L’Antitrust ha pubblicato tre provvedimenti su Google, Apple e Dropbox. Sulla pagina del motore di ricerca di Google in Italia è apparsa una strana finestra che riporta un estratto del provvedimento dell’Agenzia del Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
Nell’agosto del 2020, dopo una denuncia di alcune associazioni di consumatori, l’AGCM aveva aperto un’istruttoria per pratiche commerciali scorrette e l’eventuale presenza di clausole vessatorie nelle condizioni contrattuali. Queste clausole si trovano nei famosi “Termini e condizioni d’uso”, dove solitamente l’utente di norma tende ad accettare, senza neanche leggere in toto il documento scritto con termini prettamente legali.
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L’AGCOM ha obbligato Google, Apple e Dropbox di informare gli utenti delle loro clausole vessatorie
In particolare, sotto la lente dell’Antitrust ci sono tre clausole riguardanti i servizi di cloud: “Responsabilità contrattuale”, “Sospensione o interruzione dell’accesso ai servizi” e “Modifiche ai termini contrattuali”.
In aggiunta a queste, a Dropbox è stato anche contestato il fatto di aver omesso di fornire in maniera chiara e immediatamente accessibile le informazioni sulle condizioni, sui termini e sulle procedure per recedere dal contratto e per esercitare il diritto di ripensamento.
A Dropbox è stato anche contesto il fatto di usare la lingua inglese, e non italiana, per i suoi Termini di Servizio, rendendo di fatto “non accessibili e chiare” le sue clausole.
Invece, a Google è stata notificata la mancata o inadeguata indicazione dell’attività di raccolta e utilizzo a fini commerciali dei dati forniti dall’utente e il non poter esprimere, da parte dell’utente stesso, il consenso alla raccolta e all’utilizzo a fini commerciali delle informazioni che li riguardano.
Per quanto riguarda Apple, l’Antitrust ha contestato le clausole del contratto per il servizio iCloud, in materia di Modifiche al Servizio, Backup, Esclusioni delle garanzie.
In sunto quello che l’Antitrust contesta è che i termini contrattuali siano sbilanciati dalla parte delle aziende a discapito degli utenti. In particolare:
- L’interrompere il servizio in qualsiasi momento senza motivazione;
- Le modifiche contrattuali fatte in maniera unilaterale senza possibilità di rescindere in maniera corretta il contratto;
- L’esonero di responsabilità in caso di perdita di dati.
Il risultato dell’istruttoria da parte del Garante è stato quello di non multare i tre colossi, ma li ha obbligati ad informare i propri utenti sul loro sito come si legge dalla nota pubblicata:
il testo dell’estratto del provvedimento dovrà essere pubblicato per venti giorni consecutivi sulla home page home page del sito del proprio sito Internet, versione italiana, con adeguata evidenza, entro venti giorni dalla comunicazione, dell’adozione del presente provvedimento.
Al momento solo Google ha adempito al provvedimento mettendo in altro a destra la finestra con tanto link che riporta il pdf del documento in versione integrale (come riportato nella foto sopra).
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Fonte: AGCM