Alpitour “attacca” i videogiochi. Che senso ha?
Quello che affronteremo in questo articolo è un discorso complicato, dettato da una serie di fattori facilmente fuorviabili e che forse non tutti condivideranno. Ma è un discorso che ci siamo sentiti in dovere di fare, soprattutto dopo due mesi e più di lockdown forzato.
Durante la giornata di ieri Alpitour, noto tour operator italiano, ha cominciato una campagna marketing sui suoi canali social utile a riportare nei vari villaggi vacanze tutti coloro che, per un motivo o per un altro, restano diffidenti sul viaggiare in un’epoca come questa. Sia chiaro, non è nostra intenzione denigrare in alcun modo il settore turistico, che mai come ora ha bisogno di risollevarsi e che noi stessi vi invitiamo a supportare.
Ma l’oggetto della campagna pubblicitaria non è il Covid-19. Non è neanche il lockdown. Sono, manco a dirlo, i videogiochi. Ecco il post pubblicato dal noto tour operator:
Escludendo l’errore di battitura, dato che le consolle sono dei mobili e non delle piattaforme di gioco, questa pubblicità risulta essere errata sotto tanti, tantissimi punti di vista, soprattutto in questo momento storico.
Partiamo da una base: la pubblicità dovrebbe mostrare al pubblico qualcosa che lo stesso pubblico desidera avere, mettendo sia in risalto un prodotto, sia in “cattiva luce” un altro, suo diretto o indiretto competitor. Bene, già da questa affermazione appare chiaro che i videogiochi e le vacanze non siano assolutamente in competizione; nonostante i videogiochi siano ormai parte della vita di gran parte degli italiani, ci rifiutiamo di credere, con le dovute eccezioni, che la maggioranza di questi decida di passare il torrido Agosto a casa sua, con 40°, a giocare a FIFA, COD o Fortnite. Di conseguenza, già la mera correlazione tra questi due mondi risulta essere davvero poco efficace. Ma non sindacheremo sull’efficacia di questo spot, non avendo studiato marketing; sindacheremo invece sul fatto che tale pubblicità è semplicemente SBAGLIATA.
Ed è sbagliata non perchè parla di videogiochi, ma perchè minimizza la potenza e l’utilità dell’intrattenimento in generale dopo un periodo in cui lo stesso è stato l’unico mezzo di evasione dalla durissima realtà che stava fuori dalle nostre case. Dato che però le altre forme di intrattenimento non sono di competenza del sottoscritto, ci limiteremo a discutere, brevemente, della situazione relativa ai videogiochi.
Durante i due mesi di lockdown infatti tante sono state le iniziative da parte di svariate software house e publisher per aiutare i tantissimi soggetti che si trovavano confinati in 4 mura. Svariati sono stati infatti i videogiochi donati gratuitamente all’utenza, utili a rendere le giornate meno pesanti e più sostenibili. C’è chi addirittura ha utilizzato i videogiochi per allenarsi quando fuori non si poteva, grazie a Nintendo ed al suo Ring Fit Adventure, esaurito ovunque. Per non parlare del fatto che l’OMS, storica demonizzatrice dei videogiochi, ha ritrattato le sue precedenti analisi affermando l’importanza degli stessi durante il lockdown ed invitando i produttori e gli sviluppatori a sostenere in ogni modo la popolazione per regalare alla stessa un momento di spensieratezza.
Ma forse, più che spensieratezza, possiamo parlare di un regalo avente ad oggetto vero e proprio viaggio. Un viaggio puramente immaginario, ma che ha portato tanti soggetti ad evadere da una realtà traumatica, fatta di giornate tutte uguali e, in molti casi, di solitudine. Un viaggio che ha permesso a tanti di stringere amicizie virtuali, di trovare compagnia, di avere un’ancora a cui aggrapparsi in un momento difficile e di uscire più o meno indenne dal lockdown. Un viaggio che ha permesso a molti di vivere tante vite quando non si poteva vivere la propria.
Addirittura l’ex Ministro Calenda, storico denigratore dei videogiochi, ha regalato ai suoi figli una PlayStation 4 ed una Switch per aiutarli a superare un momento difficile che ha visto le loro abitudini totalmente stravolte.
Possiamo quindi negare l’importanza dei videogiochi ed in generale dell’intrattenimento in un momento come quello che abbiamo vissuto fino ad oggi? Secondo chi vi scrive, no. E, lo ribadiamo ancora una volta, il videogiocare non è assolutamente inconciliabile con l’andare al mare o in vacanza. Nessuno nega ai figli di Calenda di portare la loro Switch nuova fiammante in vacanza, per fare una partita a Smash Bros prima di andare in spiaggia.
Per questo motivo reputiamo la pubblicità di Alpitour, che lo ribadiamo, va sostenuta soprattutto in questo momento, molto poco riuscita. Poco riuscita anche perchè ancorata ad uno stereotipo di videogiocatore, quello che odia la luce del sole e che non si alza mai dalla sedia, che credevamo essere superato ma che invece, a quanto pare, torna puntualmente a mostrarsi soprattutto nel nostro Paese.
Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento!
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