La Lega con un emendamento ha pensato di proporre un filtro automatico per bloccare i porno su Internet.
Ebbene sì, il partito di Salvini ha deciso di inserire nel testo attuale di conversione della legge sulla Giustizia (nello specifico, sulle intercettazioni) l’articolo 7 bis. Secondo questo emendamento nominato Sistemi di protezione dei minori dai rischi dello cyberspazio, in Italia i contenuti pornografici verrebbero bloccati automaticamente a tutela dei minorenni.
Il rischio dell’Internet è il porno
In un estratto del testo dell’articolo 7 bis si afferma:
“I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica […] devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control, ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto. Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto.”
Risulta quindi chiaro che saranno gli ISP a bloccare direttamente l’accesso ai siti contenenti tali contenuti, salvo sblocco da parte del titolare del contratto. Secondo quanto dichiarato dal senatore Simone Pillon, questa sarebbe una sua proposta accolta da colleghi e maggioranza:
“[Questa proposta] rappresenta la cosa che mi sta più a cuore: l’introduzione dell’obbligo per i fornitori di telefonini, tablet, laptop, tv e altri device di preinstallare gratuitamente sugli apparati un filtro per bloccare contenuti violenti, pornografici o inadeguati per i minori. Spero che in tal modo saranno messi in sicurezza i tanti bambini che hanno ormai quotidiano accesso a Internet. Un piccolo regalo dalla grande famiglia della Lega a mamme e papà.”
I veri pericoli dello “cyberspazio”
Leggi simili si erano viste anche parzialmente negli USA e in Inghilterra, dove però sono state bloccate o sospese. L’esperto di AI alla Commissione europea (tra l’altro, l’unico del Belpaese, ndr) ha ritenuto questa norma “inapplicabile” e “incompatibile con la normativa sulla neutralità della rete”. I rischi quindi non mancano e far passare questo emendamento potrebbe risultare controproducente.
Attualmente il testo è consegnato alla commissione competente alla Camera e successivamente passerà in Aula; ulteriori modifiche saranno improbabili data l’urgenza della legge (da convertire entro il 29 giugno) e il rischio di crisi nella maggioranza in caso di decadenza. Ma sono davvero questi i rischi di quello che chiamano “cyberspazio”? Sono queste le priorità attuali della Lega e del Parlamento, le “cose che stanno più a cuore” che finiranno soltanto per limitare la libertà degli utenti nel mondo digitale?
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