La pubblicazione di opere un po’ datate nella nostra penisola è sempre vista di buon occhio da una significativa fetta di fan di Anime&Manga, perché offre loro la possibilità di arricchire la conoscenza della storia del medium, garantendo una visione d’insieme di certo più accurata. Tra gli altri manga, Dynit nello scorso novembre ci ha portato “Il mito oscuro”, del 1976. Il volume unico è acquistabile su Amazon.
La trama: Brahman e Atman
Il mito oscuro di Daijiro Morohoshi ci racconta in un unico volume una storia intrisa di mistero, folklore e misticismo. Il giovane Takeshi, a cui da bambino è stato ammazzato il padre, viene catapultato improvvisamente in un susseguirsi di eventi legati più a disegni di divinità che alle decisioni degli uomini. Contro la volontà della preoccupata madre, il protagonista si addentra sempre più in un contesto violento e pericoloso, poiché egli è l’Atman, e viene naturalmente richiamato dal Brahman.
L’Atman è la coscienza individuale, l’essenza immortale di ogni essere vivente. Il Brahman è una sorta di coscienza universale, l’essenza dell’universo ed è assimilabile al divino. Nel fumetto, l’Atman è inteso come parte del Brahman, capace di muoverne i fili.
Una storia di divinità e misticismo
L’incipit incuriosisce di sicuro il lettore, poiché l’autore lega i mistici richiami del mondo degli dei al mistero della morte del padre del protagonista, in un contesto epurato dai limiti del tempo e dello spazio. La figura di un saggio, che sembra sapere più di quanto lascia intendere, e di Kikuchi, che mostra un morboso interesse nelle vicende dell’adolescente, contribuiscono ad aumentarne l’interesse.
Lo sfondo metafisico che accompagna la storia, è pregno di cultura riguardo ai miti giapponesi, induisti e shintoisti. Gli elementi inseriti sono noti, almeno nei nomi, a buona parte degli appassionati di Anime&Manga: Susanoo, Izanagi, Amaterasu… e sono spiegati al punto da fornire una maggiore conoscenza della mitologia legata a tali figure.
Il racconto scorre in maniera abbastanza lineare, anche se non mancano pagine in cui Morohoshi, facendo riferimenti ad avvenimenti passati e previsioni future, rende godibile l’intreccio letterario. La progressiva conoscenza di ciò che è alla base degli avvenimenti rende man mano più consci i lettori del fatto che, prima o poi, l’Atman dovrà decidere in che modo utilizzare il potere che ha a disposizione. Tuttavia, le caratteristiche mystery date alla storia consentono di percepire appena il peso della scelta, senza soffocare.
Tuttavia, se da un lato il misticismo e la cultura religiosa che permeano il manga possono costituirne un punto di forza – in quanto sfruttano il fascino che quest’ambito della cultura esercita su tantissimi appassionati e non -dall’altro potrebbe essere la causa di frustrazione o noia da parte di chi si avvicina all’opera. Inondato da un elenco di nomi di divinità, personaggi storici, luoghi geografici, il lettore potrebbe non riuscire a godere dell’interessante storia partorita dalla mente dell’autore.
I disegni
Dal punto di vista stilistico, questa dicotomia è ugualmente presente. Gli sfondi sono molto accurati, e le scene per nulla ripetitive. Considerando che si parla di un manga del 1976, sono davvero di pregevole fattura. Lo stesso, purtroppo, non si può dire per i personaggi, le cui espressioni si presentano piatte e ripetitive. Un vero peccato.
Conclusioni
Il mito oscuro riesce di sicuro ad appassionare un pubblico già interessato al background culturale da cui l’opera ricava i propri pilastri portanti. Probabilmente, riuscirà ad appassionare ai miti orientali anche qualcuno a cui sono totalmente sconosciuti, a patto che non si lasci scoraggiare dalla minuzia di informazioni che potrebbe far sentire spaesati.
E voi, Commodoriani, vi è piaciuta la nostra recensione? Acquisterete Il mito oscuro? Fatecelo sapere nei commenti!
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