Sapete cosa mi fa incazzare in questi giorni?
Commenti indignati di chi, come difensore dell’Italica Arte, è pronto a prendersela con coloro che ottengono successo con qualcosa di nuovo, diverso dallo sporcarsi le mani con la calce.
Un po’ di storia
Nel 2012, in pieno boom di Youtube, il pubblico cominciò una crociata distruttiva contro quei poveri stolti che ammettevano di guadagnare dalla piattaforma. Creatori di contenuti che osavano monetizzare, che ammettevano che la loro presenza sul web non era frutto dell’amore per l’intrattenimento, della voglia di lasciare un sorriso sui visi dei bambini; in realtà questi furfanti e mascalzoni erano lì per approfittarsi del loro pubblico: fare guadagni sporchi su quelle stesse risate di bimbi.
C’è stato un momento nella community, in cui la stigmatizzazione della monetizzazione ha creato un divertente effetto collaterale sugli youtuber, per altro prevedibile: «io? Ma no ragazzi, io sono qui per voi, non mi interessano quelle due monetine che mi passa la pubblicità. Anche se non ci fossero soldi, creerei comunque video per voi, perché ci tengo!»
I più giovani lettori a questo punto avranno fatto 2+2. Discorsi del genere sono degni delle scorse generazioni, della seconda età, dei boomer – come piace dire ai 13enni oggi. Quelli che il mio “amico” Burioni – amico tra vigolette perché ormai la figura di blastatore è diventata più retorica del politicamente corretto – chiamerebbe analfabeti funzionali e che per me sono semplicemente babbi da tastiera.
Ma state attenti: quello spirito da ingenuo figlio di poca buona donna che nel 2012 si infervorava tra i commenti di Youtube non era certo da cinquantenne. Pensateci un attimo: 10 anni fa quale genitore era su Facebook? Ve lo dico io: nessuno. Il web era composto quasi esclusivamente da ragazzini, nativi digitali, che però allora la pensavano come lo fa il pubblico più anziano di oggi.
Cinquantenni con lo smartphone
Quando nel 2012 la community se la prendeva con gli youtuber, lo faceva con il candore dei ragazzini che in fondo la componevano; scolaretti che non conoscevano il valore del tempo speso dietro alla produzione di un video di 10 minuti. Oggi gli stessi discorsi sono fatti dagli adulti, gente a cui hanno regalato lo smartphone per il cinquantesimo compleanno e quindi crede di poter condividere la propria esperienza decennale all’università della vita come totalizzante. Una teoria delle stringe per l’uomo del presente che va a comprare il pane, insomma.
Il caro vecchio boomer non delude mai, vero. Però certe affermazioni della stessa risma, fa ancora più effetto ascoltarle ancora oggi dalle labbra di uno che sul web ci vive. Ventenni che se la prendono con quella arrivista di Chiara Ferragni, che si permette addirittura di fare un film. Una che non ha mai lavorato sul serio nella sua vita, come può guadagnare tanti milioni?
Perché invece CR7 top player se li guadagna tutti col sudore della fronte. Ve lo siete scordati quando i giocatori di pallone al lunedì, dopo la partita della domenica, tornavano in miniera a rompersi la schiena?
Non è che ve lo siete scordati, proprio non lo sapevate, dementi.
Cit. Mio nonno, 89 anni ad ottobre.
Video per bambini
Non c’è da stupirsi se lo stesso sia avvenuto con i Me contro Te. Il duo di youtuber, che ormai definire così è semplicemente riduttivo, sono andati al cinema con il loro film e hanno fatto semplicemente il botto.
«Cringe zì, come fanno a piacere sti due terroni che fanno video per bambini?»
Ottima domanda, da un utente le cui capacità cognitive sono state prese a modello per lo studio dell’anello mancante dalla paleontologia, alla ricerca del più vicino antenato tra l’uomo e il coglione.
La risposta è nella domanda: video per bambini. Tu hai 5 anni, zì? No? E allora vai a guardare Bella Delphine che si fa il bagno nel succo di frutta. Comprendo che per il tuo livello cognitivo ti sia molto più semplice guardare un video dei Me contro Te e poi criticarlo facendo il colto, ma lascia le cose per bambini ai bambini.
«Sti due hanno fatto un film di merda e hanno fatto più soldi del film di Checco Zalone, fai conto che vivevano a Palermo si sono trasferiti a vivere a Milano. Hanno fatto un video dove spiegavano del perché si siano trasferiti: Questioni di lavoro. Sappiamo tutti per soldi.»
Davvero si dovrebbe rispondere seriamente a una cosa del genere scritta da un babbo di 47 anni dietro la tasteir…cosa? Quello che scrive ha 17 anni?
E torniamo al punto di prima: perché sti discorsi da boomer li fai tu che sei un cazzo di nativo digitale? Ora mi vuoi fare credere che a 5 anni, cioè 10 anni fai, guardavi Piero Angela e il suo figliolo spiegare come si è formato l’universo e non Disney Channel?
Come se High School Musical non fosse imbarazzante. Però al me di allora piaceva tanto. What time is it? It’s summer time!
Cringe sarai tu
La questione è semplice: se il contenuto non è diretto a te, che cazzo te ne frega?
E’ sacrosanto che un video dei Me contro Te, di Luì e Sofì, a te che hai 17 anni sembri imbarazzante, ma porca miseria, hai 17 anni. Il problema non è tanto che non ti piaccia, il problema è che perdi tempo a guardarlo per poi criticarlo.
Come se nel pomeriggio accendessi Rai YoYo e perdessi tempo a guardare una di quelle cose che trasmettono lì. Che ne so, i Baby Looney Toons! Li fanno ancora?
Guardo un’avvincente puntata con baby Bugs Bunny e baby Duffy Duck che imparano a fare la popò nel vasino e poi tutto tronfio mi metto a dire che è un contenuto da stupidi. Grazie alla beneamata. Se a vent’anni perdi tempo a guardare Rai YoYo credendo di trovarci capolavori dell’animazione giapponese un po’ stupido lo sei.
Fai un favore a tutti, continua con il dinamico duo Angela, dato che ti credi un gran culture delle arti e delle scienze.
Se mettessi davanti alla tv un ragazzino di 15 anni, lo legassi a una sedia tipo riabilitazione di Arancia Meccanica – non fatelo davvero perché è illegale, vi assicuro – e gli facessi vedere Don Matteo, non credete che anche lui si metterebbe a gridare «CRINGE ZI’»? E avrebbe ragione.
Per prima cosa lo disprezzerei, perché la parola cringe è il male della società. Non il razzismo, non l’antisemitismo e nemmeno il capitalismo: l’uso della parola cringe lo è. Impoverisce le menti di sti già rincoglioniti. Non ti piace una cosa? Cringe. Non capisci una cosa? Cringe. Non hai proprietà di linguaggio adatte a spiegare il motivo per cui qualcosa non va? No, basta dire che è cringe e diventiamo l’idolo delle masse .
Io il film dei Me contro Te, La Vendetta del Signor S, l’ho visto, come ho raccontato alla terza puntata de Le Carie, ogni venerdì live alle 17 sul canale Twitch di DrCommodore – momento pubblicità. 64 minuiti di eccellenza. Se avessi dei figli li porterei a vederlo.
Fortunatamente non li ho ancora.
Per rimanere informati sul mondo nerd, continuate a seguirci sul nostro sito DrCommodore.it e su Facebook, Instagram, Telegram, YouTube, Discord, Steam e Twitch.