TikTok è stata recentemente al centro di una serie di polemiche riguardanti la privacy. I dubbi sono partiti dagli USA a inizio luglio, quando il Segretario di Stato Mike Pompeo ha rivelato di aver preso in considerazione il ban dell’applicazione per aver “messo informazioni private nelle mani del Partito Comunista Cinese“. Si è unito al coro il Partito Democratico americano, che ha invitato i propri impiegati a non usare l’applicazione nei propri smartphone.
TikTok invita alla trasparenza
In vista dello scrutinio antitrust per Facebook, Google, Apple e Amazon, il CEO di TikTok Kevin Mayer ha voluto esprimere la sua opinione in un blog post, invitando la piattaforme della concorrenza a “svelare i propri algoritmi, le policy di moderazione e il traffico dati“.
Ovviamente, TikTok ha le mani pulite:
“TikTok ha fatto il primo passo con l’apertura [in corso, ndr] del Transparency and Accountability Center“, sostiene Meyer, dove “gli esperti possono osservare le nostre policy di moderazione in tempo reale e esaminare il codice che regola i nostri algoritmi”.
Zuckerberg si difende
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha pubblicato [QUI] i documenti esposti all’antitrust, che sostanzialmente mettono faccia a faccia USA e Cina.
“Noi crediamo nei valori – democrazia, competizione, inclusione e libertà d’espressione – su cui è stata fondata l’economia americana”, scrive Zuckerberg, che prosegue “la Cina sta costruendo la propria versione di Internet su altre ideologie, esportando questa visione in altri Paesi”.
Il battibecco continua, con Meyer che nel proprio blog scrive “vogliamo concentrarci sulla concorrenza leale e aperta“, suggerendo che quello di Facebook fosse un attacco nascosto dal patriottismo.
Fonti: WashingtonPost, TheVerge, Vox.
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