È ufficiale: Facebook, la compagnia fondata da Mark Zuckerberg, da ora si chiama Meta.
Negli ultimi giorni, da quando si era preannunciato un cambio di direzione dell’azienda, si era fatto tanto rumore intorno alla scelta del nuovo nome; serviva qualcosa che indicasse la nuova strada che intendono percorrere. E visto che la compagnia aveva parlato di raggiungere come obiettivo il “metaverso”, quale nome migliore di questo?
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“Verso il metaverso, e oltre!“
Molti potrebbero chiedersi cosa cambierà da questo momento: domanda più che legittima alla quale cercheremo di dare una risposta semplice. Per quanto riguarda le app e i servizi che conosciamo e che quotidianamente usiamo, come WhatsApp, Facebook o Instagram, di fatto nulla, continueranno ad esistere per come le abbiamo sempre conosciute e usate.
Quello che cambierà sarà in effetti il modo di comunicare, teso sempre più a una sorta di mondo virtuale, quasi parallelo a come siamo abituati ad intenderlo. Lavoro, svago, sport, tutto portato ad uno strato futuristico, quasi da film di fantascienza.
D’altronde, quante volte il cinema è riuscito ad anticipare (quantomeno a livello ideologico) quello che poi effettivamente gli scienziati e gli informatici sono riusciti a creare?
I “Facebook Papers”
Un elemento che ha fatto tanto discutere nell’ultimo periodo è stata la fuoriuscita di migliaia di documenti interni alla società (rinominati Facebook Papers) in cui si evidenzia come il profitto venisse prima di qualsiasi altra cosa.
Questi documenti sono alla base di un’inchiesta portata avanti dal Wall Street Journal (assieme ad altre testate che insieme hanno formato una sorta di consorzio), e sono stati divulgati dall’ex-dipendente Frances Haugen: la donna, nel corso del suo periodo lavorativo, ha notato come fattori di rischio importanti quali disinformazione, fake news, incitamenti all’odio e alla violenza, venissero pubblicati senza filtri sulla piattaforma con l’unico scopo di generare discussione e, di conseguenza, introiti e sempre maggior visibilità per la società.
Addirittura, uno studio interno relativo agli effettivi psicologici negativi di Instagram sui più giovani, che ha portato come risultato una elevata tossicità del social, è stato completamente insabbiato.
Chiaramente queste sono solo ipotesi, ma il fatto che il cambio di nome avvenga quasi in concomitanza con lo scandalo più grande che la compagnia abbia mai dovuto affrontare dopo lo scandalo Cambridge Analytica, potrebbe essere un tentativo di allontanamento da queste accuse per un discorso di immagine pubblica, e non tanto dal lato legale (visto che le indagini proseguiranno indipendentemente dal nuovo nome “Meta”)
Fonti: ANSA, Facebook Papers, Meta, Meta Keynote, Post di Zuckerberg