L’ultima intervista di Ninja tocca diversi temi, tra questi la responsabilità dei genitori nella tossicità di alcuni commenti della sua chat
Ninja – al secolo Tyler Blevins – è uno degli streamer più influenti e seguiti del mondo, con i suoi quasi 17 milioni di follower su Twitch, peraltro accumulati di ritorno dalla redditizia quanto sfortunata parentesi Mixer.
In una corposa intervista al New York Times, il content creator di Detroit è stato interrogato da David Marchese su diverse sfaccettature dell’industria in cui si trova ad operare, sino ai risvolti della stessa sulla società.
Tra i temi di maggior richiamo ci sono la misoginia nel mondo videoludico, la responsabilità delle piattaforme online in casi come quello di Twitter contro Trump e i commenti d’odio e razzismo nella sua chat. In merito agli ultimi, Ninja ha dichiarato:
“(…) Non penso che siano dinamiche legate al gaming. Credo che sia semplicemente ‘cultura internettiana’. Le persone sono protette dagli schermi. Dicono quello che vogliono e la fanno franca. Sono completamente anonime.
(…) Sarebbe fantastico se, nel caso qualcuno dicesse qualcosa di minaccioso, Tu potessi dire: ‘Fammi consultare il nickname di questo tizio su questo sito web’ – intendo la legge, non un comune cittadino – e poi boom! “Si tratta di Jimmy! Chiamiamo i genitori.” Ma tutto è rimesso a loro: vuoi sapere chi sia realmente tuo figlio? Ascoltalo di nascosto mentre gioca ai videogame.
Ah, un’altra cosa: come fa un bambino bianco a sapere di essere privilegiato se non gli si parla o insegna del razzismo? La prima interazione con la tematica è loro che giocano ai videogame ed un amico che dice la N-word senza avere alcuna idea di cosa rappresenti – cosa accade se ciò avviene durante una mia live? Fa parte del mio lavoro avere una conversazione del genere con un bambino?
No, perché la prima cosa che penso è: questo ragazzino lo sta facendo di proposito, mi sta ‘trollando’. Se qualcuno fa un insulto razziale durante una live su di un canale altrui, lo streamer può essere potenzialmente bannato. Non è bello da dirsi, ma è la prima cosa a cui io penso.”
Ninja, insomma, si professa estraneo all’educazione dei giovanissimi che lo seguono, ribadendo peraltro che la media dei suoi spettatori si aggiri tra i 18 ed i 29 anni. Voi cosa ne pensate? Sarebbe lecito aspettarsi che uno streamer con simili numeri ‘educhi’ la propria community o ritenete che quella contro i genitori sia una critica fondata? Fatecelo sapere con un commento!