Ecco la nostra recensione di Returnal, nuova esclusiva PS5
Un segnale: Pallida Ombra. Un incidente mortale, anzi no. Un pianeta apparentemente disabitato, pieno di fauna ostile. Un cadavere. Dei ricordi. I miei ricordi. Quel cadavere sono io, ma come è possibile? Le bestie mi attaccano, rispondo al fuoco, non ce la faccio. Muoio. No, non sono morta, o almeno non mi sembra di esserlo. Sono di nuovo su Helios, la mia nave, distrutta da non si sa quale forza. L’Astronauta continua a perseguitarmi, ma chi è davvero? Provo ad avanzare nelle Rovine di questo strano pianeta.. Atropo, così dicono i diari registrati con una voce, la mia. Le Rovine sembrano essere diverse rispetto a prima. Le creature continuano ad attaccarmi, sono troppe. I tentacoli mi trascinano sul fondo, mi manca il respiro. Muoio. No, non sono morta. Imbraccio una nuova arma, aumento l’integrità della mia tuta, ma le creature continuano ad attaccarmi. Mi hanno sopraffatta. Muoio. No, non sono morta. Ascolto il richiamo della Pallida Ombra, sembra essere vicino, devo arrivarci. Ma non ci riesco. Muoio, ancora una volta. No, non sono morta. Stavolta sono pronta. Aspetta, quella casa… è la mia… ma come è possibile? Faccio fuori questi mostruosi esseri, ma Phrike, così si chiama, mi uccide, ancora una volta. Dei tentacoli mi avvolgono, ancora una volta… mi manca il respiro ma poi…
RITORNO.
Returnal, nuova esclusiva PlayStation 5 targata Housemarque, sta tutto nelle poche righe di introduzione a questa recensione. Sin dal suo annuncio, questo TPS bullet-hell con elementi rogue lite si distinse dalla massa, e forse anche da quelli che alcuni definiscono blockbuster videoludici dei PlayStation Studios, grazie ad un gameplay che si presentava come estremamente frenetico e ad un’ambientazione destinata sin da subito a divenire iconica, pesantemente ispirata sia all’horror tanto caro a Lovecraft, sia alla più recente Trilogia dell’Area X, saga letteraria di assoluto valore. Eppure, nonostante queste brillantissime premesse, molti dei giocatori che popolano il mondo dell’internet tendevano a sottovalutare questo prodotto a causa di un incomprensibile scetticismo, che è stato però spazzato via sin dal click che da il via a questa particolarissima avventura. Dopo aver imbracciato i nostri fidi DualSense, siamo finalmente pronti a dirvi la nostra su Returnal, che, vi ricordiamo, è disponibile dal 30 aprile in esclusiva PS5.
Gli orrori di Atropo, raccontati per bene
Raccontare una storia potente in un rogue lite non è mai facile. La frammentarietà del gameplay, e la proceduralità delle zone da esplorare infatti non aiuta gli sceneggiatori, che il più delle volte sono costretti a sacrificare alcune scelte narrative in quanto particolarmente difficili da inserire in un contesto “mordi e fuggi”. Quest’affermazione però non vale per Returnal, o almeno non del tutto. L’incubo vissuto da Selene su Atropo ed il suo eterno ritorno sono raccontati in maniera egregia, grazie a degli espedienti che tendono a non limitare o rallentare il ritmo di gioco. Ci riferiamo in particolare a degli audio diari disseminati sui vari biomi di Atropo, lasciati dalle vecchie incarnazioni della protagonista, e a delle inquietanti sezioni in prima persona ambientate in una vetusta casa del ventesimo secolo presente nelle Rovine, la prima zona di gioco. In questa lugubre magione, finita non si sa come sull’ostile pianeta, scopriremo delle agghiaccianti verità sul passato di Selene, sulle sue visioni con protagonista l’inquietantissimo Astronauta, e soprattutto sui “veri motivi” della visita su Atropo. Queste sezioni narrative si sbloccheranno raggiunti determinati obiettivi, e rappresentano, unitamente alla lore ed alle ambientazioni “vive” di Atropo, il vero punto forte del racconto di Returnal, che risulta essere uno dei migliori “space horror” che abbiano calcato le rive del medium videoludico.
Questo tipo di narrazione, che lascia intendere a volte un po’ troppo, a volte troppo poco, è sicuramente una novità per ciò che riguarda le esclusive PlayStation, a causa soprattutto di una frammentarietà che più di una volta rischia di confondere il giocatore; nonostante ciò però, l’esperimento di Housemarque ci è sembrato particolarmente riuscito. Chiaramente, la storia di Selene non è l’unica storia raccontata in Returnal; le avventure ed i drammi della protagonista vanno infatti a braccetto con quella che è la storia di Atropo e dei suoi abitanti, relegata a particolari stanze che fungono da “museo” e a misteriose ed inquietanti incisioni presenti su delle pietre, che chiariranno come il pianeta sia caduto in rovina, diventando quel vortice di delirante oscurità in cui siamo intrappolati. Le poche e frammentarie informazioni che il gioco lascia sono volte, unitamente a delle ambientazioni che possiamo definire vive, a creare un setting che perseguiterà i nostri incubi a lungo e che risulta essere, forse insieme alle sterminate lande di Death Stranding, uno dei più riusciti degli ultimi anni.
I biomi di Atropo compongono un pianeta vivo, fortemente identitario ma allo stesso tempo ancorato agli stilemi propri di un particolare tipo di letteratura horror già menzionati in precedenza, capace di catturare la mente del giocatore più di quanto non lo faccia con la povera Selene. Nonostante la sua natura da roguelite dunque, Returnal mette in mostra anche un comparto narrativo di tutto rispetto, capace di rapire l’utente anche dopo i titoli di coda; per questo motivo, non possiamo fare altro che un plauso ai ragazzi di Housemarque, che, rischiando, hanno ottenuto una schiacciante vittoria anche sotto questo punto di vista.
Gameplay al potere, anche se la difficoltà..
Se credete che Housemarque abbia superato sé stessa solo dal punto di vista della narrazione, vi anticipiamo che siete assolutamente in errore. La space opera della software house finlandese rappresenta non solo la naturale evoluzione del lavoro che la stessa ha compiuto nel corso degli anni, ma anche la sua consacrazione. A differenza dei precedenti titoli sviluppati da Housemarque, e più in generale a differenza degli ottimi roguelite presenti sul mercato, Returnal è, appunto, un TPS con elementi roguelite dal gameplay estremamente punitivo e clamorosamente frenetico. Ambientato in ambienti generati in maniera procedurale, il titolo ci mette nei panni di Selene, che partendo dalle Rovine, luogo dello schianto di Helios, sarà intenta a scoprire il segreto che sta dietro il loop temporale in cui essa stessa è intrappolata, facendosi strada in stanze strapiene di orrori di ogni tipo.
Armati di una semplice pistola dunque, starà a noi ripulire tutte le stanze per avvicinarci sempre più alla speranza di uscire dall’incubo, rappresentata da un flebile punto arancione sulla minimappa in nostra dotazione, utile ad orientarci al meglio nelle intricate ambientazioni ideate dagli sviluppatori. Farsi strada tra le mostruosità di Atropo però è tutto tranne che facile, poiché i numerosi nemici che incontreremo trasformeranno ogni stanza in un vero e proprio inferno, formato perlopiù da un’apoteosi di proiettili da schivare per restare vivi. il dash non è però l’unico aiuto che Selene ha nei numerosissimi scontri a fuoco, che per struttura ludica ci hanno ricordato enormemente quelli di Control. La protagonista infatti, ad ogni nemico ucciso, beneficerà di un aumento alla propria Adrenalina; questo comporterà l’acquisizione di un bonus. Oltre all’Adrenalina, l’uccisione dei nemici aumenta il Sovraccarico della tuta di Selene; la feature ci permetterà, tramite una pressione con il giusto timing del tasto R2, di ricaricare la nostra arma più rapidamente, acquisendo un enorme vantaggio nello scontro. Attenzione però, poiché tutti i bonus acquisiti si azzereranno dopo esser stati colpiti da uno dei proiettili nemici.
Questo tipo di gameplay, che premia chiaramente i giocatori che sapranno sfruttare al meglio sia i fragili ripari che offre l’ambientazione, sia le schivate e gli attacchi in mischia, può essere tuttavia estremamente penalizzante e punitivo per i giocatori meno abili, che si ritroveranno più di una volta a maledire i mob di turno, anche a causa degli elevatissimi danni che sono capaci di infliggere. Oltre a questi buff dettati dal successo negli scontri a fuoco, disseminati nella mappa vi saranno una serie di oggetti che garantiranno a Selene dei miglioramenti, che resteranno attivi per tutta la durata del Ciclo, la cui raccolta potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte, soprattutto nelle fasi più avanzate del titolo. A tali oggetti si affiancano le Resine, che migliorano la quantità massima di HP di Selene, e gli Oboliti, che altro non rappresentano se non la valuta in game di Returnal e che vi permetteranno di ‘acquistare’ rarissimi consumabili che difficilmente troverete nella mappa. Nel titolo però non è tutto oro ciò che luccica; spesso infatti ci ritroveremo davanti a dei forzieri o dei depositi di Oboliti attorniati da un aurea violacea, definiti Maligni, che potranno essere aperti tramite il sacrificio di Etere (altro consumabile dal difficile reperimento e dagli svariati usi). Se tuttavia non aveste Etere in vostro possesso, l’apertura di tali oggetti comporterà, probabilmente, un’Avaria alla vostra tuta, che si sostanzierà in un malus che potrà essere poi risolto completando specifiche task. Rischiare potrebbe dunque portarvi in dote un ottimo consumabile o una fortissima arma, ma i malus di cui sopra se non risolti nell’immediato vi porteranno, quasi sicuramente, alla morte, impattando pesantemente sui combattimenti.
Come se non bastasse, nei vari biomi di Atropo sono presenti dei Parassiti che, se raccolti, vi garantiranno contemporaneamente un bonus ed un malus; starà a voi scegliere se equipaggiarli e rischiare, o proseguire facendo a meno di vantaggi e svantaggi. Nella mappa inoltre, alcune stanze, che potrebbero o meno richiedere una chiave atropica per essere aperte, vi garantiranno dei potenziamenti fissi, siano essi buff o armi più forti della vostra fida pistola.
L’unica criticità che abbiamo riscontrato nel gameplay di Returnal è relativa proprio alla struttura roguelite; essendo il titolo improntato non solo sul gameplay ma anche sulla narrativa, gli stimoli di molti giocatori una volta terminata la storia potrebbero venir meno, anche a causa di una difficoltà totalmente sbilanciata verso l’alto, che aumenta di bioma in bioma fino a divenire una vera e propria sfida, con sé stessi ed RNG permettendo. Per il resto, l’esclusiva PS5 targata Housemarque offre un impianto ludico frenetico, appagante, punitivo, veloce e soprattutto estremamente divertente, capace di causare assuefazione nella gran parte degli utenti che decideranno di imbarcarsi in questa folle ed oscura avventura.
Armi, le migliori amiche di Selene
Una parentesi doverosa dev’essere spesa per le bocche da fuoco. Al netto della possibilità di convertire oggetti sia permanenti che consumabili in risorse utili in battaglia, le migliori amiche di Selene nella sua folle odissea sull’ostile pianeta saranno le armi.
Se ogni ciclo dovrà essere iniziato dalla pistola standard, addentrarsi nell’intricato labirinto rappresentato dalle stanze di Atropo ci darà modo di mettere le mani su di un arsenale di notevole entità. Dalle carabine ai lanciamissili, passando per strumenti d’offesa “biologici” che lanciano acido e con un’estetica aliena ed ispirata.
Alcune armi verranno “sbloccate” nei cicli successivi al completamento di un determinato bioma, altre saranno il succulento loot di un nemico temibile, ma vi capiterà di trovarle con maggior frequenza all’interno di forzieri d’ogni tipo. È qui che entra in gioco un ulteriore concetto da assimilare alla svelta in Returnal: quello della competenza, guadagnabile sia attraverso le uccisioni dei nemici che tramite appositi oggetti disseminati nelle mappe.
A seconda di questo ulteriore valore, infatti, avremo modo di trovarne di più utili alla causa, con diverse aggiunte passive – sbloccabili con l’uso – che renderanno le varianti acquisite con un indice di competenza maggiore decisamente più performanti in battaglia.
Ogni arma gode di due differenti modalità di fuoco, che di default saranno gestite in maniera innovativa dal DualSense: a seconda della pressione del grilletto sinistro dedicato alla mira, infatti, potremo accedere all’una o all’altra.
Trattandosi di una novità assoluta, la feature potrebbe richiedere un po’ di ambientamento da parte di un determinato tipo d’utenza, ma chi non si lascerà tentare dalla possibilità di tornare ad uno schema di comandi più classico troverà non pochi benefici alla distanza
Finalmente Next Gen!
Proprio in merito al forte legame tra il titolo e l’hardware su cui esso gira, e con buona pace dell’ottimo AstroBot, sentiamo di poter tranquillamente definire Returnal il primo titolo capace di sfruttare appieno tutte le novità di PlayStation 5. Il colpo d’occhio è ottimo, garantito non solo dalla risoluzione a 4K, dal ray tracing attivo e dal frame rate ancorato a 60FPS, ma anche da una direzione artistica da applausi, che riesce ad incarnare appieno le idee degli sviluppatori. Ognuno dei biomi di Atropo, ogni nemico, ed ogni scorcio trasuda identità da ogni poro, contribuendo a creare un’atmosfera che riesce ad incutere terrore, smarrimento, desolazione e frustrazione anche dopo una fugace occhiata.
A supporto di tutto ciò Returnal presenta un level design da applausi, oltre che una cura per il comparto audio letteralmente fuori scala; sfruttando la tecnologia Tempest infatti, chiunque abbia delle cuffie supportate potrà godersi questo titolo al meglio, grazie ad un’implementazione dell’audio 3D pazzesca, capace di ampliare ancor di più le già terrificanti vibrazioni delle location esplorabili. Ottimi anche i tempi di caricamento, che sono praticamente nulli, grazie alle potenzialità dell’SSD custom di Sony. Returnal sfrutta anche egregiamente tutte le peculiarità del DualSense, e non solo per il già citato utilizzo dei grilletti in battaglia. Il feedback aptico replica praticamente qualunque cosa succeda a schermo, cutscene comprese, e riesce a contribuire in maniera sorprendente all’immersività del giocatore.
In conclusione..
Returnal è un titolo che ci ha assolutamente sorpreso, risultando in una risposta piuttosto brutale a tutti quelli che affermano che le esclusive PlayStation son tutte troppo simili tra loro. Il prodotto targato Housemarque offre un gameplay estremamente punitivo, ma allo stesso tempo veloce, divertente e capace di generare un altissimo grado di assuefazione, cosa che ogni buon esponente del genere d’appartenenza dovrebbe far dire di sé. A ciò si aggiunge una narrazione egregia, supportata da un’ambientazione che da sola vale il prezzo del biglietto, e da una realizzazione tecnica di altissimo livello, che cerca di sfruttare appieno tutte le potenzialità di PS5. L’unico punto interrogativo resta quello relativo ad un’ipotetica mancanza di stimoli dei giocatori, che una volta raggiunti tutti gli obiettivi narrativi, potrebbero decidere di non affrontare ulteriori run giusto per il gusto di farlo.
VOTO: 8.8