Taro Yamada spiega la faccenda del copyright riguardo il fenomeno cosplay
Dopo la notizia riguardo l’intenzione del governo giapponese di applicare nuove leggi sul copyright in ambito cosplay, il sottosegretario Taro Yamada è apparso su Abema News per spiegare le implicazioni che deriverebbero dall’applicazione di queste leggi.
Secondo Yamada alcune persone hanno paura che queste leggi possano avere conseguenze negative sul cosplay e lavori derivati, e per questo ha rassicurato tutti dicendo che lui, come membro del partito liberale, farà di tutto per proteggere la fan culture e che le regole non verranno decise senza le consultazioni di tutti i membri del partito. Il sottosegretario ha poi chiarificato le leggi del copyright attualmente in uso in Giappone:
“Innanzitutto le persone alle volte non comprendono bene questo passaggio, ma il fatto che una cosa sia o non sia commerciale non ha alcun peso sul copyright. Il Copyright è semplicemente un’affermazione di quelli che definiamo ‘diritti di personalità’. D’altra parte, la questione gira intorno al modo in cui i creators guadagnano nell’era dell’internet. Alcuni aspetti dell’attuale sistema legale sono fuori tempo con quest’era digitale. […]
Se dovessi ad esempio creare una maschera di Kamen Rider uguale a come appare nella serie e poi venderla, ci sarebbe un precedente legale che bollerebbe la cosa come illegali, ma un cosplay personale non verrebbe accusato di violazione di copyright.
Se creassi un pattern di vestiti come quello di Tanjiro di Demon Slayer, non ci sarebbe alcune implicazione di copyright in quanto quel genere di vestiti possono essere utili in generale. Però se dovessi prendere una spada o una cintura e farle apparire perfettamente uguali a come appaiono nell’opera originale dell’autore, ci sarebbe la possibilità di essere accusati di infrazione di copyright. Questa combinazione di cose rende problematico porre un limite.”
Per fare un esempio Yamada ha citato lo scandalo di MariCar, caso in cui la corte dei diritti intellettuali ha trovato difficile definire come infrazione di copyright. L’azienda dava ai clienti dei costumi ufficiali della serie Mario, per poi caricare su internet foto dei clienti in costume a fine promozionale.
La popolare cosplayer Haru Tachibana ha poi chiesto a Yamada la distinzione in caso di legalità tra il vendere un photobook e il postare una foto sui social media. Yamada ha risposto sottolineando che anche questo non è molto chiaro dal punto di vista legale. Ad esempio, se la Tachibana postasse la foto di un suo cosplay su Twitter senza il permesso del creatore del personaggio, potrebbe essere vista come violazione di trasmissione, ma una violazione del genere ci sarebbe anche nel caso la Tachibana avesse il permesso del creatore, perché i retweet farebbero circolare la foto.
In quest’ultimo caso ci sarebbe anche una violazione per quanto riguarda la diffusione dell’immagine di una persona. Dentro al partito di Yamada si stanno discutendo su delle regolamentazioni per i casi in cui il creatore dia il permesso e poi decida di chiedere una tariffa per l’uso di una sua creazione.
Secondo gli standard globali, Yamada considera il Giappone come un paese abbastanza permissivo dal punto di vista del copyright, in quanto le autorità agiscono solo se ci sono segnalazioni da parte dei proprietari dei diritti e perché ci sono ancora delle zone grigie nella legislatura per quanto riguarda gli streaming. La legislatura giapponese vede quindi i diritti d’autore come qualcosa che faccia parte della legge naturale e che non debba essere messa nero su bianco per essere compresa in modo chiaro.
Yamada ha poi sottolineato che il Giappone fa parte della Convezione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, e che quindi non può essere l’unico paese a cambiare se non lo fanno anche gli altri membri dell’accordo. Con queste circostanze per il paese vuole semplicemente assicurarsi che il lavoro dei creatori venga fatto circolare in maniera appropriata. Dalla circolazione dei lavori derivati vorrebbero che i creatori guadagnassero qualcosa.
Infine il sottosegretario ha dichiarato che se il governo però dovesse esigere che tutti chiedessero il permesso, la gente inizierebbe a domandarsi a chi rivolgersi per farlo, e che se il governo dovesse mettere in un unico gruppo tutte le autorizzazioni ci sarebbero dei dibattiti sulla divisione caso per caso.
Che ne pensate delle spiegazioni e dichiarazioni di Yamada? Scrivetecelo nei commenti!
Fonte | Traduzione giapponese-inglese
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