Recentemente la famosa stazione radiotelevisiva giapponese NHK ha pubblicato un servizio di approfondimento sull’impatto che la pandemia di Coronavirus sta avendo sulla produzione degli anime. Il servizio, della durata di 7 minuti circa, è a cura di Rie Fumimuro e Kateryna Novytska.
Durante l’introduzione al servizio, la presentatrice, Doden Aiko, parla brevemente della problematica da un punto di vista più generale. Riferendosi quindi a tutte le forme d’arte “più tradizionali”, Doden Aiko afferma chiaramente che la loro stessa esistenza potrebbe essere messa a repentaglio dalla pandemia. Il perché è subito spiegato dalle primissime parole del servizio:
“Buona parte degli studi d’animazione giapponesi esternalizzano circa il 30% del loro lavoro in Cina. Per questo, la recente diffusione massiva del Coronavirus ha avuto un impatto molto negativo sull’industria“.
Il servizio ci mostra la situazione dal punto di vista di Yara Lo, CEO di Akatsuki Co., uno studio d’animazione situato nella città di Tokyo. Il CEO racconta che a causa delle misure restrittive messe in atto in Cina, lo studio ha iniziato a ricevere una quantità di materiale drasticamente inferiore. “È stato terribile“, afferma. “C’erano giorni in cui non riuscivamo a fare praticamente nulla, mentre in altri riuscivamo a portare a termine soltanto il 10% del normale volume di lavoro, nel migliore dei casi”.
“Successivamente“, continua il servizio, “i problemi hanno iniziato ad arrivare dal Giappone“. La causa principale, secondo NHK, sarebbe da attribuire alla sospensione dei servizi postali verso la Cina e delle limitazioni imposte sull’ingresso di persone provenienti dal suddetto paese in Giappone. “Circa il 70% dell’animazione è realizzata su carta, e dato che l’industria è soggetta a scadenze stringenti, far arrivare il materiale in tempo è fondamentale. Per questo, spesso determinati membri dello staff viaggiano in prima persona per facilitare gli scambi“. Secondo Yara Lo, l’attuale epidemia “ha evidenziato tutti gli aspetti negativi” del metodo di produzione tradizionale degli anime. “Infatti”, continua, “ormai tutti parlando di lavorare in digitale quanto più possibile, come stiamo cercando di fare anche noi. Tuttavia, questo tipo di sistema non è ancora pronto“.
Proseguendo, il servizio fa notare che i primi effetti di questa situazione si sono già manifestati, causando il rinvio sia di vari eventi a tema che della data di uscita di determinati anime.
“Crediamo che l’implementazione di modelli di business incentrati principalmente sull’uso di internet sia fondamentale, anche dopo la fine della pandemia“, afferma Shinya Fujii, direttore generale della Japan External Trade Organization (JETRO).
Ciononostante, viene affermato che non tutti si sono arresi. Alcune aziende hanno iniziato a pubblicare anime online in maniera legale e gratuita. Altre, invece, hanno coordinato dirette streaming con alcune doppiatrici per intrattenere i fan nonostante la distanza.
Nel tentare di portare alla luce un ultimo segnale positivo, Rie Fumimuro condivide le parole di Takaaki Kidani, presidente di Bushiroad Move. Kidani afferma infatti che a causa dell’attuale condizione degli appassionati, i servizi streaming riceveranno sicuramente maggiore attenzione. Per questo, sempre a suo dire, è necessario che il settore affronti queste turbolenze “con ottimismo“. Per questo, sia Kidani che Fumimuro coincidono sul fatto che quanto avvenuto potrebbe rivelarsi in fin dei conti un’ulteriore possibilità di crescita per l’industria.
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