Con l’imminente conclusione de l’Attacco dei Giganti, proviamo a fare un’ultima teoria sul capitolo 1
Facciamo finta che qui ci siano tante belle parole sul fatto che il manga de L’Attacco dei Giganti stia finendo, che sia bello, bellissimo, che abbia instaurato nuovi paradigmi per gli shonen e andiamo al dunque.
Un’analisi e una nostra visione del capitolo 138 l’abbiamo già data, ma con 45 pagine mancanti sembra quasi surreale il fatto che quelle due pagine mostrate ormai quasi 13 anni fa non abbiano ancora una spiegazione. Però la cosa non dovrebbe destabilizzarci perché il buon Hajime Isayama quasi mai ci ha dato degli spiegoni o dei dialoghi super lunghi in cui ci dice per filo e per segno cosa succede, ma ha sempre dato il modo di capire, di ricollegare i punti e farci spremere le meningi: ed è quello che faremo qui.
Infatti, probabilmente abbiamo ormai tutti gli elementi per capire il sogno di Eren, per l’interpretazione del quale basta prendere in esamine i capitoli 1, 122, 137 e 138. Analizziamo per bene tutto.
Capitolo 1: A te, tra 2000 anni
Il primo capitolo ha un titolo emblematico. A lungo ci siamo chiesti cosa significassero quelle parole, così misteriose ma allo stesso tempo pregne di significato. La risposta a quel titolo ci è arrivata il 9 ottobre del 2019, con il capitolo 122, ma andiamo con ordine.
Nel capitolo 1 i due protagonisti, Eren e Mikasa, ci vengono presentati proprio tramite questo sogno. Mikasa dice a Eren “Ci vediamo, Eren”, tavola seguita da una striscia nera per poi mostrarci Mikasa che sveglia Eren. Stordito, Eren nota due cose: che i capelli di Mikasa sono lunghi e che sembra che si sia svegliato da un lungo sogno. Mikasa nota anche che Eren sta piangendo, quasi senza motivo.
La Mikasa che vediamo prima della striscia nera però, quella appunto coi capelli corti, non è la Mikasa bambina che Eren conosce, ma molto probabilmente è quella che vede nel sogno prima di svegliarsi.
Sì, abbiamo descritto due immagini, ma va bene, andiamo avanti e iniziamo a collegare tutti i puntini.
Capitolo 122: Da te, 2000 anni fa
Il flashback con la storia della progenitrice Ymir è stato forse uno degli eventi de l’Attacco dei Giganti più inaspettati e sbalorditivi che siano saltati fuori nel corso di questa storia. Ma concentriamoci non sulla vita di Ymir, ma su ciò che accade dopo.
Le parole di Eren sono chiare: “Tu sei solo un essere umano, fa’ la tua scelta. Sii libera”. E mentre Eren abbraccia Ymir le chiede una cosa che forse in tanti hanno ignorato: “Sei stata tu a condurmi fin qui, non è vero?” continuando con “Hai aspettato, per tutto questo tempo… qualcuno per 2000 anni”.
Il potere della progenitrice Ymir sembra quasi essere sconfinato, non fosse per il patto di non belligeranza, che però tronca il potere del progenitore nel mondo reale e non nei sentieri, e che non esisteva 2000 anni fa.
Tutti gli Eldiani sono collegati da questi misteriosi “sentieri”… e se la progenitrice Ymir volesse trovare qualcuno in grado di liberarla? Ripensando effettivamente a Karl Fritz 145° o agli altri utilizzatori del gigante progenitore che abbiamo incontrato (Uri e Frieda Reiss), loro non sentivano il bisogno stringente di essere veramente liberi. Anzi, nessun altro Eldiano visto nella storia aveva questo sentimento così forte di essere chiuso in gabbia, se non Eren.
Non solo, Eren ha anche, da sempre, dimostrato una natura decisa e violenta, basti pensare al modo brutale in cui ammazza gli assassini dei genitori di Mikasa a soli 7 anni. Per Ymir, quale miglior candidato per liberarla definitivamente? E lo dice Eren stesso: non si sarebbe fatto scrupoli a eliminare chiunque avrebbe anche solo provato a togliere la sua libertà; che sarà poi quel che farà con l’attivazione della Jinarashi, la Marcia dei Colossali.
Forse quel “Sei stata tu a condurmi fin qui, vero?” significa che Ymir ha fatto vedere a Eren, nel sogno, il percorso da seguire per arrivare da lei, lì nei sentieri, per liberarla, per porre fine all’odio e all’umanità. Di fatti Eren si sveglia piangendo, e sappiamo benissimo che il solo pensiero di iniziare a uccidere tutti lo faccia cadere nello sconforto totale: se Eren ha visto tutta la sua vita in quel lungo sogno, allora sarà stato testimone anche della distruzione del mondo ed è normale che si svegli piangendo.
Capitolo 137: Giganti
Il capitolo 137 si apre con un bellissimo dialogo tra Zeke e Armin, nel quale avviene un confronto, la vita vista solo come sofferenza e la vita presa come una serie di piccoli sprazzi di felicità in un mare di disperazione, ma per i quali vale la pena mettercela tutta, sempre.
Durante il dialogo però Zeke si sofferma sulla progenitrice Ymir e dice ad Armin qualcosa che conferma proprio quanto detto sopra:
Quindi Ymir è stata -per qualche motivo- sempre fedele al re Karl Fritz, rimanendo nei sentieri per 2000 anni; a liberarla è stato Eren, l’unico fino a quel momento che sia stato in grado di accedere ai sentieri e che sia stato capace di empatizzare con Ymir, capendone il suo stato d’animo. Sembra quasi scontato che Ymir abbia aspettato la persona giusta, lì, da sola, per duemila anni… ma l’unica persona che potesse veramente comprendere i suoi sentimenti è stato Eren.
Insomma, Ymir sembra aver creato questo mondo ultraterreno per cercare qualcuno in grado di liberarla, anche se, da libera, sembra comunque essere una spettatrice, che cerca di capire cosa le stia succedendo intorno. Sì, Eren è stato, in 2000 anni, l’unico a vederla per davvero (la scena dell’abbraccio è l’unica in cui vediamo gli occhi di Ymir), ma per lei ora la libertà ha lo stesso significato che ha per Eren?
Capitolo 138: Un lungo sogno
E dunque veniamo all’ultimo capitolo rilasciato con il lungo sogno di Mikasa, quasi paragonabile ai lunghi viaggi mentali che tutti i fan di Shingeki no Kyojin si stanno facendo per trovare qualche spiegazione a questo sogno.
Dato che ci siamo, ribadiamo la spiegazione più chiara e logica, anche se non serve al discorso. Mikasa è sul punto di uccidere la persona che le ha salvato la vita, che le ha insegnato a vivere e che ha sempre amato. Sul punto di compiere l’atto finale, ripensa al percorso che ha portato lì: chissà, se avesse confessato ad Eren i suoi sentimenti, forse le cose sarebbero andate diversamente (come riflette nel capitolo 123).
Ma il dado è tratto e la storia non si può riscrivere; bisogna prendersi le responsabilità delle proprie azioni, bisogna affrontare la realtà, per quanto cruda e dolorosa essa sia. Mikasa lo realizza e ammazza Eren, con indosso la sua sciarpa.
Ma veniamo, dunque, al sogno. La cosa a lasciare di stucco è che, nel sogno, Mikasa riprende alcune esatte parole del dialogo che ha con Eren sotto l’albero. O meglio, sembra così, ma in realtà vengono riprese solo due frasi, ovvero “Mi sembra di aver fatto un lungo sogno” e “Mikasa, perché stai piangendo?” che sono perfettamente in linea sia con quanto sta succedendo sia nella realtà che nel sogno di Mikasa, e possiamo applicare lo stesso ragionamento fatto con Eren.
Il lungo sogno che Mikasa può aver fatto è semplicemente quello di vedere la fine del mondo a causa della Marcia dei Colossali e ovviamente, dopo un sogno del genere, la giovane Ackerman non può che svegliarsi piangendo, sapendo che – secondo lei – ammettere i propri sentimenti avrebbe potuto cambiare tutto.
Insomma potremmo quasi dire un “metadiscorso“, ma probabilmente i riferimenti al capitolo 1 sono più per il lettore, quanto per la narrazione in sé.
La cosa interessante è invece che Mikasa ha gli stessi vestiti, stessa posizione e stesso taglio di capelli della Mikasa che Eren vede prima di svegliarsi nel capitolo 1, ma è tutto da una prospettiva diversa; cosa ancora più interessante? Le parole che Mikasa pronuncia prima di ucciderlo – e baciarlo – sono le stesse che Eren sente prima di svegliarsi nel capitolo 1: “Ci vediamo, Eren”.
Come la scena del sogno e quella della realtà si intersechino è un tocco di classe bellissimo, giacché Mikasa sembra pronunciare quelle parole sia nel sogno che nella realtà.
E quindi potrebbe essere “semplicemente” questa la spiegazione del sogno di Eren: Ymir che si mette in contatto con lui per riuscire, 2000 anni dopo, ad essere libera mostrandogli tutta la sua vita, fino all’ultima cosa che avrebbe visto prima di morire, ovvero Mikasa che sta per baciarlo.
Il ruolo di Ymir sembra molto ambiguo, ma probabilmente – da schiava – sta cercando una risposta alla “definizione” di libertà. Libertà è far uscire dei maiali dal recinto? Uccidere tutti coloro che si sono posti davanti alla tua di libertà, come crede Eren? O morire – e peggio ancora non nascere per evitare di soffrire – come voleva Zeke? Armin dice la sua, spiegandoci che essere liberi significa godere delle piccole cose della vita… e Ymir assiste a tutto ciò, la vediamo distintamente in tutte le scene.
Ma solo di fronte ad una di queste sorride: Mikasa che bacia Eren. Forse, banalmente, essere liberi significa riuscire ad esprimere i propri sentimenti senza paura, senza giudizio, anche quando il mondo attorno sta crollando… forse è quel bacio ad aver reso davvero libero Eren.
Se avete voglia di altre teorie, potete leggere un’analisi sul significato dell’ultima tavola cliccando qui.
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