Ecco la nostra recensione di Ghosts’n Goblins Resurrection!
Negli ultimi anni, anche in maniera piuttosto scherzosa, si utilizza Dark Souls, il capolavoro di Hidetaka Miyazaki, come parametro massimo della difficoltà di un videogioco. Più di una volta infatti il web ha definito titoli parecchio difficili come i “Dark Souls” del proprio genere; prima dell’arrivo della saga di From Software tuttavia, il parametro utilizzato per valutare la difficoltà di un titolo, in maniera chiaramente meno “pop” era sicuramente Ghosts’n Goblins. Il gioco ci metteva nei panni di sir Arthur, un cavaliere deciso a salvare la sua amata dalle grinfie di terribili demoni, calandoci in una marea di livelli estremamente difficili, pieni zeppi di zombie e mostruosità di ogni sorta. Dopo più di 30 anni dalla sua prima incarnazione, Capcom ha deciso di far tornare in vita il brand con Ghosts’n Goblins Resurrection, titolo attualmente disponibile in esclusiva Nintendo Switch; dopo aver affrontato orde di demoni, ed essere morti tante, troppe volte, siamo finalmente pronti a dirvi cosa pensiamo di questa operazione nostalgia. Curiosi? Proseguite nella lettura!
Reboot, remake o sequel?
Tralasciando volutamente l’analisi riguardante il comparto narrativo di Ghosts’n Goblins Resurrection, che altro non è se non una giustificazione piuttosto classica per dare inizio al viaggio di sir Arthur, ancora una volta impegnato a salvare la sua amata dai demoni che l’hanno rapita, vogliamo tentare di rispondere ad una domanda: Ghosts’n Goblins Resurrection è un remake, un reboot o un sequel? Beh, forse nessuno dei tre.
L’operazione di Capcom è infatti volta a riportare in auge un brand che da troppo tempo non si affacciava al mondo e ad omaggiarlo; di conseguenza, Ghosts’n Goblins Resurrection è la summa di tutto ciò che la saga ci ha mostrato nel corso delle sue svariate incarnazioni, con alcune interessanti aggiunte che tuttavia non innovano una formula di gioco che per alcuni potrebbe ormai risultare anacronistica e stantia. Ghosts’n Goblins Resurrection infatti propone un sistema di gioco che non si discosta per nulla da quel passato fatto dalla commistione di platform e run’n gun, da una generale avarizia di checkpoint, da colpi che ci faranno rimanere letteralmente in mutande e da una difficoltà che dire elevata è un eufemismo.
Ritorno al passato, ma la difficoltà..
Il caro sir Arthur si ritroverà dunque ancora una volta ad uccidere orde di mostri che appaiono da ogni lato dello schermo, scagliando verso di loro una gran quantità di armi: si passa dalle classiche spade a pugnali, da bombe a frecce, e così via. Ogni arma avrà chiaramente portata e danni ben specifici, e starà al giocatore abituarsi ad ognuna di esse per scampare a morte certa. Chiaramente, così come nel gioco originale, non mancheranno delle sezioni platform che, secondo chi vi scrive, risultano essere la parte meno riuscita del gioco. I movimenti di sir Arthur infatti sono stati notevolmente appesantiti rispetto al passato, e rendono ogni salto un vero e proprio inferno; solo mediante una massima padronanza del sistema di controllo infatti sarà possibile superare le fasi platform dei vari livelli, che, seppur ben congegnate, vengono rese frustranti da quanto detto poc’anzi, aumentando il livello di difficoltà in maniera totalmente artificiosa ed ingiustificata.
La sensazione di ritrovarsi davanti ad un titolo che gli sviluppatori hanno volutamente reso artificialmente difficile viene ancor più a galla quando si guarda al posizionamento dei nemici, al loro pattern di movimento e d’attacco, e agli scontri con gli enormi e bellissimi boss, i cui attacchi risultano essere più di una volta difficilmente evitabili. In passato il livello di difficoltà di Ghosts’n Goblins era sì estremamente punitivo, ma riusciva in qualche modo a non essere mai frustrante: il giocatore infatti, come nel più classico dei trial and error, una volta memorizzati i punti di spawn dei nemici ed il corretto timing di salti e movimenti, riusciva ad arrivare senza difficoltà (o quasi) ai checkpoint o alla fine del livello. In Resurrection invece, una cattiva gestione dei punti di controllo unita ai difetti di cui sopra rende il tutto estremamente frustrante; tali difetti rischiano dunque di allontanare dal titolo i giocatori meno pazienti, che, dopo l’ennesima morte ingiusta, potrebbero dire addio ad un prodotto che, sia ben chiaro, risulta comunque divertente da giocare e ben fatto.
Tra innovazione e snaturazione
Per contrastare gli errori di cui sopra, Capcom ha però inserito in Ghosts’n Goblins Resurrection un selettore della difficoltà, novità assoluta per la serie, con il quale è possibile in ogni momento modificare il livello di sfida del gioco. I livelli di difficoltà presenti sono 4: Leggenda, Cavaliere, Scudiero e Paggio. I primi 3 livelli di difficoltà nominati offrono un’esperienza piuttosto classica, differendo tra loro solo per la distanza tra i checkpoint, per il numero di nemici e per i colpi che sir Arthur potrà subire; a livello Paggio invece, l’esperienza di Ghosts’n Goblins Resurrection cambierà radicalmente volto: oltre ad un numero decisamente più basso di nemici, e ad una maggiore sopportazione dei danni subiti, ad ogni morte il giocatore potrà ripartire esattamente dal punto in cui è caduto, con lo svantaggio però della totale eliminazione in ogni livello dei segreti e delle sfide addizionali presenti. Chiaramente, se volete godervi appieno l’esperienza originale, vi sconsigliamo vivamente di scegliere questo livello di difficoltà, in quanto lo stesso va a snaturare totalmente il senso stesso dell’esistenza di Ghosts’n Goblins Resurrection.
Chiaramente, il selettore della difficoltà non è l’unica novità presente in Ghosts’n Goblins Resurrection. A differenza dei suoi predecessori infatti, il gioco offre la possibilità di intraprendere vari percorsi nella schermata di selezione dei livelli, lasciando dunque al giocatore l’opportunità di scegliere un livello piuttosto che un altro per proseguire nell’avventura. Inoltre, per la prima volta, è presente un albero delle abilità; mediante la spesa di alcune lucciole nascoste nei livelli di gioco, sarà infatti possibile far imparare a sir Arthur alcuni incantesimi, o donare allo stesso la possibilità di portare con sé più di un’arma. In qualunque momento inoltre potrete far dimenticare un’abilità acquisita per spendere le vostre lucciole in maniera diversa. Aggiunte interessanti, che tentano di portare una ventata d’aria fresca nel brand, ma che non faranno la felicità dei puristi della saga.
Nonostante le critiche, ottimo stile artistico
Lo stile artistico di Ghosts’n Goblins Resurrection, oggetto di pesanti critiche sin dal suo annuncio, è da promuovere a pieni voti. L’estetica adottata da Capcom ricorda alla lontana le illustrazioni presenti in tanti libri per bambini con elementi pop-up, e ben si innesta all’interno del contesto che vede protagonista il nostro sir Arthur. I fondali sono degni di nota, così come il design di nemici e boss, che rievocano i fasti dei lontanissimi anni’80, e che sono stati rielaborati in maniera estremamente convincente. Anche la resa grafica, per quanto cartoonesca, riesce ad offrire un ottimo colpo d’occhio sia in dock che in modalità portatile, grazie ad un inedito utilizzo dell’ottimo RE Engine, protagonista di tutte le ultime produzioni Capcom.
In conclusione..
Ghosts’n Goblins Resurrection è un gioco riuscito a metà; Capcom ha infatti preso il meglio delle sue produzioni passate, ed ha creato un titolo capace di omaggiare alla grandissima i suoi predecessori nonostante un gameplay ormai troppo stagionato per risultare ancora efficace. Tuttavia, nel tentativo di replicare il livello di difficoltà dei precedenti titoli della “saga”, gli sviluppatori hanno commesso svariati errori, che vanno dal movimento del personaggio alla creazione ingiustificata di ostacoli utili solo a generare frustrazione nel giocatore, che come già anticipato alla lunga potrebbe stancarsi delle continue ed ingiuste morti. Se dunque siete dei nostalgici ansiosi di tornare agli anni’80, Ghosts’n Goblins Resurrection è il gioco che fa per voi; in caso contrario, dategli una possibilità, tenendo bene a mente le criticità di un titolo che avrebbe potuto dire molto, molto di più.