Il Giappone è noto per un mucchio di cose nella cultura pop, tra anime, manga e videogiochi. Ma soprattutto, è noto per una particolarità nei prodotti per adulti: la censura dei genitali maschili e femminili, sia nei porno che negli hentai.
Ebbene: diversi giorni fa, in Giappone è stato reso noto l’arresto di un uomo accusato di aver rimosso questa censura da diversi contenuti per adulti, e per aver poi venduto a privati questo materiale privo del noto “mosaico” intorno alle zone erogene.
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Il caso: censura rimossa tramite IA
L’uomo sarebbe originario di Takasago City, nella prefettura di Hyogo. Secondo quanto indicato dalla polizia, l’arresto sarebbe avvenuto per violazione del copyright, visto che l’uomo non si limitava solo a rimuovere tramite IA la censura dai porno: li rivendeva anchea a diversi clienti.
Da dicembre dell’anno scorso, l’uomo avrebbe infatti raggiunto la ragguardevole cifra di 12.000 video venduti a 200 persone, ricavando quasi 11 milioni di yen.
Come detto, l’uomo avrebbe utilizzato l’Intelligenza Artificiale per questo tipo di operazione; sostanzialmente il programma rimuoveva la censura “a mosaico”, ricostruendo l’immagine coperta dai pixel con una versione simile ad alta qualità.
Il motivo della censura nei prodotti per adulti in Giappone
Ma perchè in Giappone esiste questa censura dei genitali nei porno e negli hentai, all’apparenza assurda visto che sono parliamo di contenuti già per adulti e vietati ai minori di 18 anni? Il motivo è legato a una legge che non è per nulla recente. Ed è pure precedente alla Costituzione del Giappone, in vigore dal 1947.
Infatti, bisogna risalire addirittura all’inizio del XX secolo: la censura nei contenuti per adulti è ancora regolata dall’articolo 175 del Codice Penale del 1907 che punisce con la reclusione fino a 2 anni e una multa fino a 2 milioni e mezzo di yen chiunque mostri un’immagine o documento di natura scabrosa od oscena.
E non solo è ancora in vigore questo articolo, ma nel 2011 è stato integrato con le legge N°74 che integra nell’articolo 175 un comma che include per l’appunto anche le registrazioni video magnetiche.
E perciò, nel Sol Levante, l’unica maniera per poter produrre e distribuire prodotti per adulti senza incorrere nel reato di “oscenità”, è farlo nascondendo le parti intime di entrambi i sessi; e la censura “a mosaico” è quella più utilizzata dall’industria del porno in Giappone.
Fonte: Kyoto Shimbum