Nella giornata di oggi ci ha lasciato a 98 anni Carlo Vichi, patron della Mivar, l’ultima azienda italiana produttrice di televisore e pietra miliare nella storia del nostro Paese.
La società che aveva raggiunto il suo apice negli anni Ottanta e Novanta, fino al tramonto con l’avvento dei moderni LCD e della concorrenza giapponese e sudcoreana, che portarono alla cessazione della produzione della Mivar nel 2013.
Carlo Vichi nel 2017 aveva lanciato un appello a Samsung, offrendo al colosso sudcoreano l’uso gratuito dello stabilimento di Abbiategrasso
Ho un sogno. Poter dire ricominciamo a quanti ho detto: è finita […] Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta e mai usata, gratis. Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma mille e duecento italiani, abbiatensi, milanesi. Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente”.
Carlo Vichi e la Mivar
Chi è nato prima della metà degli anni Novanta, oppure dopo, m trascorreva le giornata a casa di nonni e zii, è sicuramente cresciuto insieme a uno dei tanti cari vecchi televisori con tubo catodico (le TV CRT). Compagno di tante partite alla PlayStation con gli amici, o di pranzi consumati al volo per vedere l’ultima puntata di Dragon Ball (o l’ennesima replica, ma eravamo bimbi ed andava bene lo stesso), era quasi sicuramente un televisore Mivar.
La storica azienda nasce a Milano nel 1945 come Var (Vichi Apparecchi Radio), per la costruzione artigianale di piccole radio a valvole. La società si amplia finché, nel 1955, cambiò denominazione, aggiungendo il prefisso “Mi” di Milano, diventando così il marchio che tutti conosciamo: Mivar.
Intanto i tempi stavano cambiando sia per l’introduzione anche in Italia della Radio FM (per cui la Mivar iniziò a produrre anche radio che supportavano tale standard di trasmissione); sia per l’affermazione della televisione con le trasmissioni Rai incominciate il 3 gennaio 1954. La prima televisore Mivar venne prodotta nel 1963, anno in cui Vichi aprì lo storico stabilimento di Abbiategrasso.
Il declino delle trasmissioni radio portò la Mivar a concentrare la produzione sugli apparecchi televisivi dagli anni ’70 e ’80. Da qui il già citato apogeo e il declino negli anni Novanta e Duemila della società, con un tentativo purtroppo fallimentare nel 2004 di rilanciare il marchio con televisori LCD “piatti”. Nel mentre, nel 2008 l’azienda cessò la produzione delle storiche televisioni a tubo catodico.
Al momento della chiusura degli impianti, nel 2013, erano solo un centinaio gli apparecchi prodotti dalla Mivar; contro i 917 mila prodotti nel solo 1998 nello stabilimento di Abbiategrasso.
Quello che rimane di Carlo Vichi e della Mivar è il ricordo nelle persone: di televisori che ci hanno accompagnato per diversi anni della nostra vita; e di un uomo, dal carattere sicuramente indomito.
A Vichi piaceva pensare così:
In fabbrica si dice sissignore, come nell’Esercito, nessuno può venire a comandare in casa mia
Fonti: Corriere della Sera – Economia, La Repubblica, Archivio Storico della Fondazione Fiera Milano