Lo staff del sito PcPartPicker ha nascosto i prezzi di Amazon a causa delle direttive sul Coronavirus
Il noto sito web di creazione di Computer assemblati ha di recente ricevuto diverse lamentele da parte degli utenti, dato che alcuni prezzi non venivano mostrati, o venivano mostrati errati rispetto alla realtà. Lo staff del sito ha risposto alle domande degli utilizzatori con un post in cui spiegano che, in linea con le ultime direttive sul Coronavirus, nascondono dal sito quegli store che vendono altri beni di prima necessità, per evitare che si facciano acquisti non necessari in un periodo come questo.
Philip, creatore del sito ha risposto ad alcuni commenti dei fan nel forum dicendo che si dovrebbe avere un pò di pazienza, ed evitare di fare acquisti inutili intasando le linee di trasporto.
“Esatto – abbiamo rimosso quei link per ora.
In poche parole, stiamo cercando di fare la nostra parte e dare priorità ai beni essenziali per la situazione COVID-19. Abbiamo rimosso i link dei rivenditori che vendono/distribuiscono anche articoli essenziali. Non mostrandoli in questo momento, il nostro intento è quello di ridurre qualsiasi problema logistico che la spedizione di hardware PC potrebbe introdurre – anche se i nostri riferimenti sono una piccola frazione del volume complessivo delle spedizioni.“
La realtà dei fatti è ben diversa però
Per quanto nobile il gesto, crediamo che nascondere solo alcuni store e mostrarne altri sia un qualcosa di non proprio onesto verso i rivenditori e gli utenti. Il problema diventa ancora maggiore se, essendo registrati al sito, selezionate Amazon come unico store di riferimento i prezzi verranno completamente nascosti. Gli importi sono mostrati solo aprendo la pagina del prodotto (come mostrato nelle immagini sottostanti).
Non riusciamo a comprendere a pieno le azioni del sito, dato che aggiungendo un elemento alla partlist e selezionando manualmente lo store i prezzi saranno mostrati correttamente. Insomma evitano solo di fare confronti (motivo principale dell’utilizzo del sito). Nelle buone intenzioni di Philip manca la reale utilità di questa operazione di sensibilizzazione, specialmente considerando che fra i beni di prima necessità (almeno in italia) figurano tutti quei dispositivi utilizzabili per lo smart working (SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE codici ATECO J 58-63).
Aspettiamo sviluppi della faccenda, ma nel frattempo vi invitiamo anche noi a non acquistare oggetti non strettamente necessari in questo periodo.
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