Ci sono manga che, pur non avendo niente di eccezionale o di originale a una prima lettura, riescono a stupire e a rimanere nel cuore dei lettori. Opere spesso poco famose, poco discusse, ma nascondono un grande potenziale al loro interno. Questo è esattamente il caso di Hot Road.
La prima cosa che ho notato sfogliando il volume di questo manga sono i suoi disegni. Tipici degli anni ’80, leggeri nel tratteggiare i volti dei protagonisti e gli sfondi ma incisivi quanto serve nei momenti più drammatici, capaci di mettere l’accento sugli elementi giusti di ciascuna tavola. Solo in un secondo momento, leggendolo, ho capito che il più grande pregio di questa opera non sono certamente i suoi disegni.
Raramente capita di trovare manga in grado di descrivere perfettamente il disagio adolescenziale in maniera così realistica, senza fronzoli né eccessive drammatizzazioni, ed è proprio questo l’elemento di Hot Road che più stupisce, fin dai primi capitoli.
Non siamo di fronte ad un’opera che cerca in tutti i modi di farti provare pena per i protagonisti attraversi pensieri deprimenti che poco si addicono ai protagonisti 14enni. Hot Road piuttosto tratteggia la sofferenza dei personaggi (esattamente come nel caso dei disegni) lasciando molte frasi sospese, pensieri interrotti, come se neppure loro sapessero più cosa stanno provando.
Hot Road è una serie di Tsumugi Taku pubblicata in Giappone nel 1985 e che adesso in Italia vede la luce grazie a Dynit, che ne pubblica una edizione definitiva per collezionisti, ben curata e ricca di note.
Non è un manga per tutti, è anzi una storia molto lontana da quelle che siamo abituati a leggere oggi sulle riviste più famose. È un ritratto della gioventù di quegli anni in Giappone, che infondo potrebbe adattarsi bene a quella di qualsiasi tempo e luogo: una gioventù perduta, figlia di adulti poco presenti, che cerca sulla strada l’affetto, le risposte e il riconoscimento che non riesce a trovare a casa.
La trama
La protagonista di Hot Road, Kazuki Miyaichi, è una ragazzina problematica. Questo ci viene detto fin dalle prime pagine del volume, quando viene sorpresa a rubare. Ciò che stupisce, oltre al comportamento, è l’assenza della madre di lei, infatti non si è presentata né per prenderla a scuola né, tantomeno, per rimproverarla.
Una volta che Kazuki torna a casa scopriamo le condizioni della madre. Sta con un uomo (non il padre di Kazuki) che ha un’altra famiglia, dicendole che chiederà il divorzio. Ignora quasi completamente la figlia e il suo benessere, troppo presa dal proprio malessere interiore e da qualche forma di depressione o schizofrenia.
Un giorno verrà poi portata da una compagna di scuola a un incontro notturno con una banda di motociclisti, i NIGHTS, e lì conoscerà Tooru, Richard e Haruyama, col quale si instaurerà subito un rapporto molto particolare di amore-odio.
Da lì in poi Kazuki inizierà a cambiare, a separarsi sempre di più dalla madre o dalle senpai a scuola e a inserirsi nel mondo dei motociclisti e dei teppisti di strada.
Una delle note migliori di Hot Road è proprio questa: saper descrivere senza eccedere nella drammaticità, ma anzi con puro e crudo realismo, una condizione che purtroppo non è fantasia, ma qualcosa che potremo osservare nella vita di tutti i giorni. Una madre assente e una figlia che, sentendosi sola e non voluta, ricerca altrove l’abbraccio che invece dovrebbe essere la madre a darle, finendo per strada in compagnia di ragazzi altrettanto soli.
La vedremo quindi cercare in amici e in figure più grandi di lei come i teppisti ai quali si avvicina quelle sicurezze e quelle risposte che, in realtà, desidererebbe ricevere solo dalla madre.
L’incomunicabilità tra persone
“Questa donna pensa che i quattordicenni siano stupidi… Crede siano dei mocciosi che non sanno nulla. Non sa neanche cosa faccia battere forte il cuore della propria figlia… Mia mamma non capirà mai come mi sento.”
Un punto essenziale del manga è sicuramente l’incomunicabilità. Kazuki è completamente incapace di parlare dei propri sentimenti agli altri. Lo vediamo nelle prime pagine, quando non riesce a dire alla madre di come si sente, ma viene esplicitato anche successivamente. Non riesce a parlare ai ragazzi e, anche con la sua unica amica, ha difficoltà ad aprirsi e spesso ascolta soltanto.
Anche gli altri personaggi non sono da meno: la madre di Kazuki non prova neanche a capire il malessere della figlia né a parlarle del proprio, e gli altri ragazzi cercano tutti di atteggiarsi da adulti, chiudendo il loro lato più emotivo e mostrando solo ciò che la “società” in cui vivono vorrebbe vedere da loro: sono dei duri, sono degli adulti. Non c’è spazio per altro.
Mia madre non mi capisce. A scuola nessuno mi comprende. I miei compagni non capirebbero. Hot Road è costellato di affermazioni simili provenienti da quasi tutti i personaggi a riprova del fatto che il problema di fondo è proprio la difficoltà che le persone hanno a comunicare e ad aprirsi con gli altri.
Il disagio di Kazuki nasce dall’incapacità di aprirsi alla madre e viceversa, mentre Tooru, Haruyama e gli altri sono incatenati dall’immagine che la società impone loro. È, se ci pensiamo, un grande dramma della società giapponese: l’individuo è portato quasi ad annullarsi per non turbare l’ordine della collettività, come se dovesse sopprimere ciò che non rispecchia una “norma” prestabilita.
Ma qui parliamo di ragazzi, di persone: non esiste la norma. Esistono solo dei ragazzi spaventati, sperduti, alla ricerca di qualcuno che possa accettarli.
Una generazione che non si sente accettata
Il non riuscire a comunicare di cui abbiamo parlato fino ad ora deriva proprio dal non sentirsi accettati dagli altri. Nessuno mi capisce, pensano i personaggi, perciò perché provare ad aprirsi? Proprio per questo, però, si finisce per venire etichettati dalle persone che si stanno intorno e si finisce in un tunnel nel quale fingere di essere in un certo modo è l’unico modo per sopravvivere e venire rispettati quando si vive sulla strada, senza una casa né una famiglia.
Semplici parole come “non piange mai” o “si comporta da vero uomo” in un ambiente del genere, nel quale tutto ciò che i ragazzi cercano è l’accettazione di qualcuno, possono cambiare radicalmente la loro vita. Possono portarli a chiudersi ancora di più in loro stessi, a cedere all’orgoglio, ad ostentare un coraggio che è impossibile posseggano alla loro età.
Sono solo dei ragazzini, in fondo, ma in Hot Road sembra che tutti i personaggi lo abbiano dimenticato.
“A casa sua c’è un altro papà. Sua madre si è risposata, quindi lui è il figliastro. Ha un fratello più piccolo, figlio del secondo marito di sua madre. Lui è l’unico che a casa sua… è una specie di estraneo. Una volta finite le medie ha deciso di andare via di casa… Per un uomo è inaccettabile farsi mantenere dal marito della propria madre.”
È assurdo che un ragazzo del liceo lasci la casa perché per orgoglio non accetta di farsi mantenere dal secondo marito della madre, come è assurdo che una 14enne scappi dalla madre perché si sente non voluta, eppure è proprio quello che succede in Hot Road.
Ci troviamo cioè di fronte al dramma di questi ragazzi che preferiscono la vita di strada piuttosto a soffrire senza capire il perché, assieme a genitori che invece di amarli li trascurano.
La vita di strada
Non mancheranno naturalmente descrizioni più inquietanti della vita che questi ragazzi conducono in mezzo alla strada, fra bande e “lavori” poco ortodossi. In Hot Road c’è di tutto. Kazuki verrà inseguita da altro gruppi di delinquenti o in certi capitoli le suggeriranno di vendersi per guadagnarsi da vivere. Anche da questo punto di vista il manga è realistico senza mai eccedere.
L’unico difetto che possiamo sottolineare è la presenza di una storia d’amore giovanile poco accennata e che per questo risulta superficiale. Comunque, considerato che il manga parla di giovani che non riescono ad aprirsi agli altri per ciò che sono è pienamente giustificato: persino con la persona che amano non riescono ad essere completamente loro stessi, schiacciati dal peso delle aspettative della banda.
Loro sono ciò che la strada li ha resi, assieme a ciò che hanno subito nei contesti familiari difficili. Non serve forzare il romanticismo o le scene dolci, anzi sarebbero risultate persino fuori contesto.
Non è l’amore ciò che questi ragazzi cercano, bensì l’accettazione di una società che li ha sempre rifiutati come scarti, la rivalsa di chi vuole dimostrare di valere qualcosa seppur nel modo sbagliato.
In definitiva non posso che consigliare Hot Road a chi cerca una lettura capace di fornire un ottimo ritratto di alcune fasce di giovani che purtroppo esistono ancora oggi. Mai troppo crudo, mai esagerato nelle situazioni che propone, è una lettura piacevole che scorre rapidamente nonostante il primo volume sia piuttosto corposo e che vi lascerà sicuramente qualcosa su cui riflettere.
Scheda Tecnica Hot Road (1 di 2)
Autrice: Taku Tsumugi
Editore: Dynit Manga
Data di pubblicazione: 26 novembre 2020
Formato e rilegatura: Brossurato – 165×240 mm
Stampa: b/n
Pagine: 400
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