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La rivoluzione dei manga shōjo di Keiko Takemiya, in un libro

Un tuffo nell’industria dei manga degli anni ’70 dalla prospettiva di un’importantissima mangaka, Keiko Takemiya.

Giappone, 1970. Una giovane ed insicura mangaka appena ventenne è costretta a trasferirsi dal suo piccolo paesino fino a Tokyo per rinchiudersi in una stanza e lavorare giorno e notte perché indietro con le scadenze. Sei anni dopo quella stessa mangaka, Keiko Takemiya, rivoluzionerà i manga shōjo insieme ad un gruppo di colleghe, passato alla storia come “Gruppo dell’anno 24”, scolpendo per sempre il suo nome nella lista delle mangaka più importanti di sempre.

Keiko Takemiya si è raccontata in un’autobiografia da oggi disponibile anche in Italia grazie a J-POP: Il suo Nome era Gilbert – Le Ragazze Che Cambiarono La Storia Del Manga. Il libro è un viaggio all’interno della travagliata mente di un’artista, provata dal conflitto tra la disperata ricerca dell’autorialità e la necessità di assecondare le richieste un’industria ormai stagnata, ma anche all’interno della mente di una giovane donna piena di sogni, speranze e determinazione, e poi di ansie, invidie e insicurezze.

Quella della giovane Keiko Takemiya è innanzitutto la ricerca di sé stessa: di ciò che la appassiona e motiva, delle amicizie e rivalità, di quella storia — Il poema del vento e degli alberi — che tanto vuole raccontare ma che sembra proprio non riuscire a trovare un suo spazio nel mondo. Il suo Nome era Gilbert si dimostra essere anche una valevole risorsa di approfondimento per chi volesse comprendere più nel dettaglio l’industria dei manga degli anni ’70, sia per quanto riguarda le tendenze e le personalità di spicco che per quanto riguarda le più generiche dinamiche di potere che scandiscono i rapporti tra gli editor e i mangaka.

“L’editor diventa un tutt’uno con l’autore e si assicura che la narrazione abbia un senso logico, che la storia sia interessante, d’impatto, innovativa, e che le tempistiche di lavoro siano gestite correttamente. E non potrebbe essere altrimenti, perché il mangaka, abbandonato a se stesso, è una creatura che tende a finire risucchiata nel vortice del proprio racconto.”

Verso la terra - Keiko Takemiya

Punto focale trattato da Takemiya all’interno dell’autobiografia è il periodo trascorso in quell’appartamento passato alla storia come “Salone Oizumi”, il cui soprannome deriva dall’omonimo distretto di Nerima (Tokyo) in cui è situato. Il Salone Oizumi, presso il quale Takemiya ha vissuto insieme ad altre sue colleghe ed amiche, ha finito con l’essere il punto d’incontro e di riferimento per tante mangaka che avrebbero successivamente stravolto il panorama del fumetto giapponese per giovani ragazze. Tra queste, celebri sono i nomi di Ryoko Ikeda (Rose of Versailles) e Moto Hagio (Star Red).

Il Salone Oizumi ha rappresentato per Takemiya, e per le sue colleghe, una quotidiana occasione di confronto, scambio e arricchimento; un costante flusso di idee e considerazioni frutto di quel desiderio, comune a tutte, di rivoluzionare il manga shōjo, all’epoca ancorato ad un passato fatto di archetipi fissi e situazioni ricorrenti. Il confronto e l’ispirazione reciproca emergerà spesso durante la lettura, e di fatto uno dei personaggi più interessanti, se non forse il più interessante (anche a discapito di Takemiya stessa) sarà la sua intima amica Norie Masuyama, una donna incredibilmente acculturata e schietta che la guiderà in tutto il suo percorso da fumettista verso la strada dell’innovazione.

La grande rivoluzione portata dai membri del Salone Oizumi nei manga shōjo consistette nell’incorporamento di nuove tematiche e generi nelle storie trattate, e ciò fu possibile perché in quegli anni Takemiya e le sue colleghe si trasformarono in delle vere e proprie spugne, assimilando dal cinema internazionale, dall’arte classica e dalla letteratura europea (e non) quanto più possibile, arrivando persino a visitare di persona l’Europa.

“L’autore, in ultima analisi, è quella figura che mette al centro della sua opera la propria essenza, decorandola con tutto ciò che trova intorno.”

Questo leggendario periodo di convivenza fatto di proficui dibattiti, uscite serali e momenti di assoluta concentrazione, tuttavia, non è stato soltanto un qualcosa di positivo. Takemiya si è spesso ritrovata a confrontarsi, più o meno consapevolmente, con la bravura ed il talento innato di colleghe che ai suoi occhi apparivano come irraggiungibili. Quegli anni di reciproco sostegno sono stati anche costellati da momenti mentalmente sfiancanti, composti da invidia e senso di inferiorità, che l’hanno infine portata ad allontanarsi e a trovare definitivamente la sua strada.

A distanza di anni, Keiko Takemiya insegna presso la facoltà di manga della Kyoko Seika University. Il poema del vento e degli alberi, da cui è preso Gilbert, che fa da titolo all’autobiografia, è stato premiato con il rinomato Premio Shōgakukan per i manga nel 1979, ed è ad oggi considerato un classico dello shōnen’ai. Questa autobiografia potrebbe essere considerata come la storia della sua nascita, ma Takemiya preferisce presentarcela come “la storia di una giovane ragazza in cerca della sua strada”.

Keiko Takemiya, Il suo nome era Gilbert

Il Suo Nome era Gilbert – Le
Ragazze Che Cambiarono La
Storia Del Manga

Di Keiko Takemiya
Formato – 14X21 – Bross. Con Sovracc.
Pagine – 256
Prezzo: € 14,00
Disponibilità: Amazon, J-POP, Fumetteria

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Matteo Mellino

Matteo Mellino

Matteo Mellino, sul web Mr. Gozaemon. Tormenta continuamente amici e familiari parlando dell'argomento che più lo affascina e al quale dedica tutto il suo tempo libero: l'animazione giapponese. Più pigro di Spike, testardo quanto Naruto ma sempre positivo come Goku.

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