Le pagine extra del capitolo 139 de L’Attacco dei Giganti sono finalmente disponibili: quanto influiscono sulla qualità complessiva della serie e del finale?
Questo è un articolo che non avrei mai voluto scrivere. Perché Hajime Isayama nello scrivere L’Attacco dei Giganti è sempre stato coerente, sensato, ha sempre cercato di motivare tutto ciò che faceva e un messaggio di fondo (a volte, più di uno).
È un articolo che non avrei mai voluto scrivere perché, dopo la bellezza del finale del capitolo 139 queste ultime otto pagine non possono fare altro che lasciarmi delusa. Erano necessarie? No. Sono utili a chiarire dei punti lasciati aperti? Neppure.
Non sappiamo perché Isayama abbia quindi voluto aggiungere queste otto pagine finali, se per cercare di accontentare una certa fetta di fan che erano rimasti insoddisfatti del finale o se fossero già previste; fatto sta che, dal mio punto di vista, queste lasciano più dubbi e aperture di tutto il precedente capitolo messo insieme.
La domanda fondamentale naturalmente è: L’Attacco dei Giganti è stato rovinato? Naturalmente no, ma sicuramente una parte di ciò che rendeva tanto poetico quel finale, così colmo di speranza ma anche di disperazione, a seconda del punto di vista dal quale lo si leggeva, è andata irrimediabilmente perduta. Ed è un grande peccato.
Il 139 e il sacrificio
Il finale “su rivista” del capitolo 139 de L’Attacco dei Giganti era sicuramente un finale aperto e che lasciava dei dubbi ma che riusciva comunque a dare una giusta conclusione alle vicende di buona parte dei personaggi. Il personaggio di Eren era chiuso, Mikasa era riuscita a fare quel definitivo passo avanti che non era mai riuscito ad Ymir e a liberarsi dalla parte ossessiva del proprio amore, lasciando spazio ad un amore finalmente libero, che le aveva permesso di trovare la forza di uccidere Eren.
Levi, stanco dalle mille battaglie, si era lasciato andare ripensando a tutti i compagni morti per ottenere la fine della guerra.
“Lo vedete? Credo sia questo il risultato di tutti quei cuori che avete offerto.”
In due tavole tra le più belle mai realizzate da Isayama per L’Attacco dei Giganti l’autore, tramite Levi, ha recuperato il discorso di Erwin Smith poco prima di gettarsi all’attacco del Gigante Bestia. La morte dà significato alla vita, al sacrificio, e sta proprio ai vivi portare avanti quella risoluzione: i morti affidano a chi rimane il loro significato. Ma il reale risultato dei cuori offerti dal Corpo di Ricerca, a questo punto… qual è?
Qual è il significato, se la guerra non è finita e se Paradise è stata distrutta, alla fine?
Qual è il senso delle loro morti se tutto ciò per cui hanno combattuto e hanno sacrificato loro stesso è stato messo da parte in favore di una guerra totale che non ha pietà di nessuno e non si ferma neppure dopo che l’80% del mondo è stato calpestato e distrutto?
Il loop infinito di odio
Come se tutto ciò non fosse già abbastanza, sembra sia stato costruito un monumento sotto l’albero sulla collina ai piedi del quale Eren è stato sepolto. Sapevamo già che una certa porzione degli abitanti di Paradise fossero d’accordo con quanto realizzato da Eren, ma spingersi a tanto vanifica solo ulteriormente il sacrificio di tutti quegli uomini del Corpo di Ricerca che sono morti affinché Paradise potesse un giorno vivere in pace.
Paradise è stata distrutta e nessuno ha tratto giovamento da ciò. Il bambino nell’ultima pagina della serie che, passeggiando per una foresta, trova l’albero, cresciuto col passare degli anni. Questo rimanda, per certi versi, alle vicende iniziali di Ymir che trovò l’albero mentre fuggiva dal proprio villaggio dopo essere stata accusata di avere liberato i maiali.
L’analogia è evidente, entrambi fuggono dalla stessa morte e violenza, e proprio alla luce di questa analogia non possiamo che chiederci: la morte di Eren ha davvero liberato qualcuno? Il sacrificio di Eren e degli altri è servito in qualche modo a Paradise?
L’isola è distrutta e l’odio continua con o senza il potere dei giganti e il loop di disperazione e morte con cui la serie era iniziata non si è realmente spezzato, come invece avevamo pensato alla luce della versione su rivista del 139 de L’Attacco dei Giganti.
Tutto quell’odio c’è ancora e sembra non finirà mai. La speranza con cui il capitolo 139 si chiudeva originariamente, di potere un giorno superare tutto questo attraverso il confronto e il dialogo, è definitivamente svanita.
A questo punto, alla luce di queste otto nuove pagine non possiamo non chiederci: era questo il mondo che Hanji avrebbe voluto esplorare? Era questo, ciò che Erwin desiderava una volta scoperti i segreti della cantina? È per questa guerra senza fine che loro e tutti gli altri hanno offerto i loro cuori e le loro vite?
E, infine, è davvero questo il mondo in cui Eren, Mikasa ed Armin avrebbero voluto incontrarsi, al di là di quelle alte mura?
Voi Commodoriani cosa pensate di queste otto pagine conclusive de L’Attacco dei Giganti? Preferite questa versione del finale o quella pubblicata sulla rivista? Fatecelo sapere con un commento!