Il nucleare potrebbe risolvere una grossa criticità del mining di Bitcoin
Il problema del Bitcoin, che poi è stato anche uno dei fattore chiave che ne hanno causato il ribasso in borsa, è l’enorme quantità di energia che richiede per essere estratto. È infatti una delle criptovalute più “energivore” in questo senso e per questo motivo alcuni protagonisti della scena (come la Cina e Elon Musk) se ne sono allonatati. Dagli USA potrebbe arrivare una soluzione: l’utilizzo dell’energia nucleare per il mining di Bitcoin.
I progetti per la Pennsylvania e l’Ohio
Negli Stati Uniti sono stati scoperti dei progetti che puntano ad applicare l’energia nucleare al mining di Bitcoin. Le centrali interessate sono quelle presenti nella Pennsylvania e nell’Ohio.
Nel caso della Pennsylvania è il proprietario della Talen Energy, la compagnia statunitense che gestisce la Susquehanna Steam Electric Station della città, a voler costruire un datacenter dedicato al mining. Per lo Stato dell’Ohio, la richiesta parte dal fornitore di energia Energy Harbor Corp e la località in questione è la Standard Power: l’obiettivo è quello di riadattare al mining uno stabilimento abbandonato che in origine produceva carta.
Le due centrali sono infatti già attive e perfettamente funzionanti, verranno solo adattate ad alimentare il mining di Bitcoin.
Un duplice utilizzo per la centrale della Pennsylvania
Del primo progetto, quello dedicato alla Pennsylvania, conosciamo già alcuni dettagli. Soprattutto, l’impianto non sarà a utilizzo esclusivo del mining: verrà realizzato anche un ambiente di hyperscale computing, ovvero un enorme datacenter. I lavori sono già in corso e, secondo il programma, la struttura diventerà operativa nel secondo trimestre del 2022.
Perché utilizzare le centrali nucleari?
Quando si parla di nucleare, il primo pensiero va alle catastrofi del passato. In realtà, l’energia nucleare è tutto sommato vantaggiosa: l’energia prodotta ha costi relativamente bassi e le emissioni di CO2 sono a zero. Associarvi il mining di Bitcoin assicurerebbe quest’ultimo sul podio delle criptovalute. Certo, questo se si escludono guasti e incidenti: il ricordo del disastro di Chernobyl nel 1986 e di Fukushima nel 2011 è ancora vivo.
Il Bitcoin è prossimo alla morte? Forse no
La scoperta di progetti riferiti all’Ohio e alla Pennsylvania indica che il mondo non è ancora pronto ad abbandonare il Bitcoin. Anzi, la moneta continua a far parlare di sé: nell’atollo caraibico Bequia sorge la prima “comunità Bitcoin” al mondo, El Salvador l’ha appena ufficializzata e il Vietnam si mostra interessato. Non è chiaro se e quando la criptovaluta si riprenderà dal grave ribasso attuale, fatto sta che alcune località in giro per il mondo sembrano crederci ancora.
Fonti: HDBlog.