Gli studenti di molte università italiane si stanno ribellando ai nuovi programmi di proctoring per gli esami universitari da svolgere in remoto.
L’Università di Torino in queste ultime ore ha dato ufficialmente il via libera all’utilizzo dei sistemi di proctoring per far sì che gli studenti non copino durante gli esami a distanza. In poco tempo gli universitari si sono mobilitati contro questa decisione, non condivisa anche da parte dei docenti oltre che dai rappresentanti degli studenti, alla luce dei rischi legati alla privacy. Vediamo, dunque, di analizzare passo per passo il problema.
Cosa sono i programmi di proctoring?
La parola proctoring deriva dall’inglese “protect”, ovvero “proteggere”, e viene legata a programmi definiti anche “software spia” che vengono utilizzati affinché gli esami a distanza vengano svolti nel modo più regolare possibile. I più famosi tra questi sono Respondus, Proctorio ed Examinity. Tramite un sistema basato sull’intelligenza artificiale questi software riconoscono se l’esaminando compie alcune azioni “vietate” come copiare, chiedere aiuto a qualcuno o cercare la soluzione su internet. Grazie a una tecnologia chiamata “eye tracing”, inoltre, riesce di solito a riconoscere se uno studente distoglie o meno lo sguardo dallo schermo e se tende a guardare altrove.
La critica degli studenti
Moltissimi di questi programmi sono criticati per diversi motivi, ma principalmente si tratta di problemi come il digital divide. Tanti studenti, infatti, non hanno una connessione o un computer con hardware sufficientemente potenti a supportare questi programmi; tutt’oggi, nonostante gli sforzi, diverse zone di Italia sono ancora lontane dall’avere l’accesso alla fibra ottica, problema protagonista di polemiche, anche piuttosto accese, da molto tempo.
Un altro problema che viene spesso sollevato riguarda la sicurezza dei dati personali sensibili dell’utente: questo tipo di programmi tende a registrare non solo il viso dello studente ma anche l’ambiente circostante, e avrebbe inoltre la possibilità di accedere ai file personali dell’esaminando.
Ma sono realmente affidabili questi programmi?
Uno dei grandi problemi di questi software risulta essere proprio l’IA di cui sono dotati: tali sistemi sono configurati in modo tale da mandare avvertimenti in maniera errata al professore.
Facciamo un esempio pratico. Al Politecnico di Torino viene utilizzato Respondus, browser che blocca ogni processo di altri browser e software di videochiamata. Ebbene, in molti casi si è presentato un problema per cui il programma avvisa anche quando lo studente sta prendendo carta e penna per effettuare calcoli o tracciare grafici per l’esame. A volte, la qualità stessa della fotocamera influisce tanto che ad alcuni vengono lanciati alert in maniera completamente casuale, mentre ad altri no.
Come se non bastasse, alcuni studenti hanno testato se fosse possibile ingannare questi software, e così è stato: tramite fogli acetati, doppi monitor, per esempio, o in alcuni casi la scarsa qualità della telecamera aiutava a rendere possibile copiare o vedere “aiuti esterni”.
La situazione attuale
Il sistema a oggi è stato annunciato in fase di prova in molte università e verso metà aprile diverse tra queste decideranno se effettivamente questi software siano efficaci o meno per scoprire i “furbetti degli esami”. Questo ha scatenato la risposta di molti comitati studenteschi con tanto di manifestazioni e in alcuni casi di vere e proprie occupazioni.
Quale sarà il futuro dei programmi di proctoring? Secondo voi verranno implementati in via definitiva o ci sarà un’ulteriore indagine ad hoc per capirne utilità e difetti? Fatecelo sapere nei commenti.
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