Questo è un articolo a quattro mani scritto da me, Filippo Petrucci, e da Ilaria “Hikari Horaki”, pubblicato sia su DrCOMMODORE sia su Distopia Evangelion, lo storico sito online dal 2003 dedicato a tutte le incarnazioni di Evangelion.
Il bizzarro destino di #Evaflix
Si sa, il tempo talvolta è galantuomo.
Il 21 giugno 2019 uscì su Netflix in contemporanea mondiale Neon Genesis Evangelion, ovvero il capolavoro d’animazione di Hideaki Anno, un unicum costituito dalla serie TV e dai film Death(true)² e The End of Evangelion. L’adattamento italiano fu molto divisivo, noi abbiamo scritto un paio di articoli al riguardo (1) (2) e ci furono svariate discussioni. Dopo una settimana intensa l’adattamento italiano venne rimosso da Netflix Italia con la promessa di una revisione e sistemazione del tutto.
Ci è voluto del tempo, anche per colpa della pandemia di COVID-19 che ha portato tra le altre cose alla chiusura degli studi di doppiaggio, ma il 6 luglio 2020 è il giorno che ha visto il ritorno di Evangelion doppiato in italiano su Netflix.
Cast e studio di doppiaggio (VSI Rome) sono rimasti i medesimi del 2019, mentre il nuovo adattamento è a cura di Laura Cosenza, vincitrice del Premio SIAE al giovane adattatore e dialoghista di talento al Festival “Voci nell’ombra” 2016, e il doppiaggio è diretto da Roberto Stocchi, presidente dell’ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori, due professionisti dal curriculum eccezionale e che hanno contribuito al ritorno di Evangelion in italiano su Netflix.
La nostra visione di Evangelion con l’adattamento 2020 è in corso, ma abbiamo avuto modo di riesaminare i passaggi che nella versione italiana 2019 erano stati i più controversi e abbiamo potuto notare che praticamente tutte le criticità sono state risolte.
Riportiamo alcuni esempi: non c’è più traccia di recalcitranza nell’episodio 1 e la battuta è diventata: «Mandate tutte le risorse che abbiamo! Distruggete l’obiettivo ad ogni costo!»; messi da parte i suoi “pochitto”, Misato non parla più di auto appena restaurata, ma medita: «Avevo appena fatto sistemare l’auto ed è già distrutta. Ho ancora 33 rate da pagare e in più le riparazioni»; nell’episodio 4 Toji rimprovera Kensuke dicendogli: «Non sai comportarti da uomo e tirare fuori le palle?», eliminando la storpiatura “testochili”, adattamento un po’ infelice di un gioco di parole usato da Toji, che in lingua originale dice “matanki” invece di “kintama” (letteralmente “palle d’oro”, i nostrani “gioielli di famiglia”); nell’episodio 11 Ritsuko non parla più di orpelli anacronistici riferendosi alle scale alla marinara, ma dice: «E io che credevo che queste scale fossero pezzi d’antiquariato puramente ornamentali, chi avrebbe mai immaginato di usarle?», e ancora Shinji afferma: «Angeli, i messaggeri di dio, i nostri nemici hanno nomi di creature celesti. Mi domando perché li combattiamo» e Asuka lo rimprovera: «Ma sei stupido? Sono un branco di “non si sa cosa” che ci attacca. Mi sembra ovvio rispondere al fuoco per proteggerci, non credi?»
Nell’episodio 12, parlando di Kaji e del suo improponibile paragone con Shinji, Toji e Kensuke, Asuka dice a Hikari: «Anzi è un insulto paragonarlo a loro», che ha sostituito l’ostico riferimento alla Luna e alla lana e che avrebbe potuto essere adattato anche con “il giorno e la notte”, per fare un riferimento a un modo di dire che si usa in Italia.
Tra gli esempi scelti, riportiamo per intero la resa nel nuovo adattamento 2020 della battuta di Kaji dell’episodio 19: «Io non posso fare altro che starmene qui ad annaffiare, ma tu al contrario puoi ancora fare qualcosa ed è qualcosa che è solo in tuo potere. Nessuno può costringerti, pensa da solo e poi decidi tu che cosa sia più giusto fare in questo momento, così di certo non avrai rimpianti», decisamente più lineare.
Infine, Asuka in The End of Evangelion ritorna a dire: «Non voglio morire», come nell’adattamento storico, al posto di «Di morire non mi va» della versione 2019, con cui si era cercato di riportare una intonazione da cantilena infantile usata da Asuka nella scena in giapponese, ma che, ripetuto all’infinito dal personaggio, provocava un involontario effetto di sospensione dell’incredulità in un momento che dovrebbe trasmettere il dramma.
I nomi dei personaggi sono tornati all’ordine nome-cognome (diamo il bentornato a “Shinji Ikari”, come nell’adattamento Dynit, e diciamo addio a “Ikari Shinji-kun” del 2019) e le U interconsonantiche tornano a farsi sentire in AsUka e in RitsUko, a differenza dell’audio giapponese.
#Evaflix – confermate le voci del doppiaggio 2019
Per quanto riguarda il cast dei doppiatori, che è stato confermato probabilmente anche per l’incredibile professionalità dimostrata nella lavorazione del doppiaggio di giugno 2019, ribadiamo quanto già scritto un anno fa, parola per parola:
“Sugli scudi Stefano Broccoletti, davvero un eccellente Shinji Ikari, Sara Labidi (Asuka Soryu Langley) dal timbro molto giovanile accompagnato da un’ottima espressività, Roberto Draghetti (Gendo Ikari) che ci ha fatto viaggiare indietro nel tempo di 20 anni almeno e Lucrezia Marricchi (Rei Ayanami) che ha fornito una splendida interpretazione nel monologo dell’episodio 14.
Riprende il ruolo di Kozo Fuyutsuki il veterano Oliviero Dinelli e tornano a lavorare su Evangelion due voci conosciute dal pubblico italiano di Eva: Domitilla D’Amico (Misato Katsuragi) e Barbara De Bortoli (Ritsuko Akagi), promosse in questo caso a personaggi di rilievo (nel doppiaggio storico interpretavano rispettivamente Asuka da bambina e Maya Ibuki).”
Nel complesso il risultato appare naturale e più chiaro rispetto a quanto visto e udito un anno fa, con un adattamento che non lascia emergere in modo evidente la mano dell’adattatore.
#Evaflix – One more final
Approfittiamo di questo aggiornamento della faccenda #Evaflix per riprendere alcune questioni non affrontate negli ultimi 12 mesi.
«Ma perché non hanno messo su Netflix il doppiaggio storico italiano di Evangelion?»
A quanto pare nell’accordo tra Netflix e Khara relativo alla diffusione mondiale di Evangelion in streaming è stato previsto un ridoppiaggio globale di Evangelion da zero in varie lingue (tedesco, inglese, spagnolo, francese, portoghese e inevitabilmente italiano), con l’ovvia eccezione del doppiaggio in lingua originale giapponese.
Partendo da questi presupposti è impossibile inserire su Netflix il doppiaggio Dynamic Italia/Dynit tanto ora quanto a giugno 2019.
Le dinamiche globali di adattamento e doppiaggio di Evangelion in Netflix
L’approdo di Evangelion su Netflix ha creato un precedente molto importante, tracciando una nuova via che mette in diretto contatto gli studi di produzione giapponesi e le multinazionali dello streaming, escludemdo però i tradizionali editori nazionali.
In un primo momento si ipotizzava che Netflix avrebbe demandato la questione della localizzazione alle proprie filiali nazionali, che a loro volta avrebbero affidato adattamento e doppiaggio a vari studi.
In realtà la faccenda è andata in modo diverso, dimostrando la “centralizzazione” di questa operazione: Netflix ha incaricato della localizzazione un’altra multinazionale, la VSI, che si occupa specificamente di adattamento e doppiaggio e che ha affidato le specifiche localizzazioni alla rispettive filiali nazionali, le quali hanno lavorato a loro volta con le controparti nazionali di Netflix: del doppiaggio inglese si è occupata infatti la VSI Los Angeles, di quello italiano la VSI Rome e così via.
Il nuovo adattamento di Evangelion su Netflix (2019) negli Stati Uniti
Nemmeno la nuova localizzazione inglese di Evangelion è stata immune da critiche, seppure con portata infinitamente inferiore a quelle nostrane. La ritraduzione dei copioni in lingua inglese è stata affidata al traduttore ufficiale inglese dello Studio Khara, Dan Kanemitsu, e la scelta del cast è stata attuata direttamente dalla Khara.
A parte le sceneggiate di Amanda Winn-Lee per la propria esclusione dal cast di doppiatori e l’assenza dell’iconica Fly me to the Moon, sempre per questioni di diritti internazionali, è stato criticato il fatto che rispetto al doppiaggio classico dell’episodio 24 in cui Kaworu dice a Shinji: «I mean, I love you.» sia stata scelta la battuta «It means I like you.» di fatto smorzando le sfumature omoerotiche della situazione e preferendo una soluzione più neutra. Kanemitsu ha replicato su Twitter dicendo che l’intento era quello di lasciare la scena alla libera interpretazione di ciascuno spettatore.
Infine un altro scivolone è stato compiuto rendendo “sect terrorist attack”, probabile riferimento all’attacco terroristico di Aum Shinrikyo alla metropolitana di Tokyo nel 1995, con “terrorist attack by a leftist”.
Il nostro caro “Angelo”
Con l’adattamento italiano 2020 sono tornati i termini tecnici del 1997: “Unità-01” al posto di “Unità Prima”, “Berserk” al posto di “Stato di furia” e, ci avremmo scommesso, “Angelo” in luogo di “apostolo”.
A giugno 2019 avevamo approfondito la questione relativa all’appropriatezza della scelta del termine “Angelo” in tempi non sospetti: sebbene la questione fosse chiusa, c’è stato un recente tentativo di riaprirla con un curioso ritardo, che risulta ancora più curioso per il tempismo, quasi a ridosso dell’uscita del nuovo adattamento 2020 in cui è stato ripristinato il termine “Angelo”.
Eppure il 6 luglio 2019, in occasione dell’anteprima mondiale della sequenza introduttiva di Evangelion: 3.0+1.0 denominata AVANT 1, che ha avuto luogo al Japan Expo Paris alla presenza dello staff della Khara e a cui noi abbiamo assistito di persona, nei sottotitoli francesi autorizzati da Khara stessa, in abbinamento a Mari che pronuncia chiaramente “shito” appare a caratteri cubitali la parola “Anges”, ovvero “Angeli” in francese.
Eppure nelle edizioni anni Novanta, praticamente in tutto il mondo, Italia compresa, si era optato per “Angel” e i suoi corrispettivi nelle varie lingue occidentali, nonostante la traduzione letterale del termine “shito”, di cui siamo ben consapevoli e a cui abbiamo fatto più volte riferimento, consci della differenza fra traduzione letterale e adattamento.
Eppure all’inizio di Evangelion: 2.0, nell’audio originale giapponese, Ryoji Kaji si rivolge in lingua inglese agli altri personaggi e pronuncia chiaramente la parola “Angels”.
Eppure nel 2019 nelle lingue occidentali per cui è stato attuato il ridoppiaggio Netflix si era optato per “Angel” e i suoi corrispettivi. L’edizione italiana ha fatto eccezione, come sappiamo.
Eppure solo l’edizione italiana 2019, tra tutte quelle di Netflix, è stata ritirata in toto ed è stata promessa una sua revisione integrale, e nella recentissima edizione italiana 2020 è stato ripristinato “Angeli”.
Quello che state per vedere è un Angelo, e quello che state per sentire è il nuovo doppiaggio in italiano di Neon Genesis Evangelion, ora disponibile. pic.twitter.com/hoiUHmJ58a
— Netflix Italia (@NetflixIT) July 6, 2020
Se tutto questo non dovesse ancora bastare, possiamo liquidare la questione con la mera cronaca degli eventi: l’adattamento italiano del 2019, “apostoli” e “stato di furia” compresi, è stato sconfessato più volte da Netflix, la prima con la rimozione dell’audio italiano dopo sette giorni, l’ultima con un tweet che concentra la propria attenzione proprio sul ritorno all’uso del termine “Angeli”.
Questi sono i fatti, che valgono più di mille parole.
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