Le proteste di Piazza Tiananmen
Era il 4 giugno 1989 quando un uomo cinese sconosciuto si piazzò davanti ai carri armati in Piazza Tiananmen, a Pechino. L’immagine del cosiddetto “Tank Man” passò alla storia: divenne il simbolo delle rivolte che coinvolsero studenti, operai e intellettuali nella lotta alla libertà di parola. Il movimento di protesta, che si concentrò nei mesi di aprile, maggio e giugno 1989, terminò nel peggiore dei modi. Proprio il 4 giugno l’esercito aprì il fuoco sulla folla, composta principalmente da dimostranti indifesi. Il numero di morti non è mai stato ufficializzato, ma le stime parlano di migliaia di morti e oltre 300.000 feriti.
Impatto internazionale del Tank Man
Nonostante l’esito drammatico, le proteste misero sotto i riflettori mondiali la repressione del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione. La fotografia del “Tank Man”, l’uomo disarmato che si fermò davanti a una fila di carro armati per impedirne l’avanzamento, ha successivamente fatto il giro del mondo e ha dato un nuovo slancio alle rivolte estere che avrebbero portato poi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.
Tank Man è un tabù in Cina
All’estero, il “Rivoltoso Sconosciuto” viene ricordato come un eroe. In Cina, è sconsigliabile anche solo parlarne: sebbene si possano trovare diversi racconti e testimonianze della protesta su Internet, ma anche sui giornali e i documentari locali, molti documenti vengono sistematicamente occultati dal Partito Comunista Cinese. È il governo a controllare i mass media, quindi imporre un “filtro” sull’informazione non è particolarmente difficile.
Le proteste cambiano nome per aggirare la censura
L’esempio più evidente riguarda le manifestazioni che si tengono in occasione dell’anniversario del massacro. Ogni anno, il 4 giugno, vengono organizzate marce o fiaccolate sotto la stretta osservazione delle autorità, con il divieto di condivisione sulla rete. Sono tenuti d’occhio anche i motori di ricerca, le chat e i social network; i dissidenti vengono relegati agli arresti domiciliari. Per aggirare la censura, i cittadini si riferiscono al 4 giugno come “35 maggio”, un’espressione coniata dallo scrittore Yu Hua. Non è il primo stratagemma del genere: il movimento #MeToo è stato ribattezzato #RiceBunny, un termine che in cinese ha una pronuncia simile (“mǐ tù”).
Bing censura Tank Man
Con queste premesse è più semplice comprendere a pieno l’importanza della scena con l’uomo cinese disarmato (probabilmente uno studente) davanti a un carro armato. Ed è altrettanto comprensibile quanto sia grave che questa immagine sia sparita da Bing proprio il 4 giugno. Il motore di ricerca alle parole “Tank Man” rispondeva così:
“Non sono disponibili risultati per “tank man”. Controlla l’ortografia o prova altre parole chiave” – traduzione.
Il servizio riparte, più o meno
Il problema è stato segnalato da diversi Paesi, come Stati Uniti, Francia e Spagna, e si è protratto per una parte della giornata di venerdì 5 giugno. Alla fine, Microsoft ha ripristinato i risultati della ricerca, che però rimandavano a immagini generiche. Solo aggiungendo termini più specifici, come “Tiananmen” o “Piazza Tiananmen” si otteneva finalmente la fotografia che è passata alla storia.
Attualmente, la ricerca “Tank Man” su Bing produce i risultati sperati, ma non è chiaro perché in quei due giorni le priorità del motore di ricerca fossero diverse dal solito.
Microsoft risponde, ma il dubbio resta
Secondo Microsoft, l’errore sarebbe dovuto a “un errore umano” e l’azienda stava “lavorando attivamente per risolverlo”. Il direttore di Human Rights Watch, Kenneth Roth, è scettico.
“Inaccettabile: nell’anniversario del massacro di Piazza Tiananmen, il motore di ricerca Bing improvvisamente non restituisce alcuna immagine se si cerca “tank man”, la foto iconica. Ho appena provato. Difficile credere che questo sia un errore involontario“, scrive su Twitter.
Outrageous: on the anniversary of the murderous Tiananmen Square crackdown, Microsoft's Bing search engine suddenly won't return any images if you search for "tank man," the iconic photo. I just tried. Hard to believe this is an inadvertent error. https://t.co/LMIrpbnUnu pic.twitter.com/cPG3XV3tBI
— Kenneth Roth (@KenRoth) June 4, 2021
Microsoft Bing è uno dei pochi motori di ricerca disponibili in Cina e già nel 2019 aveva avuto qualche problema con il Paese asiatico: per qualche giorno il servizio era inaccessibile, possibilmente per un blocco imposto dalle autorità. In quell’occasione Microsoft non ha rivelato la causa dell’interruzione, ma alla fine il servizio è stato ripristinato.
Fonti: Financial Times, Vice, BBC.