, chiarisce l’opera nella sua (intenzionalmente un po’ faziosa) introduzione, appare, al tempo in cui è ambientato il racconto, essere stata ormai superata.
Nello scorrere le pagine del fumetto, seguendo così in alternanza i frammenti della vita di un gruppo di conoscenti ciclopi, emerge con chiarezza l’immagine di una società umana aperta a tal punto da non mostrare più un’accesa e diffusa ostilità nei loro confronti, ma ancora incapace di compiere il fondamentale passo mancante verso l’uguaglianza, quella vera.
La favola (nella favola) dell’accettazione da parte degli esseri umani nei confronti degli immigrati, osteggiata colpevolmente dai primi, non esce vittoriosa dalla sfida con la realtà dei fatti e con il vissuto quotidiano di questi ultimi. La discriminazione si presenta talvolta sotto forma di pregiudizio, manifestato più o meno inconsciamente nello svolgersi delle interazioni sociali, mentre in altri casi sotto le vesti di più gravi fenomeni di natura sistemica.
Pur concedendo loro gli stessi diritti di cui godono, gli esseri umani non hanno riveduto le fondamenta del loro vivere per favorire l’integrazione. Al contrario, essi hanno tentato di fagocitare la minoranza dei ciclopi attraverso un processo di “umanizzazione” volto ad eliminare, anche solo all’apparenza, le loro caratteristiche identificative. Un tentativo, questo, che non si è esplicitato attraverso una qualche imposizione di stampo autoritario, quanto piuttosto attraverso una più sottile e diabolica campagna di demonizzazione del corpo ciclopico, a favore invece di quello umano.
Questo, e altri elementi che evitiamo di anticiparvi, costituiscono nell’insieme un ritratto socio-culturale che ha il coraggio e l’abilità di andare oltre la già menzionata tematica dell’inclusività, inserendo nel pentolone altri elementi d’altrettanta attualità e rilevanza come: l’impatto dei media sia sull’immagine del proprio corpo che sulla corretta informazione riguardo le minoranze, la scarsa presenza di queste ultime all’interno dell’offerta dell’industria dell’intrattenimento e in ruoli di responsabilità, e infine la disuguaglianza di genere.
Chi ha intravisto in Cyclopedia Exotica una più o meno velata denuncia nei confronti del crescente razzismo verso le comunità asiatiche, anch’esse, allo stesso modo dei ciclopi, discriminate a causa della conformazione dei loro occhi, non starebbe certamente mancando il bersaglio. D’altronde è il “più forte” a stabilire quali siano i confini della normalità, e chiunque si trovi al di fuori di essi è prima colpevolizzato e poi spinto ad entrarvici.
A sorprendere molto in fase di lettura è la semplicità con cui questo racconto riesce a intersecare questo vasto complesso di tematiche in una storia piacevole da leggere e soprattutto dotata di un’invidiabile autenticità. Ancor più dell’irritazione volutamente causata dalle vicende narrative in determinati frangenti, sarà piuttosto proprio quest’ultima caratteristica del racconto e dei suoi personaggi a spingere il lettore verso il superamento del concetto di “razza”. Che siano umani o che siano ciclopi; che abbiano uno o due occhi, alla fin fine tutti i personaggi fanno riferimento ad un unico e solo comune denominatore e devono affrontare i problemi della vita. La differenza è che, oltre questi ultimi, i ciclopi sono costretti anche a scontrarsi con ulteriori ostacoli che invece non dovrebbero affrontare.
L’ampio trascorso nel settore dell’animazione con cui conta l’autrice arricchisce ulteriormente il fumetto. L’esperienza registica si traduce in vignette mai banali, vuoi anche per il vasto range espressivo dimostrato dai personaggi che per la dinamicità con cui vengono disegnati. A tale approccio sulle vignette invece si contrappongono, specialmente nella parte finale, delle illustrazioni colorate e delle tavole più audaci che suggeriscono la poliedricità dell’artista.
Cyclopedia Exotica ha dalla sua il grande pregio di essere un’opera adatta sia a chi ritrae che a chi denuncia, offrendo ai primi un grido di vicinanza e di senso di comunità, e ai secondi una prospettiva diversa dalla quale osservare e osservarsi. Si tratta di una lettura più che consigliata, frutto di un’autrice da non perdere assolutamente di vista.
Scheda Tecnica di Cyclopedia Exotica
Titolo: Cyclopedia Exotica
Autrice: Aminder Dhaliwal
Pagine: 268
Prezzo: 20,00€
Link all’acquisto: Edizioni BD, Amazon