Squid Game, che letteralmente significa “gioco del calamaro” è una serie televisiva sudcoreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, che è diventata in poco tempo un fenomeno mondiale.
La sceneggiatura della serie risale al 2008, ma le difficoltà incontrate dall’autore nel trovare produttori disposti a finanziarlo si sono protratte fino al 2019, anno in cui Netflix ha deciso di acquistarne i diritti.
Rilasciato sulla piattaforma il 17 settembre 2021, in soli 17 giorni dall’uscita, Squid Game è diventata la serie più vista di Netflix: i numeri riportano ben 130 milioni di account.
La storia ruota attorno ad un gruppo di persone, portate su un’isola per sopravvivere ad una serie di giochi infantili: per il vincitore ci sono in palio 45,6 miliardi di won (circa 33 milioni di euro), mentre, per gli altri, morte.
Tutta la vicenda si svolge in una dimensione distopica e surreale. L’ambientazione, caratterizzata da colori vivaci e sgargianti, è quella tipica del videogioco e dei giochi infantili, quindi nettamente in contrapposizione con quella che è la vera natura malsana del luogo in cui i protagonisti si trovano.
Una tematica interessante
La tematica del survival game è stata ampiamente trattata sia in ambito cinematografico che letterario. Spesso, in questi contesti, i protagonisti devono guadagnarsi un trofeo o la libertà tramite la vittoria di alcune prove mortali: una sorta di rivisitazione in chiave moderna dei giochi gladiatori.
La filmografia occidentale, specialmente quella americana si è spinta sempre di più nel mostrare le barbarie compiute in queste gare, come nel caso del celebre Hunger Games, ma ad aver fatto di questo genere una vera e propria opera d’arte è l’industria dell’intrattenimento orientale, nello specifico quella giapponese e quella sudcoreana. La differenza sostanziale tra i survival movies occidentali e quelli orientali sta nel contesto: nel primo caso l’attenzione spesso si concentra sulle barbarie che deve sopportare un popolo già messo in ginocchio da un mondo governato dagli orrori, mentre nel secondo caso ci si concentra di più sulla perdita dell’innocenza dei protagonisti, che avviene gradualmente mano a mano che la storia prosegue.
Un moderno Battle Royale
Capostipite di questo genere è indubbiamente Battle Royale, celebre romanzo distopico di Koushun Takami, pubblicato nel 1999, dal quale è stato successivamente tratto un manga di enorme successo, da cui è stato tratto un ancora più celebre film in live action.
La storia ruota attorno a degli studenti di scuola media costretti ad affrontarsi in una lotta all’ultimo sangue in un governo autoritario giapponese conosciuto come “Repubblica della Grance Asia Orientale”.
Sono tante le opere alle quali Squid Game si ispira, o da cui attinge a piene mani, ma lo stesso Hwang ha ammesso in diverse interviste che l’idea per questa serie, che inizialmente aveva concepito per essere un film, gli è venuta in un periodo di difficoltà economiche in cui passava il suo tempo a leggere manga. Due in particolare lo hanno ispirato: Battle Royale e Liar Game.
Il tema della lotta di classe
La trama della serie è ben inserita anche nel filone di opere che parlano di problemi ed ansie economiche nella Corea del Sud. Il tema della lotta di classe, molto sentito in ambiente sudcoreano, ha comunque un forte impatto emotivo anche sul resto del globo.
Le tematiche trattate, come spesso accade per le opere di maggior successo, non sono originali e si possono riscontrare anche altrove. Già pellicole come il già citato Hunger Games (2012), oppure i due successi del regista premio Oscar Bong Joon-ho Snowpiercer (2013) e Parasite (2019), hanno trattato, in modo simile, lo stesso tema, riscontrando un forte entusiasmo da parte di pubblico e critica.
Il contenuto di stampo sociale, unito ad una componente thriller, ha fatto sì che questo nuovo prodotto targato Netflix risultasse essere un perfetto mix di vari elementi che, combinati tra loro, riuscissero ad interessare una vasta gamma di pubblico.
Interesse per la cultura asiatica
Sicuramente un altro motivo che si cela dietro l’enorme popolarità che sta avendo questa serie è il forte interesse verso il mondo asiatico, pieno di tradizioni spesso lontanissime da quelle a cui siamo abituati.
Anche la caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo del protagonista, contribuisce a tenere gli spettatori incollati allo schermo per tutto il corso delle nove puntate.
Di questi, infatti, ci viene mostrata ogni sfaccettatura del carattere, al punto da non risultare mai in contraddizione con quello che dicono o fanno per non rimetterci la pelle ed arrivare al premio in denaro.
Il futuro della serie
Hwang Dong-hyuk ha affermato in varie interviste di aver scritto e diretto in solitaria questo Squid Game, poiché non ritiene di essere portato per il lavoro di squadra.
A causa di ciò, però, in questi lunghi dieci anni ha subito un forte stress ed una serie di rallentamenti, quindi ha dichiarato che per il futuro della serie vorrebbe essere affiancato da un team di sceneggiatori e registi.