Durante le ultime settimane ho sfortunatamente assistito a una diatriba piuttosto accesa su uno dei mangaka più in voga al momento: Kohei Horikoshi. Il suo My hero Academia è uno degli shonen più seguiti degli ultimi anni, quindi non stupisce che questa polemica sia stata così sentita non solo dal fandom di quest’opera, ma anche da quello degli anime in generale.
Horikoshi è stato accusato di essere un razzista e xenofobo per via di un personaggio apparso negli ultimi capitoli del manga, con un nome che rimanda ad eventi terribili avvenuti molti anni fa.
Ricostruiamo la faccenda.
SHIGE MARUTA
Tutto inizia con la comparsa del personaggio chiamato Shiga Maruta, il medico che, all’inizio della storia, aveva diagnosticato a Deku la malformazione genetica che gli ha impedito di sviluppare un quirk in autonomia.
Ciò che ha fatto scoppiare la polemica è stato proprio il cognome del personaggio in questione: Maruta. Questa parola, purtroppo, riporta alla memoria gli atroci crimini di guerra compiuti dall’esercito giapponese durante il secondo conflitto mondiale.
A macchiarsi di questi è stata l’unità 731, uno squadrone colpevole di aver compiuto esperimenti estremi sui prigionieri di guerra cinesi e coreani, con l’obbiettivo di creare un’arma batteriologica in grado di favorirli nella lotta contro gli USA.
Nel campo 731 situato in Manciuria e camuffato da centrale per la purificazione dell’acqua, i prigionieri sono stati sottoposti a innumerevoli torture che definire aberranti sarebbe riduttivo.
Se avete lo stomaco forte e volete conoscere uno dei lati più oscuri della storia del Giappone, vi invito a documentarvi su questo squadrone della morte, la cui crudeltà non era affatto inferiore a quella esercitata dai nazisti verso gli ebrei.
Maruta (pezzi di legno) era il termine con cui i militari chiamavano le proprie cavie, e deriva da una battuta sarcastica fatta del personale, dovuta al fatto che “ufficialmente” la sede degli esperimenti era situata nei pressi di una segheria.
Quel nomignolo rispecchiava anche il modo in cui vedevano i prigionieri: pezzi di legno, meri oggetti, fantocci, esseri inferiori ai quali era consentito fare qualsiasi cosa si desiderasse.
CACCIA ALLO SCANDALO
Secondo le parole di Horikoshi, non era sua intenzione fare riferimento a tali eventi e, poco dopo lo scoppio della diatriba, sia lui che Shūeisha hanno provveduto a porgere le proprie scuse ai fan. Hanno dichiarato che il nome del personaggio sarebbe stato cambiato, e speravano che ciò mettesse fine alle lamentele.
Tuttavia, questo era solo l’inizio.
La polemica era ben lungi dal cessare, anzi era appena cominciata; Shiga Maruta è stato solo un pretesto per iniziare una vera e propria “caccia” a qualsiasi apparente traccia di razzismo o xenofobia nell’opera di Horikoshi.
Una delle critiche più assurde riguarda le date di nascita di alcuni personaggi, che sembrano combaciare con quelle di uomini unanimemente odiati; ad esempio, Adolf Hitler, un individuo le cui azioni saranno sempre fonte di disgusto, e che sembra condividere il compleanno con Katsuki Bakugo.
Permettetemi di dire che questo mi sembra alquanto ridicolo; la storia dell’umanità è piena di tragedie e di uomini crudeli, quindi dare dello xenofobo a un autore, boicottando la sua opera solo per una coincidenza di questo tipo, non mi sembra corretto. Condividere la propria data di nascita con eventi o personaggi controversi è una cosa piuttosto comune.
Mi sembra solo un patetico tentativo di trovare a tutti i costi del marcio dentro My hero academia, di aggrapparsi a qualunque cosa possa generare ulteriore odio nei confronti dell’autore e farlo passare come una persona spregevole.
CONSEGUENZE
Dopo tutta questa polemica, Horikoshi ha ricevuto molteplici insulti (che ancora oggi non sono cessati), e il manga è stato bandito in Cina, perdendo, quindi, una buona parte di mercato. Addirittura, è stato detto che l’autore potrebbe prendere la decisione di concludere prematuramente la sua opera.
È giunto seriamente a prendere in considerazione una scelta così drastica per via di un piccolo errore; spero che converrete con me sul fatto che ciò sia piuttosto ingiusto.
La carriera di un autore di successo non può essere interrotta per così poco.
Viviamo in un’epoca di perbenismo eccessivo e di politically-correct forzato che non fanno altro che limitare l’arte.
NON LA PRIMA POLEMICA
Molti di voi, forse, non ne sono al corrente, ma Horikoshi, in passato, era già stato vittima di pesanti critiche.
In seguito alla pubblicazione dell’immagine a colori del capitolo numero 214, è stato accusato di essere un pedofilo dal pubblico dell’internet, per via di come aveva disegnato uno dei personaggi femminili: Momo Yaoyorozu.
Tutti gli altri personaggi nell’illustrazione indossavano vestiti simili a quelli dei vichinghi, mentre lei un’armatura decisamente scoperta che offriva poco spazio all’immaginazione.
UNA COSA NORMALE
Le lamentele riguardo al modo in cui Momo Yaoyorozu è stata raffigurata sono state tante, così come gli insulti all’autore su Twitter da parte dei perbenisti.
Questa cosa è a dir poco assurda per molti fattori:
1) My Hero Academia (in caso ci sia gente che ancora non l’abbia capito) è uno shonen, quindi, come fanno tutte le altre opere che rientrano in questo target, è normale che usi personaggi femminili sensuali per attrarre il pubblico maschile. È una cosa perfettamente naturale, ed è da sciocchi attribuire tale caratteristica solo a quest’opera.
2) Nel disegno in questione (che metterò sotto), Momo, nonostante sia seminuda, non è raffigurata in maniera troppo sessualizzata: ha le gambe incrociate e uno sguardo serio. È una posa molto aggraziata, fiera e per niente volgare, quindi non capisco l’indignazione a cosa sia dovuta.
3) Mi sembra quanto mai ipocrita che, nonostante i molti mangaka che abusano regolarmente del fanservice, solo Horikoshi sia stato preso di mira.
Cari lettori, My Hero Academia è un manga piuttosto limitato nella sessualizzazione dei propri personaggi; è vero che alcune ragazze indossano abiti succinti, ma non vengono quasi mai raffigurate in pose sconce o in atteggiamenti ambigui.
Personalmente, credo che Kohei Horikoshi sia uno degli autori che più si contiene sotto questo punto di vista; egli non esagera mai troppo, limitandosi a qualche scenetta ogni tanto, e mai troppo esplicita.
Se a queste persone è bastata un’illustrazione così innocua per accusare un uomo di pedofilia, non oso immaginare cosa direbbero se leggessero un capitolo di One Piece.
LA POLEMICA INUTILE
Trovo davvero ingiusto il trattamento che internet ha riservato Kohei Horikoshi, un uomo sottoposto ad una gogna mediatica per aver commesso uno sbaglio.
Se la scelta della parola Maruta come cognome è stata volontaria, avrebbe anche senso; il personaggio a cui era stata data era, appunto, un dottore che sperimentava sugli esseri umani, quindi il rimando alla famigerata unità 731 avrebbe un suo contesto.
Inoltre, il personaggio in questione è un villain, vale a dire un essere negativo, che sicuramente sarà, infine, sconfitto dall’eroe di turno.
Dobbiamo sempre tenere in mente che My Hero Academia non è uno shonen in cui il confine fra il bene e il male è labile, anzi è decisamente marcato.
È vero che Horikoshi, spesso, da un po’ di profondità agli antagonisti, in modo da farci capire anche le loro motivazioni, però lo fa senza mai giustificarli per le loro azioni.
BENE E MALE
In quest’opera, i buoni e i cattivi sono separati in maniera netta; non è una storia che punta a creare un dilemma etico o ad approfondire più di tanto il confine sottile fra giustizia e ingiustizia.
Quindi, conoscendo questo punto, io non ci trovo niente di scandaloso nella scelta di quel cognome qualora fosse stato intenzionale, perché sarebbe stato contestualizzato e assegnato ad un essere malvagio che, in seguito, sarebbe stato battuto dall’eroe mosso da buoni valori.
Provate a pensarci su. Vi sembra veramente una cosa così grave?
Non mi stupisco che a scatenare la maggiore polemica sia stata la Cina, paese dove la censura regna sovrana su qualunque cosa. Eppure, nonostante io capisca il perché della loro indignazione (i crimini compiuti dall’unità 731 verso i cinesi sono stati aberranti), mi sembra comunque eccessivo arrivare a bandire il manga, rendendone illegale il possesso.
UN PO’ DI EMPATIA
Devo ammettere di provare un po’ di sincero dispiacere per quest’uomo; si è ritrovato esposto ad un trattamento vergognoso da parte dei giudici del web, gente meschina il cui solo intento è quello di criticare gli altri.
Horikoshi ha fatto tutto il possibile per rimediare: ha chiesto scusa e ha cambiato il nome del personaggio.
Cos’altro doveva fare per farli contenti?
Ritirarsi?
Praticare un seppuku in diretta Twitch?
È davvero giusto che venga etichettato come un mostro per una cosa del genere, neanche avesse ucciso qualcuno?
Rispondo io: No!
Kohei Horikoshi è una persona estremamente timida, con bassa autostima e anche piuttosto sensibile; lui stesso ha dichiarato di aver modellato il carattere del suo protagonista, Izuku Midoriya, basandosi su sé stesso.
Definirlo razzista per così poco è da ingenui, da persone cieche che ignorano completamente il messaggio di My Hero Academia.
Si parla di un manga che si pone come una fusione tra il fumetto giapponese e quello supereroistico americano (creando un bellissimo ponte fra oriente e occidente), e che sempre parla di bontà, altruismo e sacrificio.
È un’opera piena di personaggi che sono pronti a dare la vita per difendere la libertà, l’uguaglianza e la vita.
Dal canto mio, auguro a Horikoshi di non farsi sopraffare da queste faide, di crogiolarsi nei suoi milioni mentre beve champagne e di continuare a disegnare.
Io continuerò a seguire il suo lavoro con grande piacere.
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