Abbiamo provato a fondo KnockOut City, si tratta di un titolo futuribile o di una meteora di passaggio?
Arrivata ai titoli di coda la prova gratuita rappresentata dalla “Festa di Quartiere” – nonostante il titolo resti free-to-play sino al rango di strada 25 – l’accesso a KnockOut City diventa a pagamento, ed è il caso di tirare le somme con una panoramica che illustri punti deboli e di forza della produzione, oltre che per fungere da riflessione sulle reali prospettive del gioco targato Velan Studios, parte del programma Originals di EA.
Dopo tante ore passate in compagnia di botte da orbi e tiri ad effetto sui denti – nostri ed avversari – possiamo partire da un solido assunto in questa analisi: KnockOut City è parecchio divertente ed assuefacente, ma ci ha anche fatto provare enorme frustrazione. Questo perché, a dispetto del contesto scanzonato che richiama un ibrido distopico a metà tra Grease e The Warriors, il gioco è tanto immediato quanto impegnativo.
Il che indirizza il titolo verso un tipo di pubblico specifico, ma si allontana da un’utenza casual più pura, che accende la console giusto per un paio di partite e via. Il DodgeBrawler disegnato da Velan richiede attenzione e cautela tanto che, per costruzione del party, movimenti in sincrono, coperture e tattica si avvicina a materiale eSportivo, più che ad un vacuo passatempo.
It’s not DodgeBall, it’s DodgeBrawl
Facciamo chiarezza, ponendo le basi: KnockOut City parte dai fondamentali della comunissima palla avvelenata. Due team, nella modalità principe costituite da tre membri ciascuna, si sfidano al meglio dei 3 round in un inferno di pallonate a destra e manca. Il contesto, però, è reso folle da due elementi in particolare: le arene e le palle speciali.
Le prime – in verità solo una manciata, allo stato attuale – sono disseminate di ‘trappole ambientali’ che infastidiscono i giocatori di entrambi i team o possono diventare risorse, all’occorrenza, per mettere alle strette gli avversari, farli sbagliare o provocarne l’eliminazione. La stessa conformazione del campo di gioco ci vedrà protagonisti di svariate scelte per quanto riguarda i tiri: palla alla mano, infatti ed a seconda delle situazioni, sarà possibile ricorrere a lanci diretti o ad effetto, in modo tale da superare le barriere architettoniche che ci ostruiscono la visuale o anche solo per aumentare l’effetto sorpresa e colpire un membro dell’altra squadra.
Eliminare un avversario significa guadagnare un punto KO. Sommarne 10, sempre nella modalità principale, si traduce nella vittoria di un round. Le stesse possono essere ottenute in diversi modi, come suggerito poc’anzi. Sia attraverso due pallonate subite, che facendo precipitare il malcapitato al di là della mappa, risultando in un’instant death.
Ma non si tratta dell’unico modo per infliggere un one hit KO ai contendenti: passando alle palle speciali, quella più peculiare è rappresentata da… noi stessi. Potremo infatti appallottolarci per diventare un’arma di distruzione di massa nelle mani di un compagno, sia in versione standard che caricata. In quest’ultimo caso, prenderemo le sembianze una vera e propria bomba ad area.
Ad una tale potenza di fuoco e alle soluzioni offensive citate, corrisponde un comparto difensivo all’altezza? Nì. Tre sono gli strumenti di difesa principali: il dash elusivo, impreciso e rischioso, dato che sarà una delle non poche animazioni non soggette a cancellazione; la suddetta copertura fornita dal campo di gioco che, non permettendoci di vedere il frame in cui la palla parte dalle mani avversarie ed i succitati tiri ad effetto, rischia di diventare spesso un’arma a doppio taglio; e l’ovvia parata, richiamabile tramite la pressione del grilletto sinistro.
Interiorizzare i tempi di quest’ultima meccanica è di vitale importanza per avere successo su KnockOut City, anche se essere un asso del blocco non è automaticamente garanzia di successo: applicare la parata con il tempismo errato è clamorosamente punitivo, ma anche essere perfetti nel fondamentale e gettarsi a capofitto nella mischia potrebbe risultare in una pessima idea. Quando messi in mezzo in inferiorità numerica contro il party avversario, è sempre complicato uscirne indenni, anche con dei riflessi fulminei e la latenza al minimo.
Giocare da soli non basta
E allora, qual è il ‘segreto’ del successo a KnockOut City? Fare squadra. Le doti singole sono fondamentali, ma più si alza il livello – specie nelle partite classificate – e più sarà complicato bastare a noi stessi per la vittoria. Fare gruppo è una delle feature più sponsorizzate nel gioco, con tanto di sezione dedicata alle crew e alla loro formazione. Passarsi la palla darà un boost al tiro del ricevente e, nello stesso tempo, avere qualcuno che ci copra le spalle nei momenti di maggiore spericolatezza, ci permetterà di caricare i tiri a dovere, fintare con calma e riprogrammare una strategia in caso il nostro piano mentale dovesse andare in malora.
Ecco perché, al netto di qualche sbavatura di troppo che non permette al titolo di essere tecnico al 100%, è probabile che l’ambito d’applicazione che vedrà il software fiorire nei prossimi mesi ed anni sarà quello eSportivo. Con questo accento, KnockOut City potrebbe avere un roseo futuro davanti a sé, evitando la sgradevole parte da meteora estiva che spesso ricade su simili produzioni multiplayer-only. Come sempre, in questi titoli è essenziale sapersi rinnovare ed offrire sempre nuovi stimoli ai videogiocatori. La palla passa dunque a Velan Studios, sperando che gli sviluppatori siano pronti a sferrare il KO decisivo!