Immuni approda sugli store: rispondiamo agli interrogativi
L’app “Immuni” è finalmente tra noi: il 1 giugno 2020 l’applicazione del team milanese di sviluppatori Bending Spoons è stata rilasciata sull’App Store di Apple e Google Play Store. Ma cosa serve per scaricarla? E a cosa serve questa applicazione? È sicura? Scopriamolo.
Come scaricare Immuni?
Per scaricare Immuni è necessario che il sistema operativo del proprio smartphone sia aggiornato. L’app per iPhone ha bisogno della versione iOS 13.5, mentre l’app per Android ha bisogno almeno della versione 6 (Marshmallow) del sistema operativo e i Google Play Services aggiornati alla versione 20.18.13. In caso in cui questi requisiti non dovessero essere rispettati, verremo avvisati dall’applicazione.
Veniamo informati dal sito ufficiale dell’impegno degli sviluppatori per portare Immuni sullo store di Huawei, AppGallery. Lo scopo è di renderla disponibile anche per chi ha uno smartphone Huawei senza i Google Play Services.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo, l’applicazione non è ancora visibile cercando “Immuni”, su nessuno dei due store. È possibile però scaricarla passando attraverso il sito ufficiale dell’app.
Nonostante sia scaricabile ovunque, ora si avvia per Immuni una fase di test in quattro regioni: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria.
“Più che una sperimentazione si tratterà di un test di pochi giorni, forse una settimana, per provare le funzionalità dell’app”
spiega Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza Coronavirus.
Per utilizzare Immuni bisogna avere più di 14 anni: alla prima configurazione dell’app, infatti, va spuntata la casella “Dichiaro di avere almeno 14 anni”. Inoltre, per persone con età compresa tra i 14 e i 18 anni è necessario il consenso di uno dei genitori o di chi esercita la rappresentanza legale, come recita una FAQ sul sito ufficiale.
A cosa serve Immuni?
Se l’applicazione venisse scaricata da circa il 60% della popolazione dovrebbe aiutare a contenere i contagi: l’app è in grado di tracciare i contatti tra persone grazie alla tecnologia Bluetooth Low Energy. Per garantire il funzionamento dell’app, dunque, è necessario che il Bluetooth resti acceso. Come il nome suggerisce, però, i consumi di batteria dovrebbero essere ridotti.
È sicura?
La privacy viene assicurata principalmente grazie a tre accorgimenti:
- Gli utilizzatori di Immuni vengono salvati con identificativi anonimi, che non permettono di risalire all’individuo;
- L’applicazione non traccia gli spostamenti: non utilizza, per esempio, la tecnologia GPS;
- L’app utilizza la struttura decentralizzata ideata da Google e Apple, che prevede che i propri dati – compresa la lista di persone con cui si è venuti in contatto – risiedano sullo smartphone in forma criptata finché l’utente non acconsente a notificare il proprio contagio al Ministero della Salute e alle persone che ha esposto al virus.
Facendo un giro sul sito e all’interno dell’applicazione, il focus sulla privacy, sulla trasparenza e sulla rassicurazione degli utenti, si nota subito. Lo scopo è placare dubbi, critiche e complotti: il funzionamento dell’applicazione viene spiegato molto chiaramente, anche grazie all’interfaccia dell’app, che è molto user friendly e cerca di trasmettere fiducia.
Il codice di Immuni è inoltre open source su GitHub, come ci comunica una FAQ sul sito:
“Il codice è open source e disponibile su GitHub. La licenza è la GNU Affero General Public License version 3.”
Per saperne di più sul funzionamento dell’app e sulla sua sicurezza, vi rimandiamo a questo nostro approfondimento.
Con l’uscita di Immuni e la disinformazione che le ruota intorno, ecco che appare anche il primo raggiro: Agid-Cert – la struttura del governo che si occupa di cybersecurity – ha rilevato un’email che reindirizza a una versione fasulla del sito del Fofi, Federazione Ordine dei Farmacisti Italiani. Il nome del dominio è simile, se non fosse per la lettera “i” di “Fofi” sostituita con una “l”.
Il sito invita a scaricare un file chiamato “IMMUNI.exe”; questo contiene però il ransomware “FuckUnicorn”, che provvede a cifrare i file presenti sul sistema Windows, sbloccabili al pagamento di 300€ in Bitcoin.
FONTE: immuni.italia.it, Repubblica.it 1, Repubblica.it 2, IlSole24Ore
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