Dalla nascita allo scopo dei rebuild, Hideaki Anno approfondisce il suo Evangelion
Evangelion: 3.0+1.01 Thrice Upon A Time è ormai prossimo all’uscita, in contemporanea mondiale, su Amazon Prime Video. Per l’occasione il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “Il regista di Evangelion, Hideaki Anno, spiega com’è riuscito a trovare finalmente il suo finale”, all’interno del quale possiamo trovare un’intervista proprio con Anno. Ad Anno vengono poste delle domande sulla creazione del progetto Rebuild of Evangelion, sulla costruzione dei personaggi che ne fanno parte, e sul modo in cui ha pianificato il finale del franchise, in generale.
«Evangelion 3.0+1.01 Thrice Upon A Time di Hideaki Anno, che sarà trasmesso su Amazon Prime Video questo 13 agosto, è il film che i fan degli anime hanno aspettato per 25 anni. Il quarto ed ultimo lungometraggio dei rebuild della storica serie del 1995-96 Neon Genesis Evangelion porta l’epica avventura ad una conclusione definitiva. Evangelion, un’opera convincente e complessa che unisce scontri tra robot a simboli cristiani apocalittici, misticismo ebreo e angoscia adolescenziale, è una delle serie televisive più popolari della storia degli anime. La sua influenza è ampia e varia dagli anime fantasy all’avventura sci-fi del 2013 di Guillermo del Toro “Pacific Rim”. I suoi fan continuano a dibattere sul suo significato, sottotesto e sui suoi dettagli.
“L’influenza che ciò che faccio possa avere sugli altri creator non è un qualcosa a cui penso mentre lavoro ad un film”, Anno ha dichiarato al New York Times. “Decido a cosa lavorare in base a cosa si adatta meglio al mio stile e a ciò che mi interessa in quel momento. Il progetto ‘Evangelion’ è saltato fuori diverse volte, per questo ho realizzato i rebuild. Non credo che quel tipo di opportunità si verificherà nuovamente.”
«Nonostante la sua popolarità», prosegue il New York Times, «Evangelion non ha mai raggiunto un finale soddisfacente. La serie televisiva originale fallì nel dare una conclusione alla sua intricata storia, con le sue implicazioni teologiche ed ontologiche. Poco prima della trasmissione di Evangelion, Anno scrisse di averlo creato dopo quattro anni di intensa depressione, in un periodo nel quale si considerava “un rottame incapace di fare qualunque cosa” e che “la storia non è ancora finita nella mia testa.”
“Non so cosa ne sarà di Shinji o (degli altri personaggi), o dove andranno.”
«Anche dopo la realizzazione dei lungometraggi “Death & Rebirth” e “The End of Evangelion”, Anno continuava ad essere insoddisfatto», continua il New York Times. «Con l’annuncio dei rebuild, Hideaki Anno ha infine avuto la possibilità di reimmaginare la sua storia senza dover badare ai problemi economici e tecnologici che dovette affrontare in passato. Dopo tre lungometraggi, Thrice Upon A Time mette la parola “fine” alla saga.»
Anno ha spiegato le sue intenzioni con i rebuild al New York Times in una chiamata Zoom.
“Sin dall’inizio, la mia intenzione era quella di rimanere fedele alla serie televisiva con il primo film per poi iniziare a distaccarmi gradualmente dal secondo in poi, con il terzo e il quarto che avrebbero intrapreso un percorso diverso.”
Successivamente, Anno ha parlato del suo approccio ai personaggi nei rebuild. “In animazione nulla è reale. Ma io volevo dare riuscire a dare un senso di realtà a questo mondo fasullo. Volevo creare dei personaggi più umani”, spiega il regista. “Nel mondo reale c’è una differenza tra ciò che le persone dicono e quello che intendono per davvero. In animazione invece dicono sempre quello che pensano, a meno che i personaggi non stiano mentendo intenzionalmente. Io volevo ribaltare questa dinamica. Quando i personaggi di Evangelion parlano non possiamo esser certi che stiano dicendo quello che pensano per davvero. La mia intenzione era quella di rendere questo comportamento umano in animazione.”
“Le persone pensano che Shinji sia un eroe insolito”, continua Anno. “Sono dell’opinione che ciò sia dovuto proprio allo spessore che gli ho dato, basandomi sulla mia esperienza e sulle mie conoscenze. Ma Shinji e gli altri personaggi non sono soltanto il mio riflesso; dentro di loro ci sono elementi della personalità di tutti gli artisti del nostro team.”
Il franchise di Evangelion, riflette il New York Times, è riuscito nell’arduo compito di rimanere popolare con costanza in Giappone. Thrice Upon A Time, già uscito nei cinema giapponesi, ha riscosso grande successo nonostante le difficoltà del periodo, scaturite dalla pandemia di COVID-19.
Proprio a riguardo della costante popolarità di Evangelion, Anno ha affermato, “In quanto creator, voglio dare vita ad un qualcosa di intrattenente ma anche profondo. Non volevo che il nostro show favorisse l’escapismo. Piuttosto, la mia intenzione era quella di incoraggiare chiunque lo guardasse a vivere la sua vita.”
Fonte: New York Times