L’industria dello streaming è sempre più grande e ricca, eppure i traduttori non se la passano bene. A sottolinearlo è Il Guardian in un suo recente articolo, all’interno del quale sottolinea come le condizioni lavorative di suddetta categoria siano così ardue da spingerli a virare altrove. In un momento storico in cui la domanda continua a salire, questo fenomeno rappresenta un problema serio per il settore.
La popolarità raggiunta dai serie come Squid Game, La Casa de Papel e il Lupin di Omar Sy, afferma l’articolo, ha dimostrato che i sottotitoli non rappresentano un ostacolo per il raggiungimento del successo globale. Eppure, nonostante l’importanza del loro lavoro e l’alto livello di specializzazione richiesto per svolgerlo, i traduttori non sembrano aver beneficiato dall’esplosivo successo del settore.
Il Guardian ha raccolto la testimonianza di una traduttrice professionista, Anna Wanders, che afferma che il lavoro che svolge non sia sufficiente da solo a permetterle di sopravvivere. La paga, che in determinati casi può arrivare ad un solo dollaro per ogni minuto di durata del programma, è così bassa da spingerla a sconsigliare a chiunque di entrare a far parte del mondo della traduzione. «È bello avere un lavoro come questo», afferma Wanders, «ma non se ti costringe ad integrare lo stipendio con i risparmi. Allora smette di essere tale e diventa sfruttamento».
Il professore del Centro di Studio sulla Traduzione dell’University College London, Jorge Dìaz-Cintas, ha affermato che le piattaforme streaming sono passate dall’essere dominate da produzioni anglofone ad una “globalizzazione”. Questo elemento, combinato con l’avvento della pandemia di COVID-19, ha causato un’esplosione della domanda. Secondo il professore Dìaz-Cintas, a causa dell’improvvisa crescita di quest’ultima l’industria dello streaming si starebbe trovando a corto di traduttori/sottotitolatori.
Su questa specifica affermazione, condivisa anche da altre testate, è intervenuta l’American Translators Association. L’attuale presidente dell’associazione, Madalena Sánchez Zampaulo, ha infatti rilasciato un comunicato in cui afferma che ciò non corrisponde al vero. Secondo la presidente ci sarebbe piuttosto un’incompatibilità tra il valore di questo lavoro altamente specializzato e la paga offerta; incompatibilità che starebbe generando quella che in realtà è una percezione di mancanza di traduttori, nonché un generale abbassamento della qualità dei sottotitoli della maggior parte delle serie TV e dei film più popolari al mondo.
«Le attuali pratiche dell’industria dell’intrattenimento svalutano il lavoro dei sottotitolatori professionisti e li scoraggiano dall’accettare offerte lavorative […].»
– Madalena Sánchez Zampaulo
L’attuale situazione, continua Il Guardian dando la parola a Max Deryagin, presidente della British Subtitlers’ Association, sta portando i traduttori più esperti ad accettare lavori di traduzione meglio retribuiti, o addirittura a cambiare completamente professione. «Una volta che i migliori se ne vanno, vengono velocemente rimpiazzati da chi? Inesperti, lavoratori part-time, studenti, e simili. A quel punto, ovviamente, la qualità del lavoro ne risente – peggiora».
Pablo Romero-Fresco, professore onorario di Traduzione e Cinematografia all’Università di Roehampton, scrive che più del 50% del ricavo ottenuto dalla maggior parte dei film proviene dalle loro versioni tradotte. Ciononostante, solo lo 0.01-0.1% del budget viene indirizzato verso questo ramo.
Per la traduttrice Katarina Leonoudakis «La traduzione è un enorme opportunità di profitto per gli studi e i servizi di streaming». «Appurato ciò», continua Leonoudakis, «queste aziende, sacrificando la qualità della traduzione per risparmiare, dimostrano tutta la loro avidità e mancanza di rispetto non solo nei confronti del mestiere della traduzione, ma anche verso la stessa arte creata dai registi che assumono».
Nonostante quello della traduzione sia un mestiere che spesso passa inosservato, i sottotitoli hanno spesso il potere di dar vita ad accesi dibattiti qualora si rivelassero essere imprecisi od erronei, come dimostrato dalla polemica generatasi attorno a quelli di Squid Game.