Tutte le testate parlano dell’assalto ai supermercati, del sovrapprezzo dell’Amuchina gel, dell’odio verso le pizze con l’ananas surgelate che non vengono prese da nessuno e del boom di armi e munizioni negli Stati Uniti. Il coronavirus ha causato negli ultimi mesi il panico generale e l’acquisto impulsivo di beni essenziali e non. Tra questi appaiono anche dispositivi tecnologici di vario tipo come le webcam. Dove sono finite?
Il bisogno di socializzare e lavorare anche da casa
Il Covid-19 in Italia ha avuto sin da (quasi) subito un effetto evidente nella vita delle persone. Milioni di cittadini hanno ricevuto l’ordine dal Governo italiano di rimanere a casa per evitare l’aumento dei contagi. Un provvedimento che migliaia di italiani non ascoltano, ma che la maggior parte coglie e segue come da dovere. Questi, per risolvere la mancanza di socializzazione, hanno iniziato a godere dei regali dati da parte delle aziende. Dall’Unesco alla Mondadori, passando per cineteche, Amazon e compagnie telefoniche, ognuna ha cercato di dare il suo contributo gratuito ai cittadini per rendere la quarantena di tutti più sopportabile.
L’Italia in effetti è nota come uno dei paesi più “estroversi” del mondo, anche per tradizione e cultura. I turisti apprezzano il Belpaese proprio per questa voglia di socializzare soprattutto dei giovani, presente anche ovviamente all’interno delle famiglie stesse che, magari, a causa della quarantena si sono trovate separate in città anche molto distanti. Stessa cosa vale per i lavoratori che, con il coronavirus, si sono trovati costretti a convertirsi allo smart working, ovvero al lavoro da casa.
Quindi, come fare per vedersi senza poter sfruttare l’autocertificazione? La tecnologia arriva in aiuto grazie a Google Hangouts, Skype e le videochiamate su WhatsApp. Non tutti i dispositivi però, specialmente i computer, fissi e portatili, hanno una webcam di qualità per permettere di parlarsi faccia a faccia. Da qui l’assalto alle webcam nei negozi online e fisici, che ora risultano sprovvisti di tali periferiche.
Tra lavoro e mancanze servono webcam
Per verificare l’esaurimento di scorte basta andare su Amazon e cercare “webcam”. Qualsiasi marchio disponibile, dalla più famosa Logitech alle “sottomarche” come Spedal, risulta attualmente non disponibile o disponibile presso questi rivenditori ma a prezzi spropositati. Dunque è vero: Amazon ha finito le scorte di webcam dai rivenditori principali. E gli altri rivenditori? Proviamo ad andare su eBay!
Anche qui, come si può vedere dall’immagine sottostante, i dati sono evidenti. Anche la webcam di sottomarca che più sottomarca non si può è in esaurimento scorte o in boom di vendite. In questo caso, la webcam di marca non nota venduta dal Singapore ha 15 visualizzazioni ogni ora, 36 unità vendute in 24 ore e oltre l’88% di unità vendute. Peccato per la consegna che risulta stimata tra il 6 aprile e il 14 maggio.
In altri siti di e-commerce come ePrice buona parte delle webcam sono esaurite, specialmente quelle low cost, dunque le unità rimanenti sono quelle vendute a prezzi spropositati (oltre 50 euro, con poche eccezioni). Ma nelle catene come MediaWorld e Unieuro com’è la situazione? La medesima. Persino la Logitech Brio 4K da 250 euro risulta non disponibile. La maggior parte dei modelli, a partire da quelli low cost giustamente, risultano completamente venduti.
Un caso eccezionale, ma estremamente utile
Certamente, se non fosse stato per il coronavirus molto probabilmente non si sarebbe visto questo boom di acquisti di webcam. Molti infatti, se non proprio le aziende e relativi dipendenti che sfruttano già lo smart working, non vedono necessario questo acquisto. Ci sono le webcam di alcuni portatili, molto basilari ma sufficienti, o si può fare affidamento alla fotocamera frontale dello smartphone.
Però il Covid-19 ha invitato l’Italia a diventare un paese ancor più digitale, questo è poco ma sicuro. L’esaurimento di webcam su ogni piattaforma è solo uno dei tanti aspetti. Abbiamo già parlato a sufficienza di come ora la rete fissa italiana abbia mostrato la sua scarsa affidabilità a causa degli errori – voluti o meno, tecnologici ed economici – di alcuni specifici ISP nazionali. Forse questa necessità di progresso si farà sentire e vedere gradualmente in queste piccole cose che sconvolgeranno il mercato italiano e internazionale.
Il “succo” è che nell’insieme delle cose questo può essere visto come uno stimolo decisivo verso una digitalizzazione italiana generale. Un monito a migliorare la qualità degli articoli online evitando clickbait e allarmismi di vario genere (vedi gli ultimi casi di TGCOM24 e TPI). O ancora, un invito ad aggiornarsi nelle scuole, nelle università, negli ospedali e nelle aziende non solo nel comparto tecnologico ma anche nel tipo di investimenti per migliorare le condizioni dei lavoratori attuali e futuri.
Certo, la conclusione che stiamo traendo non viene soltanto dal fatto che le webcam sono finite. Forse è il meno. Ma rimane evidente questo fatto: l’Italia è costretta a modernizzarsi, che sia imparando a usare piattaforme come Microsoft Teams o comunque adattandosi a un’emergenza con strumenti attuali. Se si può e deve fare, perché non cogliere l’opportunità?
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