Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX é sicuramente conosciuto per le sue intuizioni stravaganti (a volte anche controverse), e i suoi tweet che spesso scuotono il mercato azionario e quello delle criptovalute.
Musk è anche noto per inviare inviare una lettera ai suoi dipendenti alla fine di ogni trimestre fiscale, per spronarli a essere più produttivi nei successivi tre mesi. E anche stavolta il CEO di Tesla ha rispettato questa “tradizione”.
Come viene riportato dall’agenzia di stampa inglese Reuters, mercoledì scorso Elon Musk ha inviato una email ai suoi dipendenti, invitandoli per l’appunto a lavorare in modalità “super hardcore” per garantire “un numero adeguato di consegne per il terzo trimestre fiscale” (Q3 2021).
Il trend positivo di consegne registrato a fine trimestre questa volta é stato stranamente elevato, visto che abbiamo sofferto (come tutta l’industria) una seria scarsità di diverse componenti all’inizio di questo trimestre.
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La crisi dei semiconduttori: un problema non solo per Elon Musk
Nella lettera il CEO di Tesla ha fatto riferimento a un problema che effettivamente affligge da diversi mesi l’industria mondiale: la crisi dei semiconduttori, i metalli alla base dei microprocessori.
Tesla in quanto produttrice di auto elettriche altamente tecnologiche è sicuramente coinvolta in questa congiuntura negativa; Musk ha infatti aggiunto che sono state costruite “molte macchine con componenti mancanti che andrebbero aggiunti successivamente”.
Questa crisi deriva da una generale carenza di materie prime, provocata da diversi fattori; a monte di tutto c’è ovviamente la pandemia globale da Covid-19.
Infatti, con la sua espansione a livello mondiale nei primi mesi del 2020, le aziende hanno deciso di tagliare le previsioni di vendita e di conseguenza le ordinazioni di microprocessori. Però, con le misure prese dai governi per far fronte alla pandemia, c’è stato l’aumento sia dello smart working che della didattica a distanza, portando così a una crescita vertiginosa della domanda di device elettronici.
La aziende che compongono la catena produttiva a questo punto si sono trovate impreparate, non potendo produrre una tale quantità di microprocessori. Senza contare come per mesi i porti asiatici siano rimasti chiusi, provocando un crollo delle spedizioni di materie prime e di chip a livello mondiale.
E così è scattato il cortocircuito tra domanda e offerta, provocando l’attuale crisi, con i titoli azionari in picchiata di marchi come Ford e con la ben nota carenza di console come PlayStation 5 e Xbox Series X.
Quando finirà questa crisi dei semiconduttori? È una domanda a cui è difficile rispondere: le previsioni di analisti ed economisti parlano di una possibile carenza di processori anche per buona parte del 2022, e c’è chi si spinge in là fino al 2023. Produrre più processori per rispondere alla domanda in crescita rimane difficile con le poche fonderie di semiconduttori che esistono a livello mondiale; Intel sta investendo 20 miliardi del proprio capitale per costruire due fabbriche di processori negli USA proprio per risolvere il problema.
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Fonti: Reuters, SkyTG24, Popular Science