Un operaio dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto è stato licenziato dopo un post su Facebook
Nelle ultime ore sta facendo scalpore la vicenda di un operaio dell’acciaieria ArcelorMittal, stabilimento noto ai più come Ex Ilva di Taranto, che è stato licenziato dopo la pubblicazione di un post Facebook riguardante una fiction “Svegliati amore mio“, con protagonista Sabrina Ferilli, che racconta le conseguenze sanitarie e ambientali delle emissioni di un’acciaieria chiamata Ghisal.
L’uomo, 45 anni e padre di due figli, aveva condiviso un post, una sorta di catena di sant’Antonio per così dire, in cui si faceva un parallelismo tra l’acciaieria della fiction e lo stabilimento tarantino, invitando le persone a guardare la serie e riflettere sulla situazione dello stabilimento ArcelorMittal.
Un messaggio forte, pubblicato sulla bacheca chiusa dell’operaio, che definiva “assassini” i responsabili della morte e delle malformazioni di tanti bambini, con una media locale ben più alta di quella nazionale.
L’azienda ha deciso quindi di licenziare per giusta causa il dipendente a causa dei contenuti del post, definiti “denigratori e altamente lesivi nei confronti dell’immagine dell’azienda“.
L’operaio licenziato si è difeso dicendo:
Ho fatto solo copia e incolla di un post su Facebook e per questo sono stato licenziato da ArcelorMittal, dopo un provvedimento disciplinare di sospensione. ArcelorMittal mi contesta di aver leso l’immagine della società. E questo perché qualche giorno fa ho condiviso sulla pagina Facebook che ho con mia moglie un post scritto da altri con cui si invitava a vedere la fiction ‘Svegliati amore mio’. Il post conteneva frasi che facevano riferimento a situazioni di inquinamento ambientale, io abito a Taranto mica a Trento e credo di non essere stato l’unico a condividerlo
Si potrebbero aprire adesso tante parentesi, a partire da quella del rapporto simbiotico che coinvolge lo stabilimento Ex Ilva e il territorio tarantino, fino ad arrivare alla delicata faccenda dei post social che provocano licenziamenti.
Chi scrive è un pugliese, che conosce bene e da vicino le criticità ambientali del territorio (le quali non si limitano solo all’acciaieria in questione ma coprono altri territori con altri mostri ambientali), ma il caso tarantino è facilmente comprensibile anche da chi non ha mai vissuto in prima persona la situazione: un mostro di metallo che avvelena i dipendenti e i cittadini ma che, al tempo stesso, dà da mangiare a centinaia di famiglie del territorio. I tarantini sanno che lo stabilimento Ex Ilva li sta uccidendo e continuerà a farlo, ma sono consapevoli che morirebbero di fame senza di lui. Un rapporto difficile quindi, profondamente radicato nel tessuto sociale locale, del quale è molto complicato trovare una soluzione.
Per quanto riguarda il problema legale, invece, la situazione è ancora più ingarbugliata.
Un’azienda può licenziare per giusta causa un dipendente quando, tra le altre cose, si offende la reputazione altrui o si scredita l’azienda, incorrendo quindi nel reato di diffamazione ex art. 595 del codice penale.
La Corte di Cassazione si è pronunciata innumerevoli volte nel corso degli ultimi anni, come nel caso della sentenza n. 10280 del 27 aprile 2018.
Nel caso in oggetto, infatti, aveva stabilito che le critiche offensive del lavoratore postate sulla propria bacheca Facebook creavano un grave danno all’immagine dell’azienda, anche se non ne era esplicitato il nome, ed avevano natura diffamatoria, tale da giustificarne il licenziamento.
Nel frattempo la storia è diventata virale, anche in seguito al racconto dell’operaio durante un servizio de Le Iene.
Sabrina Ferilli, protagonista della fiction in questione, si è offerta di pagare le spese legali per il ricorso dell’operaio, che ha però rifiutato, decidendo di affidarsi al sindacato USB, che pagherà le spese.
Sulla faccenda si è anche espresso il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha chiesto spiegazioni all’amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli.
Nel frattempo, proprio ArcelorMittal ha aperto una linea di dialogo con l’operaio, affermando “di non aver ricevuto alcuna richiesta di confronto dal dipendente, anzi ribadisce che le giustificazioni formulate dallo stesso non fanno che confermare le motivazioni della sanzione disciplinare”. Tuttavia, “AM ribadisce la propria disponibilità ad un confronto analogo a quello avuto recentemente con altro dipendente, all’esito del quale, a fronte della presentazione di adeguate scuse, l’azienda ha deciso di revocare il licenziamento“
Cosa ne pensate di questa situazione? Credete che l’uomo sia stato licenziato legittimamente? Ditecelo nei commenti.
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