Quali sono le applicazioni e aziende che utilizzano e tracciano di più i nostri dati personali, “invadendo” la nostra privacy? Uno studio recente lo ha scoperto e alcuni risultati sorprendono.
Il dilemma della privacy è un’ombra che segue ogni internauta quando viaggia su Facebook, Google, Amazon, usa lo smartphone e teme di essere ascoltato appena vede un’inserzione riguardante qualcosa di cui si è parlato cinque minuti prima. Tra terrore alla Black Mirror e altri dubbi, ci sono agenzie come Clario che si occupano di analizzare i dati a disposizione di tutti per capire quale marchio sia quello che effettivamente potrebbe avere più controllo sulla nostra privacy.
Del resto, quasi tutti quando ci iscriviamo a un social network tendiamo a non leggere i pop-up relativi ai cookie o i Terms of Service per fretta o pigrizia, o magari perché ci si fida ciecamente del servizio in questione. Eppure, a volte, ci sono dei dettagli che soltanto in seguito ci fanno sorgere mille domande: quanto ci “spiano” queste app e quanto sanno di noi? Si parla di nome, indirizzo e-mail, hobby, nome del nostro cane, altezza, peso, a volte informazioni bancarie e molto altro. Vediamo un po’ i dati.
Le aziende più “spione”
Come potete vedere dall’immagine qui sopra, i social media sono, come si poteva anche prevedere, i servizi che raccolgono più dati e “invadono” la privacy di tutti: in testa c’è Facebook con il 70.59% dei dati totali raccolti nella sua piattaforma, tra cui impiego, qualifica, numero di telefono, interessi e molto altro ancora; segue poi Instagram con il 58.82%, tra l’altro sempre di proprietà di Facebook Inc., e in terza posizione troviamo la celebre app di incontri Tinder.
La lista continua e, sorprendentemente, alcuni colossi come Amazon e PayPal (che occupano rispettivamente il 23° e il 24° posto con il 23.53% dei dati raccolti) e Twitter, al 28° posto con il 20.59%, sono particolarmente indietro. Ancor più scioccante è TikTok, al 38° posto su 47 app selezionate, a pari merito con servizi di scommesse come Bet365 USA e altre aziende come McDonalds. WhatsApp, invece, si trova al 45° posto, giusto due più in alto rispetto Pornhub che, a quanto pare, è una delle più “sicure” sul mercato per quanto concerne la privacy dell’utente.
In generale, per dare altre percentuali, il 93.75% delle aziende ti chiede di condividere la e-mail, mentre il 18.75% chiede quanto pesi. Almeno non hanno servizi come i bot di Telegram, in grado di “spogliare” le persone tramite AI direttamente in chat.
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