Tokyo Revengers di Ken Wakui, manga vincitore del 44° Kodansha Manga Award, arriva in Italia per J-Pop con una veste editoriale del tutto azzeccata. Con la trasposizione animata prevista per la stagione primaverile, scopriamo se la casa editrice italiana ci ha portato uno dei prossimi shounen di successo.
Tokyo Revengers di Ken Wakui
Takemichi Hanagaki è quello che un giovane e popolare teppista di 14 anni potrebbe diventare a 26 anni: un fallito che non ha voglia di fare nulla con uno disastroso appartamento, un lavoro che non gli interessa e la solita discriminante che, soprattutto tra i giapponesi, è molto sentita: una pesante verginità ancora intoccata. Ma la sua vita subisce una piccola svolta quando viene a sapere che l’unica fidanzata che ha mai avuto, Hinata Tachibana, è morta. La ragazza è stata coinvolta insieme al fratellino in un incidente causato da delle gang malavitose. Fra queste il nome che risalta di più è quello dalla ManJi Gang.
La vera svolta avviene però quando, aspettando il treno, si ritrova giù dai binari, a un passo dalla morte. Questo evento lo porta a rivivere i momenti significativi della sua vita, soffermandosi specialmente su Hinata. Si rende però subito conto che quei momenti li sta effettivamente rivivendo: non sta solo vedendo scorrere la sua vita passata ma , bensì, è stato catapultato 12 anni nel passato.
È qui che Takemichi decide di dare un senso alla sua vita: deve cambiare gli eventi che hanno portato la ManJi Gang a causare quell’incidente e salvare così, quella che attualmente è di nuovo la sua fidanzata.
Da queste premesse, Tokyo Revengers racconta una delle più classiche storie di teppisti giapponesi ma con diversi punti di rottura rispetto ai precedenti.
Tokyo Revengers, non la solita scazzottata fra teppisti
Tokyo Revengers non è una storia in cui i protagonisti affrontano di volta in volta bande di teppisti sempre più forti fino ad arrivare al culmine delle gang malavitose giapponesi e diventarne il boss. Ma di una storia pregna dei classici elementi della cultura delle storie di gang di teppisti ma con dei focus totalmente diversi.
Prima di tutto, il protagonista non vuole scalare una gerarchia di potere, ma vuole scoprire come questa famosa ManJi Gang ha causato la morte della sua unica fidanzata.
Grazie a questo elemento, le vicende prendono una piega decisamente investigativa, specialmente grazie all’introduzione di un personaggio (che non nominerò per evitare eccessivi spoiler) che farà da tramite tra passato e presente.
Da una parte cercherà di trovare i responsabili dell’incidente causato dalla ManJi Gang del presente, le cui informazioni ci vengono fornite piano piano, alimentando l’alone di mistero attorno a questo grande evento. Dall’altra parte, cercherà di spingere Takemichi nel passato a cercare i sospetti coinvolti nell’incidente.
Questo continuo alternarsi tra passato e presente è un’idea brillante. Ken Wakui riesce in questo modo a presentarci diversi personaggi, prima nel passato e poi nel presente costruendo così delle potenti caratterizzazioni in poche e semplici pagine. Allo stesso tempo, innesca diversi meccanismi nel lettore. “Chissà come questo personaggio, conosciuto nel passato, sarà invece nel presente? Cosa avrà vissuto, che conseguenze avrà avuto questo particolare evento?” e viceversa, quando viene introdotto un personaggio nel presente, ci viene rivelata prima la sua “conclusione” per poi farci vedere la sua costruzione.
È inoltre un ottimo modo per lo sviluppo del protagonista. Lo conosciamo come un fallito all’inizio delle vicende, per poi vedere come invece era popolare alle medie e allo stesso tempo, essendo lui un ventiseienne nel corpo di un quattordicenne, possiamo vedere un suo nuovo sviluppo attraverso la maturità che ha acquisito sia nei 12 anni che sono passati sia nel suo tentativo di cambiare il presente. Per fare ciò dovrà cambiare anche se stesso.
Il tratto di Ken Wakui non è tra i più originali che si possano trovare in circolazione ma è comunque molto incisivo. Il suo punto forte è invece il character design. Riesce benissimo a presentare un personaggio tramite alcuni semplici segni distintivi. Degni di nota sono ad esempio Draken (sinistra) e Mikey (destra).
Il primo volume di Tokyo Revengers, forse perché si concentra un po’ troppo nel porre le basi fondanti della vicenda, passa eccessivamente inosservato, il secondo, invece, lancia un bello schiaffo in faccia ai lettori e fa capire a tutti quali sono le vere intenzioni dell’autore. Fortunatamente, J-Pop ha fatto un ottima scelta raccogliendo entrambi i primi due volumi nel “ManJi Gang Pack”, così che il potenziale della serie venga avvertito fin dal primo acquisto.
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