La prima intervista di Elliot Page dopo aver dichiarato di essere transgender fa luce sulla sua nuova vita
Dopo l’annuncio rilasciato da Elliot Page, prima conosciuto come Ellen, sul suo profilo Instagram il 1 Dicembre 2020, finalmente abbiamo avuto l’occasione di sentirlo parlare della sua identità di genere e delle problematiche che affliggono milioni di adolescenti transessuali.
L’attore ha parlato con Oprah Winfrey della sua storia e di quanto siano sbagliate le polemiche contro le terapie ormonali per i minori. Questa è stata la sua prima intervista dopo il coming out e sarà visibile su AppleTV+.
Prima di iniziare l’intervista con la conduttrice, ha rilasciato una dichiarazione per Vanity Fair nella quale ha detto di essere sempre stato sicuro di sentirsi un uomo, e che fin da piccolo si ripeteva che non poteva essere maschio, ma che per fortuna ora le cose sono cambiate e lui ha imparato, giustamente, ad amarsi e a ritenersi perfetto così com’è.
Come molti già sapranno, questo non è stato il primo ed unico coming out di Elliot Page; nel 2014, infatti, “Ellen” Page aveva dichiarato di essere omosessuale.
Per lui non è stato, in ogni caso, più facile affrontare per la seconda volta questo tipo di percorso, ma non ne potrebbe essere più felice. Uno dei motivi che lo ha spinto a dichiararsi è stato proprio il pensiero di poter aiutare milioni di giovani transessuali come lui, aiutarli ad avere speranza e a combattere per i loro diritti.
Tutti i membri della comunità LGBTQI hanno le loro difficoltà, ma l’universo dei trans è attivamente contrastato da movimenti anti-trans e anti-LGBTQI, che condannano le terapie ormonali sui minori, causando problemi d’ogni tipo, come ad esempio la disforia di genere.
Inoltre negli USA sono fin troppi gli Stati che hanno leggi fatte appositamente per escludere i giovani trans dalle pratiche più comuni, come ad esempio gli sport scolastici, fino proprio al vietare i trattamenti ormonali.
Queste leggi gravano pesantemente sulle spalle delle giovani mente e, come Elliot specifica, sono fonte in molti casi di suicidi o comunque un profondo disagio mentale che porta un numero infinito di ragazzi ad odiare se stessi o/e gli altri.
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