Il secondo episodio della stagione finale de l’Attacco dei Giganti mostra i primi cambiamenti
Siamo al secondo episodio per la stagione finale de l’Attacco dei Giganti. Dopo un inizio di stagione davvero ben realizzato nel Il treno di mezzanotte, ci vengono mostrate ancora le vicende dei nuovi protagonisti dell’opera.
Nonostante la vittoria contro l’Oriente nello scorso episodio, i generali di Marley sono preoccupati più che mai: nonostante i giganti siano ancora un’arma micidiale sul terreno, le armi sviluppate da nemici, e le possibili nuove armi aeree, potrebbero spazzare via Marley in men che non si dica.
A questo punto interviene Zeke, che propone di riattaccare nuovamente Paradis e provare a riprendere il potere del gigante Progenitore, che come sappiamo appartiene a Eren. A Zeke rimane meno di un anno di vita e il suo erede, Colt Grice, potrebbe non essere in grado di utilizzare appieno i poteri del gigante Bestia. Il dialogo tra Zeke e Colt è molto importante: sappiamo ora che nessuno sa le vere origini di stirpe reale di Zeke e anche che il gigante Bestia gode di alcuni poteri (quali quello dell’urlo) proprio perché Zeke è di sangue reale.
Il resto dell’episodio è comunque molto tranquillo e quasi nostalgico, con uno spiccato accento sull’introspezione dei nuovi protagonisti. Tra i quattro cadetti, a spiccare sono, di nuovo, Falco e Gabi: mentre il primo è mosso da sentimenti più nobili (visti già nello scorso episodio) ed ha anche capito che ereditare uno dei nove giganti non è un vero onore, dato che porta alla morte entro 13 anni, Gabi è determinata più che mai a uccidere tutti i demoni dell’isola. Quando Reiner parla e descrive i compagni soldati durante la cena, Gabi rimane spiazzata dal capire che sì, sembra proprio siano persone normali quelle che abitano sull’isola.
La scena in cui Reiner parla a Falco nel treno – perché ha scorto dalle sue parole un simile sentimento di negazione nei confronti della politica di Marley – e i vari discorsi contro l’isola da parte dei alcuni bambini, ci permettono anche di capire ancora meglio come avviene il lavaggio di cervello da parte dei Marleyani sugli Eldiani.
Qualche parola va spesa anche su Porco Galliard, il possessore del Mascella: tra lui e Reiner non scorre buon sangue, questo perché, dalle sue parole, capiamo che in origine sarebbe dovuto essere lui stesso il possessore del Corazzato. Inoltre prova risentimento nei confronti di Reiner per quanto accaduto al fratello, Marcel, morto mangiato da Ymir che vagava come gigante puro, come abbiamo visto nella stagione 2. Ymir che, a questo punto, possiamo ormai dichiarare totalmente fuori dai giochi.
Ci viene anche presentata Pieck, la shifter del gigante Cargo, una ragazza un po’ strana quasi, ma con un certo acume.
Il piano finale per l’attacco all’isola di Paradis è quello di coinvolgere la famiglia Tybur, pezzo grosso a livello mondiale e possessore del gigante Martello da Guerra, che non è mai sceso in campo.
Le differenze col manga in realtà non sono troppe. L’episodio adatta i capitoli 93 e parte del 94 e 95, ma MAPPA ha deciso di rendere la regia di Isayama più lineare e “digeribile”. Senza fare troppi spoiler, Reiner ha diversi flashback durante questi momenti, non solo quelli in cui ricorda Mikasa o rivede i suoi compagni mentre Falco, Gabi, Udd e Zofia parlano tra di loro.
Probabilmente, oltre a dare una linearità maggiore all’opera, la scelta è stata fatta anche per evitare di spalmare la CGI dei giganti in più episodi e inserirla tutta in un unico episodio. Della nuova CGI ne abbiamo parlato qui, ma vedremo di più nel prossimo episodio.
Rendere la narrazione più lineare è un compromesso a cui comunque si è disposti a scendere e che forse, nel prodotto animato, rende anche meglio, un po’ come è avvenuto nella stagione 1 con gli episodi dell’addestramento (che nel manga vengono narrati dopo la chiusura della breccia a Trost e non prima).
Ancora, anche qui abbiamo avuto qualche piccolo filler. Dopo essere scesi dal treno, vediamo una maggiore empatia e interazione tra Porco, Pieck e Gabi rispetto al fumetto, cosa che si apprezza; la scena del soldato che si getta dal tetto, e conseguente scena di Reiner e Gabi che passano davanti all’edificio è inedita, anche se il dialogo è presente nel fumetto. Piccole mancanze riguardano, ad esempio, la scelta di non mostrare -come nel fumetto- Sasha, Connie, Jean, Eren, Mikasa ed Armin quando Reiner ne parla a cena. Questo rende il tutto più statico, ma sono sicuramente elementi su cui si può soprassediere.
Anche questo episodio due comunque è promosso: il cambiamento registico di non mostrare i flashback “a intermittenza” ma di dividere in due episodi separati e dedicati può funzionare sicuramente e siam lontani dal disastro dei primi 5 episodi della stagione 3, che hanno adattato quasi 10 capitoli in una maniera assolutamente più confusionaria.
Lato tecnico
Matteo: Il treno di mezzanotte è senza alcun dubbio un episodio decisamente più tranquillo rispetto al primo; una puntata in cui traspare limpida un’ambizione affatto dovuta, specialmente viste le discutibili condizioni di lavoro interne al progetto. Questa settimana non è la frenesia del conflitto aperto né il caos che ne deriva a scandire il ritmo di questi brevissimi 20 e passa minuti, bensì la fase di stallo che si genera dopo di esso: la cosiddetta “quiete dopo la tempesta”. Eppure, nonostante la scoraggiante premessa, MAPPA allestisce uno spettacolo che pur con i suoi evidenti limiti arricchisce indiscutibilmente quello che, tutto sommato, è soltanto un episodio pieno zeppo di dialoghi.
La prima cosa che dovevamo aspettarci nel leggere il nome di Daisuke Tokudo alla regia dell’episodio era l’utilizzo della tecnica del rotoscopio. Tokudo in effetti è uno che nella sua carriera l’ha impiegata spesso, e in questo episodio specifico essa diventa soltanto uno dei diversi espedienti messi in atto per incentivare la recitazione dei personaggi. Se avete guardato l’episodio concentrandovi esclusivamente sui dialoghi probabilmente non ve ne sarete neanche accorti, ma l’episodio è pieno di momenti in cui Zeke e compagni si dimenano, gesticolano e in generale fanno enfasi sul linguaggio del corpo.
L’idea alla base di questo approccio è sicuramente lodevole: se ci sono tanti dialoghi, almeno rendiamoli degni di nota. E ci sono assolutamente riusciti, senza dubbio, peccato che non soltanto in positivo. Il rotoscopio è sicuramente una tecnica intrigante, però oltre a sembrare un po’ macchinosa tende a risaltare molto facilmente, e in questo caso nonostante la pregevole qualità di alcune scene specifiche la differenza tra di essa e le animazioni tradizionali finisce inevitabilmente per stonare.
Lo stesso discorso, in realtà, potremmo farlo per quanto riguarda la regia. Tokudo segue anche qui l’idea di fondo di rendere più avvincenti ed immersivi degli avvenimenti tutto sommato banali, e lo fa sempre, come suo stile, prendendo come riferimento la realtà. Se prima in animazione si trattava di basarsi su dei filmati reali, questa volta la sua regia utilizza il 3D per simulare i movimenti che caratterizzano il mondo del live action. I risultati di tale scelta sono però tutt’altro che uniformi: da un lato abbiamo ottime idee, ma dall’altro anche applicazioni meno riuscite, se non innecessarie e un po’ caotiche nel peggiore dei casi.
Piccola menzione a parte per le OST, ottimo lavoro finora.
Insomma, Il treno di mezzanotte rappresenta in qualche modo un episodio molto autoriale di un regista (del singolo episodio) innegabilmente bravo ma che ha sviluppato la sua visione in maniera decisamente non perfetta. Tutto sommato la serie per adesso è sulla buona strada, non resta che vedere come si evolverà la situazione in futuro.
E voi, Commodoriani, cosa ne pensate di questo secondo episodio de L’Attacco dei Giganti? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto o sui nostri social!